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Perentoria-mente

Creato il 01 ottobre 2011 da Spaceoddity
In un'opera che forse non andrebbe neanche evocata, meno che mai nominata, una donna si estingue cantando. Bene: che Les contes d'Hoffmann di Jacques Offenbach siano pure il taglio che ci vuole, non posso tollerare di vedermi estinguere così. 
Non ho il dono della pazienza di assistere a una parte di me che muore: la richiesta di cancellazione permanente dell'account di Facebook mi provoca sofferenze, eccome. Ma ancor più mi dà pena l'idea che questa possa essere revocata da qualche momentaneo capriccio, fosse pure ammantato dal mantello nobile del sapere (che poi io chiamo curiosità). 
Usavo bene il mezzo? Può darsi. Diciamo che mi somigliava moltissimo e che non si sfugge a un modo di presentarsi rinunciando con tanto dolore a un medium. Verissimo. Ma forse è questo che intendeva dire McLuhan con l'espressione Il medium è il messaggio: io sono quello che si presentava in quel modo su Facebook, sono quello che si presenta in questo modo su Das Kabarett, specie quando parla di Facebook. Solo che non voglio dire Facebook.
Lo usavo in modo intelligente? Me l'hanno fatto presente in molti, alcuni con più insistenza. Io però non ci credo. Non ci credo perché sono stato costretto a un taglio netto, che mi costa moltissimo e non l'ho saputo gestire come avrei potuto. L'ho preso troppo sul serio, è vero, e continuo a farlo. Talvolta, però, amico mio, devo essere perentorio per aprirmi al mondo. Se lo fossi stato prima, ora non sarei costretto a tutto ciò.
Ci sono possibilità sonore inedite nello strozzare il canto in gola a un cigno da tempo moribondo. E so benissimo che ho ucciso una parte di me: chiunque dimentichi quest'eco, non capisce la fatica e la sofferenza. Ma ho bisogno di quelle risonanze.

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