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Perfetti sconosciuti. Il film

Creato il 17 marzo 2016 da Nasreen @SognandoLeggend

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le pellicole che – dicono – stanno sbancando al botteghino
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Perfetti sconosciuti. Il film

Perfetti sconosciuti

Perfetti sconosciuti. Il film

Perfetti sconosciuti. Il filmTitolo: “Perfetti sconosciuti
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese
Genere: commedia
Durata: 130 minuti
Interpreti: Valerio Mastrandrea: Lele; Kasia Smutniak: Eva; Marco Gallini:Rocco; Anna Foglietta: Carlotta; Edoardo Leo: Cosimo

Trama: Quattro coppie di vecchi amici organizzano una cena a casa di  Eva, la quale, per movimentare la serata, propone di fare un gioco: ciascun convitato deve posare il proprio telefonino sopra il tavolo, mostrando a tutti il contenuto dei messaggi e rispondendo in viva voce alle chiamate. Quello che pareva un’innocente divertissement, si rivelerà presto fonte di spinosi grattacapi…

Perfetti sconosciuti. Il film

Recensioneùdi Jacopo Giunchi

Ottimi attori, sceneggiatura intelligente, regia invisibile, risate e lacrime in parti uguali: questi gli ingredienti usati per preparare Perfetti sconosciuti, splendida commedia conviviale che guarda al cinema francese, aggiungendo una saporita dose di italianissima veracità. La pellicola è adatta a tutti i palati e riesce a far ridere genuinamente, senza tralasciare spunti di riflessione (anche piuttosto salati). L’idea alla base è molto semplice: cosa accadrebbe se il nostro partner o i nostri amici potessero avere un assaggio dei segreti contenuti nel nostro telefonino?

Perfetti sconosciuti. Il filmProbabilmente, la risposta è che ne vedrebbero di cotte e di crude. Ci si aspetterebbero subito le più piccanti rivelazioni, ma Genovese evita la banalità e riserva questi bocconi per il finale, proponendoci prima una serie di sfiziosi antipasti dove affronta temi secondari: vecchiaia, paternità, amicizia, omofobia e molto altro ancora. Il tutto annaffiato con efficacissima comicità, anch’essa variegata e originale: abbiamo sia le plateali spacconate romanesche, sia gli algidi commenti cinici, sia la raffinata e indiretta satira sociale.

L’ilarità è snocciolata con maestria, in modo da sostenere quanto basta una sceneggiatura dal ritmo sinuoso, che cuoce a fuoco lento. Serve inoltre a sfumare l’amarezza dei momenti drammatici, che sono presenti in egual misura; a questo proposito, è esemplare il momento in cui due personaggi si scambiano i telefonini: una trovata deliziosa, grazie alla quale alcuni degli scambi più aspri e salienti vengono racchiusi all’interno del collaudatissimo espediente dell’equivoco. Gli apici drammatici sono anch’essi riuscitissimi e sprigionano tutta la tensione stratificatasi nel minutaggio precedente. Questa delicata commistione  consente di iscrivere facilmente Perfetti sconosciuti all’interno del genere “dramedy“.

Perfetti sconosciuti. Il filmIl film è stato servito al pubblico come una sorta di riflessione sull’impatto della tecnologia portatile nella vita quotidiana. In realtà gli smartphone fanno solo da condimento a una commedia che potrebbe farne a meno (e alcune gag ne fanno effettivamente a meno). L’ingrediente principale sono i torbidi segreti che affoghiamo sotto la scorza ipocrita di una famiglia da Mulino Bianco, non certo le riflessioni sulla deriva ipermediale (su questo tema consigliamo invece il più serio Disconnect); i birignao sulla “scatola nera delle nostre vite” sono infatti i punti più bassi del film e si presentano quasi come dei corpi estranei, delle guarnizioni posticce aggiunte a fine cottura per esaltare la componente “apocalittica” su cui era imperniata la pubblicità.

Un nutrito cast di attori dà vita a questa frizzante sceneggiatura: il saggio e verace Gallini, la dolce e tenera Rohrwacher, il cinico ma fresco Mastrandrea, la raffinata e seducente Smutniak, il vitellone borgataro di Edoardo Leo, l’algida e compassata Foglietta, per non parlare del loculliano gigioneggiare di Battiston. Ciascuno sfodera un’eccellente performance, che conferisce al film una nota particolare e concorre a realizzare un cocktail davvero esplosivo.Perfetti sconosciuti. Il film

La tematica che questa pellicola affronta più apertamente è sicuramente la falsità: con gli amici, coi parenti, con il partner, ma anche con il mondo stesso. Anche le amicizie d’annata, apparentemente solidissime, si rivelano meno genuine di quel che sembrava, figli e genitori sono usati come riempitivi o capri espiatori, mentre i partner devono avere il prosciutto sugli occhi per non vedere come vengono platealmente infinocchiati. Falsità così profonda che fagocita il film stesso: nonostante l’impiattamento leggero e scanzonato, si tratta infatti di un selfie cinico e impietoso delle relazioni umane.


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