Pericolo: caduta massoni

Creato il 18 novembre 2012 da Tnepd

Sono arrivato con tre quarti d’ora d’anticipo e fino alle quattro e mezza mi sono sentito imbarazzato essendo l’unico in camicia bianca in mezzo a un nutrito gruppo di vegliardi in giacca scura. Appena entrato, infatti, ho avuto la malaugurata idea di consegnare il mio giubbotto rosso alla guardarobiera, accorgendomi poi che avrei potuto tenerlo con me in sala. Per fortuna, ad attenuare il mio imbarazzo, a un certo punto sono entrati alcuni giovani con il maglioncino al posto della giacca. Quando il convegno è cominciato mi sono concentrato su ciò che veniva detto, prendendo appunti, e non mi sono più sentito un pesce fuor d’acqua. Due dei relatori previsti, Cecconi e Cofrancesco, erano assenti giustificati per malattia. Gustavo Raffi, gran maestro, che avrebbe dovuto trarre le conclusioni del convegno, era in quelle ore in volo per l’India, dove si sta tenendo un congresso mondiale massonico in cui prenderà la parola. Gli assenti hanno però fatto avere uno scritto, letto da altri, o sono stati sostituiti all’ultimo momento. Nel complesso dico subito che sono rimasto piuttosto deluso, ma le mie impressioni le dirò alla fine. In apertura,  Paolo Virginio Gastaldi ha letto la lettera del Maestro Venerabile Gustavo Raffi, del quale in anticamera c’erano i libri in vendita. Subito ho notato il frequente uso delle dotte citazioni. Si è fatto cenno a Creonte, Ismene e Antigone, quest’ultima, a dire del Raffi, da prendere come modello. Cosa che sfonda una porta aperta. Raffi, sconfinando nel tema di un altro relatore, auspica una scuola che educhi alla cittadinanza e anche qui non possiamo non essere d’accordo. Nei giorni scorsi il signor Raffi deve aver notato un’interessante scritta su un cartello in mano agli studenti, tanto che l’ha voluta riportare: “Voi siete il capitano, noi siamo il mare”, laddove per “voi” gli studenti intendevano coloro che un tempo si chiamavano “padroni del vapore”. A Raffi piacciono  le immagini poetiche. Peccato che ci sia poco di poetico nelle manganellate. Ho pensato: se il buongiorno si vede dal mattino e se il Gran Maestro non è riuscito a produrre altro che un’accozzaglia di banalità, chissà cosa saranno capaci di fare gli altri! E infatti, i miei timori hanno trovato conferma quando ha preso la parola l’avvocato Fassini per leggere la lettera inviata dall’assente Giovanni Maria Cecconi. “Il nostro impegno è la nostra forza” sarebbe stato il titolo del suo intervento e Fassini ha iniziato dicendo che l’attuale crisi può avere qualche elemento positivo, usando anche lui immagini poetiche come “dobbiamo attraversare il deserto” e “crisi di metamorfosi”. A seguire altri dati conosciuti come il 10 % della popolazione mondiale che detiene il 48 % della ricchezza, la crescita economica infinita non è sostenibile, oppure che viviamo in un mondo frenetico. Io pensavo: “Dimmi qualcosa che non so!”. E poi l’accenno alla “Massoneria del cuore”; alla necessità di avere uno spirito di cooperazione; al destino dell’Uomo che è quello di vivere insieme agli altri; al passaggio epocale a cui stiamo andando incontro. Tutti concetti che avrei potuto sentire uscir di bocca a qualche prete di Sinistra. Non sarà mica tutto così il convegno, mi domandavo perplesso. E il Nuovo Ordine Mondiale? E gli omicidi rituali massonici di cui parla Franceschetti? Vogliamo parlarne? E’ toccato, poi, a Fulvio Salimbeni, triestino, professore universitario a Udine. Da quarant’anni insegna e dice di aver notato un graduale peggioramento nell’ambiente universitario, cosa psicologicamente spiegabilissima, dato che tutti ricordiamo come età dell’oro quella in cui eravamo giovani. Infatti, come un vecchio brontolone, ha detto che in treno vede la maggior parte degli studenti con le cuffie alle orecchie e solo pochissimi quelli che hanno un libro in mano e a conferma di quanto svogliati siano i giovani d’oggi ha citato alcuni aneddoti divertenti. A una studentessa durante l’esame di storia fu chiesto chi fosse Gramsci, che relazione avesse con il P.C. e perché finì in carcere. La ragazza rispose che Gramsci era il manager di un’industria di Personal Computer e che forse era finito in prigione per frode fiscale. Alla domanda quando avvenne la “crisi dei missili di Cuba”, rispose che avvenne nel 1917 quando era leader cubano Francisco Franco. Non voglio immaginare che fine abbia fatto quella studentessa, ma la ringrazio per aver dato una scossa all’uditorio di Piazza XX Settembre, durante un noioso convegno di un sabato sera a Udine. Salimbeni, insistendo sul “degrado inarrestabile” della scuola italiana, ha detto che in Italia si tagliano i fondi per la ricerca, mentre in Francia e Germania si aumentano i finanziamenti. Il British Museum di Londra, da lui