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PERICLE, affinità e analogie con la politica contemporanea.

Creato il 05 maggio 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

PERICLE, affinità e analogie con la politica contemporanea.di Riccardo Alberto Quattrini. A tene, da oltre duemila anni, rappresenta molto più che una città, nell'immaginario occidentale essa rappresenta un mito, in quanto, si ritiene che ad Atene sia stata inventata la democrazia, cioè il regime istituzionale e di governo oggi più diffuso nel mondo. E allora perché, per diversi storici antichi e moderni, Pericle non fu il vero inventore della democrazia, la forma di governo cara ai moderni, ma fu invece un antesignano del populismo.

Come sono possibili queste visioni tanto antitetiche su un personaggio molto studiato e ammirato, una tra le principali figure della scena politica ateniese del V secolo avanti Cristo.

Prendiamone in esame alcuni motivi salienti per capirne le motivazioni.

Rampollo di ottima famiglia suo padre Santippo è il comandante della flotta ateniese nella battaglia di Micale. Sua madre Agariste, è nipote di Clistene e discendente dalla famiglia degli Alcmenoidi.

Pericle iniziò la sua carriera politica nel partito democratico, dopo l'ostracismo di Cimone e di conseguenza il declino del partito conservatore e dell'Areopago. Conquistò la direzione della politica ateniese che guidò per oltre trent'anni, dal 461 al 429 anno della sua morte.

" Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi e per questo viene chiamato democrazia [...] Le leggi qui assicurano una giustizia uguale per tutti [...] non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza [...] e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene, noi facciamo così". Questo, in sintesi, fu il discorso che, secondo le fonti antiche, il leader del partito democratico Pericle, rivolse agli ateniesi nel 461 a.C.

Pericle (Perikles), che in greco, significa circondato dalla gloria, era un grande comunicatore di razza, dotato di una grande testa, non solo nel senso figurativo, se è vero che l'elmo, con cui veniva sempre rappresentato, serviva a nascondergli il capoccione, grande dileggio dei suoi contemporanei. Lo statista, avvicinò gli strati più poveri della società alla politica, e si circondò dell'approvazione popolare mettendo in piedi una straordinaria officina del consenso.

Secondo lo storico greco Plutarco "Pericle governando si dedicò al popolo, preferendo le cose dei molti e poveri a quelle dei ricchi e pochi, contro la natura che non era affatto democratica".

Umberto Eco per questo lo definisce "figlio di buona donna", sperticandosi, forse, in assolute e soliloqui analogie contemporanee, anche il filoso Platone lo definì "corruttore" della politica ateniese, giacché egli si appellava alla volontà dei molti e non alla sapienza di un' élite, come avrebbe preferito il filosofo. Con la sua oratoria demagogica "li ha corrotti, assecondandoli". Offrendo cioè divertimento, posti di lavoro e sussidi statali, per orfani e invalidi.

Pericle, dunque si presentò come il nuovo che avanza, proponendo nel 451 a.C. la controversa legge che riconosceva cittadini ateniesi solo i figli di genitori nati ad Atene. Ma i veri ateniesi, che potevano prendere parte all'assemblea popolare, l'organo che decideva sulle questioni più importanti dello Stato, se togliamo le donne, gli schiavi e meteci, cioè gli stranieri con diritto di soggiorno, erano davvero pochi: su una popolazione di circa 300 mila persone, appena 40 mila uomini. Ma di questi, solo 6 mila, per lo più aristocratici, partecipavano effettivamente alla vita politica. Come si vede si trattava di una democrazia limitata, ma pur sempre un archetipo di dèmos popolare.

Come fare, si chiese Pericle, per coinvolgere sempre un maggior numero di ateniesi delle classi meno elevate come mercanti, marinai, artigiani e agricoltori che non poteva permettersi di perdere la giornata di lavoro per presentarsi in assemblea? Semplice. Ad Atene fu man mano instaurata e diffusa la pratica dello stipendio statale (uno stipendio minimo!) per le funzioni pubbliche: il misthos appunto. Cominciò con i soldati (da 3 a 6 oboli al giorno), seguì con i giudici, che erano cittadini scelti a sorte. Secondo l'aristotelica Costituzione degli Ateniesi fu proprio Pericle a introdurre lo stipendio dei giudici.

Se da una parte coinvolse sempre di più le classi meno abbienti, dall'altra a farne le spese fu la casta, l' élite militare e politica di Atene. Ma si era appena all'inizio della grande riforma democratica.

Nel 462 a.C., Pericle ed Efialte (suo predecessore alla guida del partito democratico) approfittando della fallimentare politica filo-spartana dei conservatori, fece allontanare Cimone per ostracismo, esautora l'Areopago, l'antico prestigioso tribunale di Atene composto dagli ex arconti (i magistrati del tempo) a favore della Bulé. Pertanto gran parte dei poteri giudiziari di quella Corte suprema, passarono ai tribunali popolari, i cui membri erano scelti a sorte fra 6 mila cittadini nullatenenti, purché liberi.

