Credo di avere almeno dieci orologi a casa: uno è su una parete della cucina e gli ho cambiato la pila due giorni fa. Un altro è sul mio comodino ed è una sveglia che non va a batterie ma a corrente domestica. Nel cassetto dello stesso comodino c'è un orologio con la carica esaurita e un'altra sveglia senza più neanche quella: sono oggetti morti e fortunati, le cui lancette hanno smesso di girare parecchi anni fa e che non tracciano più lo scorrere del tempo. C'è anche un orologio a forma di Re Leone su uno scaffale della libreria di Dodokko, al quale ancora non abbiamo inserito l'alimentazione. Così come c'è un orologio, funzionante, nella libreria del salotto: un oggetto precisissimo, che non resta mai indietro di un secondo, ma che spesso scompare dalla vista, finendo dietro un libro o in fondo allo scaffale, da dove è impossibile raggiungerlo con lo sguardo. Un orologio è poi sul timer del lettore di cd, così come ce n'è uno sullo schermo del telefonino e sul display del telefono di casa, per non parlare di quello presente sul pc. Un orologio da polso è quello che ho regalato a mio figlio, che non sa ancora leggere le ore e che quindi non usa mai, e che ha un posto stabile sul suo comodino. C'è infine - ma sicuramente ne ho dimenticato qualcuno - quello che porto al polso: un orologio digitale con un pulsante che serve a illuminare il quadrante e che permette di vedere l'ora anche di notte. Sono circondato - come tutti, credo - da orologi, da strumenti segnatempo, oggetti che scandiscono ore, minuti e secondi allo stesso e identico modo: ogni sessanta secondi fanno compiere uno scatto alle lancette dei minuti e ogni sessanta minuti fanno il giro del quadrante, spostando di una tacca la lancetta delle ore. Si tratta evidentemente di dispositivi senza occhi e senza un vero interesse per il tempo, misuratori indifferenti, capaci di segnare il passare delle ore in maniera fredda e ripetitiva finché sono alimentati, per farlo, da una batteria o dalla corrente di casa o da un carica a molla, non importa. Oppure finché non si guastano, come succede per qualsiasi cosa, prima o dopo. Che strana anomalia capita quando si rompe un orologio! Il tempo continua a scorrere anche senza di lui o senza nessuno che possa più osservarlo e tenerne conto.
Che contraddizione! Eppure, il vero fatto assurdo è proprio l'aver affidato la gestione del nostro tempo a tali misuratori. E la vera pazzia è coordinare continuamente con loro la nostra vita, quando sappiamo benissimo che non tutte le ore sono uguali fra loro e che persino riguardo ai secondi, c'è ne sono alcuni più lunghi e altri più brevi. Ed è infondo di queste brevità e di queste lunghezze che viviamo. Di questi lassi temporali, del tutto peculiari a noi stessi e alle nostre emozioni, si compone il senso della nostra esistenza e alimentiamo i nostri stati d'animo, anche se il confronto vivente lo abbiamo costantemente con l'oggetto-orologio, col segnatempo, col cronometro che ci avverte: "E' troppo tardi, è troppo presto, sei in anticipo, sbrigati". "E' troppo tardi, è troppo presto": queste parole riecheggiano costantemente nelle nostre orecchie e non ci permettono di godere degli istanti preziosi che svaniscono rapidamente, soppiantati dalla nostra 'agenda' quotidiana, dal 'da farsi' a tutti i costi. Sarebbe bello invece poter indugiare il più a lungo possibile lì dove c'è un essere vivente e dove si prova un'emozione: attardarsi affianco ai figli senza perdersi neanche un istante della loro esistenza, provare piacere per un loro sorriso, ma anche sentire il loro stesso dolore quando soffrono. Sarebbe bello, non dico vivere senza orologi, ma vivere non più come orologi che ripetono il loro cieco giro sempre uguale a se stesso, ché proprio questo siamo diventati. Considerare, invece, che ogni giro che il nostro tempo compie è diverso da quello che lo ha preceduto e del tutto differente dal successivo. Perfino i secondi non sono tutti uguali e ce ne sono di più lunghi e di più brevi. Soprattutto, gli istanti che passano non tornano più, sono unici, al contrario di ciò che affermano continuamente, ingannandoci, le lancette dell'orologio.