visitato recentemente, è un gioiello di cultura di livello mondiale. Noi che possediamo quasi la metà delle opere d’arte nel mondo, abbiamo il sito di Pompei chiuso al pubblico per metà della sua superficie. Se non facciamo una piccola rivoluzione culturale, se non recuperiamo il senso d’appartenenza a un grande paese come l’Italia saremo inevitabilmente diretti verso il baratro e scompariremo come nazione. Ha citato il caso di uno studente del SISSA, centro d’eccellenza triestino, che il giorno dopo l’esame aveva già in tasca il biglietto per Wiesbaden, per lavorare all’istituto Max Planck. A me ha fatto venire in mente che trent’anni fa gli studenti più bravi dell’istituto tecnico Malignani di Udine venivano contattati dall’Olivetti di Ivrea ancora quando erano in quarta, cioè un anno prima di diplomarsi. Se non era segno di degrado della scuola quella volta, non vedo perché dovrebbe esserlo ora. I confini si sono solo allargati e, se hanno voluto l’Europa Unita, queste sono le conseguenze. Apparentemente sembra una fuga di cervelli, ma sono solo spostamenti fisiologici. Niente di tragico, almeno limitatamente a questo punto. Paolo Virginio Gastaldi, dopo aver letto la lettera del Raffi in volo per l’India, ha fatto un suo intervento, per altro apprezzabile, al posto di Dino Cofrancesco. Ha parlato di religione civile. Dal latino “religo”, tenere insieme, per religione si deve intendere non una serie di mitologie allegoriche ma alcune regole morali basate su valori condivisi. Anche lui non ha potuto fare a meno di riportare una citazione dotta, tirando in ballo Karl Popper con il suo elogio del dubbio, a rimarcare l’assoluta laicità del progetto massonico che nel Pantheon non pone divinità da adorare, bensì l’umanità da servire. L’obiettivo della massoneria è di migliorare la qualità della convivenza civile. Ma oggi, a detta del Gastaldi, sembra di essere tornati all’Assolutismo e lo si vede nell’indifferenza verso le classi deboli, come nel periodo del re Sole in Francia, e lo si vede nel peggioramento della condizione della donna, con l’aumento degli omicidi domestici e delle violenze sessuali per le strade, come nell’Inghilterra vittoriana. Dov’è finita la religione civile, si chiede Gastaldi?  C’è bisogno di una rinascita, della riscoperta dei valori fondanti nati dall’Illuminismo. Anche qui, questo lacrimevole appello, avrei potuto sentirlo dire da qualche guida spirituale particolarmente convinta di sé, da un sacerdote in chiesa, perfino, cambiando solo i termini e mettendo “valori cristiani” al posto di “valori dell’Illuminismo”. Non sarà che la Massoneria, in fin dei conti, sia solo la fotocopia sbiadita dell’altra religione, quella mitologica, dominante? Del resto, i loro luoghi d’incontro non a caso si chiamano templi massonici. Gian Mario Cazzaniga, che è seguito al Gastaldi, ha dato un taglio economico al suo intervento e si è messo a parlare di Cina e India, prossimi padroni del mondo, soprattutto la prima. Dice che stanno comprando milioni d’ettari di terra in Africa, e anche questo già si sapeva, e che la Cina sta facendo incetta d’oro per arrivare a convertire la propria moneta, a differenza di noi che usiamo carta straccia senza un corrispettivo valore in lingotti. A quel punto, per quel poco che ne capisco d’economia, non la fermerà più nessuno. Cazzaniga è un filosofo morale. Insegna all’università di Pisa, ma quando si è messo a parlare della multiculturalità, non si è capito se i musulmani li vuole o non li vuole, in Europa. Ha fatto cenno ai due secoli in cui gli arabi sono stati in Sicilia e ai quattrocento anni in cui erano in Spagna. Per non parlare poi degli ebrei che sono stati un po’ ovunque su suolo europeo, come i Rom, aggiungo io. Se mi parla di “etica metareligiosa”, “identità plurime” e “diritti confuciani” faccio un po’ di fatica a seguirlo, ma se dice che da noi ci sono difficoltà d’integrazione, lo capisco. Non è una novità. Mi pare anche di aver capito il passaggio secondo cui i musulmani presenti in Italia portano come garante il loro Dio, ma siccome si trovano calati in una società laica, che non accetta alcuna divinità come garante, ne consegue che stiamo parlando linguaggi diversi e che se ognuno rimane sulle sue posizioni – la maggioranza laica degli italiani e la minoranza religiosa dei musulmani – si andrà incontro alla dissoluzione di una delle due parti. Ma questo non lo aveva già detto Oriana Fallaci? Ha citato l’esempio delle classi elementari, con una maggioranza di bambini musulmani, cinesi, induisti e sik (mi piacerebbe vedere un bambino sik con barba e turbante) e ha concluso con la banalità che i partiti sono in crisi perché sono diventati un “ceto autoreferenziale”. Infine – e cominciavo a preoccuparmi che non ne facesse una – ha riportato una