<<Detronizzare l'Areopago significava spostare il peso decisivo su un altro ceto>>, dice lo storico e filologo Luciano Canfora nel suo libro Il mondo di Atene (Laterza).

Per questa decisione Pericle, più tardi, l'avrebbe pagata cara. Non fu certo un caso se, nel 432 a.C., la sua coltissima compagna Aspasia di Mileto venne portata in tribunale proprio di fronte agli ex arconti. Accusata di empietà e di fare la maitresse a casa dello statista, la donna rischiava la vita o l'esilio. Nonostante fosse riservato e schivo di applausi e bagni di folla, la sua abilità con le parole era ben nota. Pare che persino il suo aspetto rendesse i suoi discorsi più convincenti: "Non solo ebbe una mente grave e un linguaggio elevato immune da volgare e comune loquacità, ma anche l'espressione del volto inflessibile al riso, la mitezza dell'andatura e la decenza della veste che non si agitava per alcun trasporto nel parlare, la modulazione quieta della voce" sosteneva Plutarco. Fu per questa sua magniloquenza, non lasciandosi intimidire, che la difese in lacrime, con tale passione e tormento, che ne ottenne l'assoluzione.

Se oggi la televisione può influenzare l'opinione pubblica, lo stesso poteva dirsi il teatro ad Atene. Pericle, prima di entrare in politica, aveva finanziato I persiani di Eschilo, una tragedia patriottica che esaltava la "grecità" e la vittoria nelle guerre contro i persiani. Ma mettere in scena spettacoli, organizzare feste, sacrifici e banchetti pubblici costava una fortuna. Per poter finanziare un'iniziativa simile, occorrevano tanti soldi. Pericle, propose un decreto che permetteva l'utilizzo di 9.000 talenti presi dal tesoro federale della Lega delio-attica, una confederazione nata tra Atene e altre città-Stato greche nel 478-477 a.C., sul finire delle guerre persiane, per garantirsi la protezione della flotta ateniese. Angelos Vlachos, un accademico greco, sostiene che l'utilizzo del tesoro dell'alleanza, avviato ed eseguito da Pericle, è una delle più grandi malversazioni della storia umana, questa appropriazione indebita finanziò, tuttavia, la ricostruzione dell'Acropoli e la creazioni delle opere artistiche più belle del mondo antico: come i Propilei, il Partenone la statua d'oro di Atena, scolpita dallo scultore e architetto greco Fidia, amico di Pericle. Inoltre i festival con le tragedie di Euripide, Eschilo e Sofocle. Organizzò le Grandi Dionisie (amatissime gare di tragedie e commedie), cui per la prima volta poterono partecipare anche i poveri, grazie al biglietto pagato da un fondo pubblico (il theorikon). Non solo: la città divenne il paese della cuccagna, dove trovarono occupazione le stelle dell'architettura e dell'edilizia pubblica. Inoltre costruì le Lunghe Mura per congiungere la città al Pireo.

La prima pietra del Partenone, però, non fu posta solo perché Pericle era un amante del bello. <<Si trattava di una politica di prestigio socialmente mirata>>, dice ancora lo storico Luciano Canfora. Lo scopo di quell'ambizioso piano di rinnovamento era impiegare masse di salariati, assicurandosi il sostegno di operai e artigiani. Inoltre, tutte quelle costruzioni, oltre a dare prestigio alla città, permetterono ad Atene il rifiorire della filosofia, della storia, del teatro, della letteratura, dell'arte e dell'architettura, che ancora oggi consideriamo riferimenti obbligati. Con l'avvento della peste ad Atene (429 a.C.), per la prima volta descritta accuratamente dallo storico greco Tucidide, che narra gli eventi durante la guerra del Peloponneso (431-430 a.C.).L'epidemia sembrava giungesse dall'Etiopia, e che abbia imperversato in Persia e in Egitto prima di raggiungere la Grecia e approdare al Pireo. Giunta in un momento critico per il Peloponneso, in quanto imperversava la guerra e Atene era presa d'assedio, tanto che le proprie condizioni igienico-sanitarie erano molto scarse. Migliaia furono i morti, malgrado l'opera di medici e sacerdoti. Fra le prime vittime vi fu lo stesso Pericle, la cui morte avvenuta nel 429 a.C. privò Atene di una forte guida democratica.

Pertanto, le controversie storiche su Pericle, riguardanti l'instaurazione o meno di una democrazia, devono tenere in considerazione i paradigmi storici del tempo, dove dobbiamo ben comprendere il significato molto dissimile del termine democrazia, con la quale la intendiamo noi oggi da quella che vide la luce venticinque secoli fa.

Featured image, Fidia mostra il fregio del Partenone a Pericle, Aspasia, Alcibiade e ad altri amici, di Sir Lawrence Alma-Tadema, 1868.

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