Kristina Ohlsson
È nata a Kristianstad, nel sud della Svezia, e lavora come analista di sicurezza internazionale per lo Swedish National Police Board.
Ha lavorato in passato al Ministero per gli Affari Esteri e per lo Swedish National Defence College come esperta del conflitto in Medio Oriente e della politica estera dell’Unione Europea. Il suo primo thriller, Indesiderata, ha superato in Svezia le 200.000 copie vendute ed è stato pubblicato in venti paesi. In Perduta, candidato dall’Academy Crime come “Miglior Thriller dell’anno”, ritorna Fredrika Bergman, l’analista investigativa protagonista di Indesiderata, tanto amata dal pubblico. Con Piemme ha pubblicato anche Fiore di ghiaccio.
Titolo: Perduta
Autore: Kristina Ohlsson
Serie: Fredrika Bergman
Edito da: Piemme (Collana: Piemme Linea Rossa)
Prezzo: 19,50 €
Genere: Poliziesco, thriller.
Pagine: 496 p.
Voto:
Trama: È incredibile che l’assenza di una persona possa fare così male. Per Alex Recht, capo della polizia di Stoccolma, la scomparsa di Rebecca Traile era una ferita aperta. Lunghe ricerche e di lei nessuna traccia, fino all’archiviazione del caso. Ora che in un bosco nei pressi di Stoccolma il fiuto di un pastore tedesco ha restituito il corpo fatto a pezzi di una ragazza, non ha alcun dubbio che si tratti di lei.
Dalle indagini di Recht, affiancato dall’analista investigativa Fredrika Bergman, emerge un collegamento della vittima con un personaggio molto discusso, la scrittrice per l’infanzia Thea Aldrin, su cui verteva la tesi di laurea che Rebecca stava preparando. La donna era stata al centro di uno scandalo per aver pubblicato sotto pseudonimo due romanzi dal contenuto violento e pornografico. Dopo aver scontato vent’anni di carcere per l’omicidio del marito e del figlio, è ora in una casa di riposo, chiusa in un ostinato silenzio. Convinta della sua innocenza, Fredrika sta cercando le prove che possono dimostrarlo, senza rendersi conto di essere precipitata in una spirale pericolosa e finendo per pagare cara la sua ingenuità. Perché più a lungo rimane celata la verità, più spaventose sono le conseguenze quando finalmente vede la luce.
Recensione
di Livin Derevel
Un thriller a scatole cinesi che vede protagonista una squadra di poliziotti -Alex, Peder e Fredrika- alle prese con il ritrovamento di un corpo, la cui sepoltura risale a due anni prima; una pista già seguita che non aveva portato a niente, adesso ritorna alla luce, insieme ad un crescendo di orrori e rivelazioni.
Il romanzo è strutturato in una forma intrigante, la trascrizione degli interrogatori negli intermezzi dei capitoli svela piccoli dettagli che il lettore scoprirà nella loro interezza solo in seguito. Purtroppo la trama della quarta di copertina racconta forse un po’ troppo, ma di certo non aiuta a districare la matassa che scopriamo intrecciata sotto i nostri occhi.
I personaggi sono tratteggiati ottimamente, non sono solo parole stampate, ma hanno vite che esulano dalla trama e si sviluppano in autonomo, arricchendo la storia di fasi che la rendono più digeribile e per nulla meccanica, permettendo a chi sfoglia le pagine di identificarsi senza fatica.
Spesso la narrazione delle indagini, delle ricerche e degli inevitabili tempi morti si dilata sulla carta, e solo riflettendo ci si rende conto di quanto effettivamente i protagonisti ci impieghino per raggiungere un certo obiettivo, o per ottenere una determinata informazione; il tempo è percepito in maniera ampliata, soprattutto quando ci sono scoperte importanti oppure scene dense di pathos. In Perduta i capitoli sono segmentati in giornate, cosa che ho particolarmente apprezzato, in modo da non far dimenticare che anche nei romanzi esistono il giorno e la notte, la stanchezza e lo stress, agenti che influenzano l’intreccio e la storia in sé.
È un romanzo valido, ben costruito e coerente, delicato dal punto di vista umano e realistico, che prende in considerazione moltissimi fattori senza mai creare mai confusione, il che è un pregio di tutto rispetto.
A ogni modo, si tratta di un dettaglio totalmente irrilevante ai fini della storia, una sorta di cornice ignorabile.
In conclusione è un bel poliziesco che si beve con scioltezza, mai rarefatto o lento, scorrevole e intricato quel tanto che basta da renderlo interessante, ma non pesante né eccessivamente complesso.
Autore articolo: Livin Derevel
Livin è veramente una stronza. Ha la lingua biforcuta e il dente avvelenato, è arrogante e invadente, ha una critica per ogni cosa possibile e immaginabile e si diverte a far incazzare gli altri. Detesta chi le chiede dei soldi, gli imbecilli e le Mary Sue - sia immaginarie che in carne e ossa. Scrive di slash, di gente strana e sogna di diventare l'Oscar Wilde del ventunesimo secolo.
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