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Perfetti sconosciuti, (quasi) perfette sceneggiature

Creato il 09 marzo 2016 da Signorponza @signorponza

Negli ultimi tempi sembra che il cinema italiano abbia voglia di tornare a stupire. Non voglio spingermi indietro nel tempo fino all'Oscar (per me meritatissimo) vinto da La Grande Bellezza, ma mi limiterò a citare due casi recentissimi: Lo chiamavano Jeeg Robot (che, a quanto pare è un CAPOLAVORO con tutte le lettere maiuscole) e Perfetti sconosciuti.

Mentre il primo spero di riuscire a recuperarlo quanto prima, settimana scorsa sono finalmente andato a vedere la commedia di cui tanti mi avevano parlato in termini più che entusiastici. E, shock dello shock, mi sono trovato a dover dare ragione a tutti: Perfetti sconosciuti è davvero un bel film.

Trama: un gruppo di amici, una cena, un gioco. Eva ( Kasia Smutniak) e Rocco ( Marco Giallini) decidono di invitare per cena i loro amici più stretti (e relativi partner). C'è Cosimo (l'onnipresente Edoardo Leo) e la giovane innamoratissima fidanzata Bianca ( Alba Rohrwacher), Lele ( Valerio Mastandrea) e Carlotta ( Anna Foglietta) sposati e un po' meno innamorati e infine c'è Peppe ( Giuseppe Battiston) di cui tutti sono ansiosi di conoscere la nuova fidanzata. Sembrano le premesse di una normale serata tra conoscenti di vecchia data, fino a che Eva non propone un gioco assai pericoloso: mettere al centro del tavolo tutti i telefoni e rispondere alle telefonate e leggere i messaggi senza nessun segreto o privacy.

Di più non posso raccontare (a proposito, se non avete visto il film non andate a leggere la pagina di Wikipedia), perché rovinerei le tante trovate brillanti che ci sono in Perfetti Sconosciuti. Infatti, il più grande punto di forza della pellicola è senza ombra di dubbio la sceneggiatura: mai banale, mai eccessiva, mai prevedibile (fino ai colpi di scena finali).

E nonostante il film si svolga praticamente per il 99% all'interno del soggiorno dove cenano i protagonisti, la noia non si affaccia nemmeno per un secondo. Per le sue caratteristiche, avrebbe potuto benissimo essere una pièce teatrale, ma trovo che il regista ( Paolo Genovese) abbia fatto un ottimo lavoro grazie anche a un cast in stato di grazia.

Al di là del divertimento, la vera riflessione che lancia il film è tutta concentrata attorno alle due parole che compongono il titolo. Ma per capirlo fino in fondo dovrete necessariamente arrivare alla fine del film. Quindi cosa aspettate? Andate a vederlo, ché si è guadagnato 4 Anne Praderio su 5 !

Perfetti sconosciuti, (quasi) perfette sceneggiature

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