Magazine Cinema
(id.)
di Paolo Genovese (Italia, 2016)
con Kasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Alba Rohrwacher, Edoardo Leo, Giuseppe Battiston
durata: 97 minuti
★★★★☆
Sembra incredibile ma anche in Italia si riesce a fare (ancora) un buon cinema medio, lontano dalle tante, troppe commedie insipide, volgari e scollacciate dal sapore televisivo, ma nemmeno così snobisticamente pretenzioso e intellettualoide come molti pseudo-autori di casa nostra si ostinano a portare avanti. Perfetti sconosciuti non lo vedrete mai a un festival, forse non vincerà mai nessun premio, ma è un film originale e intelligente, che strizza l'occhio a un pubblico di trenta-quarantenni ormai sempre meno rappresentato nelle multisale, dove l'età media si abbassa sempre più, proporzionalmente con il livello dei prodotti che vi vengono presentati.
Così, il film di Paolo Genovese si rivela una felice intuizione a metà strada tra la commedia "adulta" e il dramma da camera: è un'opera di evidente derivazione teatrale, girata tutta in interni, che si affida a una sceneggiatura brillante e a un gruppo di attori bravi e affiatati. Lo spunto è quello di una cena tra amici, un venerdì sera come tanti, che si ritrovano in un appartamento romano con la scusa di osservare l'imminente eclissi di luna. I commensali sono sette, e l'unico "spaiato" lo interpreta Giuseppe Battiston, che ha lasciato a casa la fidanzata con la febbre. Gli altri sei sono tutte coppie: Edoardo Leo e Alba Rohrwacher sono due giovani sposini pieni di idee e iniziative, Valerio Mastandrea e Anna Foglietta convivono da tempo ma non si amano certo come il primo giorno, Marco Giallini e Kasia Smutniak, i padroni di casa, rispettivamente chirurgo plastico e psicologa, si interrogano sui dubbi della loro relazione e sul perchè non riescono più a comunicare con la figlia diciassettenne...
E sarà proprio la Smutniak, la "strizzacervelli" del gruppo, a innescare la miccia che farà esplodere la serata: per ravvivare la discussione proporrà a tutti di partecipare a un giochino tanto semplice quanto "estremo", ovvero condividere pubblicamente con gli altri, a tavola, ogni telefonata, sms o mail che perverranno sui rispettivi telefoni cellulari. Un esperimento sociale che costringerà ognuno dei partecipanti a "spogliarsi" dei propri segreti e metterli in mostra, con evidente imbarazzo e malcelato disappunto: lo scopo del film è quello di dimostrare quanto persone che si conoscono da una vita siano in realtà dei Perfetti sconosciuti tra loro, i cui legami superficiali si basano sull'ipocrisia e sul non detto, limitandosi alle apparenze e preferendo, per quieto vivere, non interrogarsi su ciò che potrebbe far male sapere di ciascuno di essi. Inconsapevoli che, magari, di fronte a certe cose (forse) nemmeno varrebbe la pena conoscersi!
Forse è un po' esagerato parlare di Perfetti sconosciuti come il Carnage italiano, ma è indubbio che la pellicola di Genovese sia molto più "violenta" e meno ironica di quello che appare, costringendo lo spettatore a farsi un personale esame di coscienza sul proprio rapporto con gli altri e sull'invadenza dei social network e della tecnologia nel mondo moderno, dove ormai il diritto alla propria privacy (ammesso che esista) è sempre più difficile da garantire. Il film, nonostante la confezione classica e il solito taglio radical-chic piccolo borghese (ma nel gruppo ci sono anche un tassista e un disoccupato) si rivela frizzante e inquietante al punto giusto, con un registro che vira dalla commedia al dramma man mano che ci si avvicina verso l'epilogo, sorprendente e volutamente "appiccicato" (vedere il film per capire). E' una pungente disamina della società moderna, alla quale scopriamo di appartenere molto più di quello che ci sembra e che vorremmo ammettere.
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