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Perfetti sconosciuti

Creato il 04 marzo 2016 da Af68 @AntonioFalcone1

Perfetti-Sconosciuti-Poster-Locandina-2016Fortunatamente capita d’imbattersi sempre più spesso in commedie italiane che, vuoi per la brillante sceneggiatura, vuoi per una regia, pur non propriamente inventiva, comunque idonea ad offrire il giusto risalto alle interpretazioni attoriali, queste ultime del tutto efficaci nel conferire una compiuta coralità alla narrazione, riescono a smarcarsi dalla solita, stantia, produzione seriale; titoli ben lungi dal ricercare a tutti i costi il “carino” di prammatica e intenti in particolar modo a solleticare interesse e curiosità del pubblico, offrendo infine il giusto punto d’incontro fra risata e riflessione, accostandosi alla tradizione della migliore commedia all’italiana propriamente detta. Tutte caratteristiche quelle descritte che si ritrovano, almeno a parere di chi scrive, all’interno dell’ultima fatica di Paolo Genovese, Perfetti sconosciuti, film di cui è regista, autore del soggetto ed anche sceneggiatore (insieme in tal ultimo caso a Filippo Bologna, Paolo Costella, Rolando Ravello e Paola Mammini).
Di primo acchito lo spunto iniziale non si discosta più di tanto da quello proprio di altri film, non solo italiani, che vedono il tinello di casa offrire il proscenio ideale ad un cruento campo di battaglia dove amici di lunga data, parenti o semplici conoscenti si palesano “l’un contro l’altro armati”.

Alba Rohrwacher, Edoardo Leo, Giuseppe Battiston, Marco Giallini

Alba Rohrwacher, Edoardo Leo, Giuseppe Battiston, Marco Giallini

E’ invece certo inedito e piuttosto stimolante il punto di vista espresso riguardo l’uso di un moderno mezzo di comunicazione quale lo smartphone, insolito diario digitale cui affidare i nostri segreti e gli aspetti maggiormente reconditi della nostra personalità, per certi versi tali da mettere a nudo la nostra essenza più vera, quella celata tanto nell’ambito pubblico, sociale e lavorativo, quanto in quello privato dei rapporti familiari o amicali.
Rocco (Marco Giallini) ed Eva (Kasia Smutniak), chirurgo plastico dalla spiccata sensibilità, appena nascosta da un velo di amaro disincanto, e psichiatra sull’orlo di una crisi di nervi, ambedue alle prese con le problematiche proprie di una figlia adolescente, hanno invitato a cena per assistere tutti insieme all’eclissi lunare i loro migliori amici: i novelli sposi Bianca e Cosimo (Alba Rohrwacher ed Edoardo Leo), timida veterinaria e spavaldo tassista dalle idee vulcaniche (alcune già espresse, altre in fieri), la coppia di lunga data, dominata da un ricorrente astio reciproco, Lele e Carlotta (Valerio Mastandrea ed Anna Foglietta), funzionario nell’ufficio legale di un’azienda privata e donna dedita totalmente ai due figli (e a qualche cicchetto di troppo) dopo aver lasciato il lavoro.

Anna Foglietta e Valerio Mastandrea

Anna Foglietta e Valerio Mastandrea

Ultimo arrivato Peppe (Giuseppe Battiston), accomodante professore di ginnastica attualmente disoccupato, divorziato, che si presenta solo anziché con l’annunciata nuova fidanzata Lucilla, indisposta.
La padrona di casa, tra una portata e l’altra, lancia improvvisamente una sfida, mettere in atto una sorta di “gioco della verità” aggiornato agli anni 2000: in base al personale assunto che almeno metà delle coppie “scoppierebbe” se ognuno potesse ficcare il naso nel telefonino del partner, invita i commensali a poggiare il proprio smartphone sul tavolo, accettando di condividere tutto ciò che sarà oggetto di ricezione nel corso della serata: sms, comunicazioni via chat, mail, telefonate… Ma il gioco è bello quando dura poco e forse questo non sarebbe dovuto neanche iniziare …
Sorretto da un ottimo lavoro di scrittura, che offre dialoghi realistici, brillanti ed incisivi, ora caustici e graffianti, ora contornati da un tono sensibile e delicato, girato in sequenza nel rispetto di una compiuta teatralità, Perfetti sconosciuti scorre piuttosto bene, e il sorriso, la risata, vanno, man mano che la narrazione procede, a stemperarsi verso toni amari.

Leo, Kasia Smutniak e Battiston

Leo, Kasia Smutniak e Battiston

Non sono presenti particolari guizzi registici, i quali si mantengono nell’alveo di una elegante funzionalità, vedi l’efficace parallelismo in apertura fra le varie coppie che prenderanno parte alla cena, rivelando i caratteri di ognuno così come ogni problematica presente o i “giochi” di campo e controcampo nel sostenere il rimpallo di battute e situazioni. Questa discrezione si rivela inoltre idonea a far sì che fra i commensali possa trovare posto anche ogni spettatore, invitato a prendere atto di come la tecnologia, oltre agli indubbi benefici, abbia anche comportato la creazione di una “dimensione altra”, un porto franco estraneo a quanto vissuto quotidianamente, che offre ormeggio ad un mondo parallelo al cui interno la manifestazione dicotomica fra ciò che è giusto o sbagliato, vero o falso, moralmente riprovevole o meno, si svolge in base a delle regole da noi stessi impostate e che prevedono una finale autoassoluzione in nome di un’eterea virtualità che consente di gestire, irreale realtà, reale irrealtà, i vari “diversi da sé” ma del tutto rientrati nella propria più intima essenza, riprendendo quanto scritto nel corso dell’articolo.

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Il finale del film, per quanto possa apparire, almeno riporto la mia personale sensazione, tirato via in tutta fretta, non è da sottovalutare nella sua compiuta valenza simbolica: dal particolare di una fede nuziale lasciata a roteare su di un tavolo (un po’ come, credo sia stato notato anche da altri, la trottola di Inception, 2010, Christopher Nolan, metafora più riuscita rispetto a quella espressa dal’eclissi di luna) a noi spettatori viene lanciata un’ulteriore sfida per distinguere realtà e finzione, entità che alla fine, chiedo venia per la cripticità volta ad evitare qualsiasi rivelazione, assumeranno la stessa tragica ed amara valenza. In conclusione un buon film, “medio” come si sarebbe detto un tempo, che forse avrebbe meritato un maggior slancio registico ed interpretativo nei confronti della pur eccellente sceneggiatura, vero e proprio punto di forza del film, oltre all’abbandono definitivo della musica ad alto volume a rimarcare inopportunamente ogni sequenza clou. Da vedere, per comprendere, sorridendo a denti stretti, quel che siamo divenuti e cosa diventeremo, perfetti sconosciuti per quanti ci sono vicini, ma prima ancora a noi stessi.

Ascolta il podcast su Giovanni Certomà.it


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