È perché noi socialfobici siamo così sensibili alle critiche (e poco ai complimenti) se continuo a pensare ai rilievi di P.M. sulla prima stesura de “L’uomo del sorriso”. Lo sto riscrivendo, pagina per pagina, ora che c’è tutta l’ossatura, e che la cosa più ostica per me, cioè la costruzione della trama, è conclusa. In questi anni ho acquisito un po’ di tecnica ma manco d’ispirazione: non butto giù fiumi di parole, non sono sommersa dalle idee, non mi vengono in mente finali brillanti, non abbozzo scalette, non mi devo arginare. Sono pigra, sfaticata, preferisco riscrivere a scrivere, seguire una trama già stabilita da altri, come la storia del vello d’oro o la passione di Cristo.
Dicevo che penso e ripenso alle indicazioni ricevute e seguo i consigli di P.M. (e di I.V). Mi devo “lasciar andare”, suggerisce il mio aspro recensore, perdere un poco di controllo. La prima stesura era ancora legata allo stile de “Il Respiro del Fiume” e “Signora dei Filtri”, ma ora inserisco brani dove permetto alle emozioni di scorrere in un’ispirazione erotica, pittorica, lirica, come in “Bianca come la Neve” e “Il Volo del Serpedrago”. Speriamo di non fare un pasticcio, speriamo che tutto si fonda in qualcosa di armonico.
Certo è che non si può tornare indietro, non sarò mai più quella di “Kereniaga” e de “Il Respiro del Fiume”, ormai la penna scivola in un altro senso, letterario, mi auguro. Se questo possa piacere a qualcun altro, oltre me, se possa far star bene anche i lettori, non mi è dato sapere.