citazione di Montaigne, secondo cui “Barbaro è ciò che non rientra nei nostri usi e costumi”. A Enzio Volli, presente in scaletta, è toccato l’ultimo intervento della serata. Già dalle prime battute ne è venuto fuori un minestrone indigesto. Mi ha fatto venire in mente il paragone dei creazionisti: se si prendono mille scimmie, gli si dà mille macchine da scrivere e mille anni di tempo, anche se si mettono a battere i tasti forsennatamente non verrà mai fuori la Divina Commedia. Enzio Volli, avvocato che insegna all’università di Trieste, ha buttato nel calderone un po’ di tutto. Ha esordito con il “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando?” e l’ho seguito con attenzione proprio per vedere fino a che livelli sarebbe sceso. E’ infatti passato con disinvoltura dagli Assiri, Babilonesi, Egizi, Inca, Aztechi a Platone con la sua Repubblica, infiorando il discorso qua e là con banalità del tipo “mercificazione della vita”, “abdicazione del cittadino”, “rispetto dell’altro e dei propri doveri” e “la morale ci dà degli obblighi”. Insomma, con il signor Volli si è toccata l’apoteosi dei luoghi comuni. Solo ha avuto un piccolo guizzo, un sussulto emotivo, quando ha citato Mazzini, eletto tre volte a Messina e tre volte condannato a morte in Italia, morto da clandestino a Pisa e senza alcuna menzione nel monumento del Vittoriano! Il pubblico assonnato in sala ha smesso di fissare gli stucchi del soffitto, concentrandosi  sulle sue parole e anch’io ho preso nota della sfortuna capitata a Giuseppe Mazzini, uno dei più grandi intellettuali dell’Ottocento. A dire del Volli. Anch’egli non ha potuto fare a meno di citare qualche cervellone del passato e la scelta è caduta su Spinoza, uno che non è di certo facile da capire. Se non si cambia strada, entro venti o trent’anni la civiltà occidentale farà la fine di quelle prima menzionate: Assiri, Babilonesi, Egizi, ecc. ecc. Solo che non sarà una causa esterna ad averci fatto scomparire, bensì interna. Ma come? Il professor Cazzaniga ci ha messo in guardia sul pericolo cinese e ora il Volli parla di cause interne! Magari, chissà, avranno ragione tutt’e due, ma io non vorrei essere nei panni dei suoi studenti a Trieste, se è quello il suo modo d’insegnare. Il moderatore, finalmente, ha tratto le conclusioni e siccome gli “pungeva vaghezza” di fare anche lui la sua bella figura, ha riportato un pensiero del Gran Maestro secondo cui “si possono vendere caserme e spiagge, ma non si possono sdemanializzare i valori morali di una nazione”. Ha ribadito che i Liberi Muratori sono costruttori che cercano di svegliare la società dallo stordimento in cui è caduta e che preferiscono la bellezza dell’etica alla gnosi della contabilità materialista. A me sembra un discorso da stomaci pieni, comunque, al di là del fatto che sia cosa buona e giusta. Ha infine citato un certo Salvatore Settis, che nel suo libro “Azione popolare” poneva l’alternativa tra l’italica inclinazione al servaggio e l’originalità del pensiero. Ed è ovvio che la Massoneria scelga indefessamente la seconda opzione. E se la Costituzione è una “sinfonia di Schubert”, la Massoneria non è “una mano invisibile, ma una mano aperta”. Oggi non è più una società segreta, ma una massoneria di popolo, che intende parlare in nome delle generazioni future, nonché risvegliare il senso del vivere civile, ora assopito. Com’era il pubblico in sala. Il signor “punge vaghezza” ha però finito in bellezza e il suo autore preferito è stato Pablo Neruda: “Possono tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno la primavera”. Uno sbrodolamento di banalità durato due ore. Uscito in strada fuori dal Palazzo Kekler avevo così tanta nausea che ho vomitato in un androne. Poi sono corso in stazione e ho preso il treno per un pelo. Se in certe strade di montagna bisogna badare che non ci siano massi sulla carreggiata, nella vita di tutti i giorni bisogna badare che non ci siano massoni sulla nostra strada. Almeno adesso, con quell’overdose d’insulsaggini trite e ritrite, ho capito che questa congrega di professori e avvocati è la facciata presentabile dei poteri forti che stanno ben nascosti nell’ombra. Sono anch’essi vittime dell’inganno. Ci credono veramente. Io pensavo che ci fosse ancora qualche nostalgico di Mussolini ma da ieri ho scoperto che ci sono anche i nostalgici di Mazzini. Saranno stati anche grandi uomini, l’intellettuale ligure e il dittatore romagnolo, ma che senso ha additarli come esempi da seguire? Hanno fatto la loro parte. Punto. Credevano in quello che facevano. Punto. Apprezzabile l’erudizione dei relatori, ma quando sarà il momento anche loro verranno eliminati come la classe politica. Quando i massoni di sommo grado decideranno di rendere palese la dittatura del NWO, si sbarazzeranno dei massoncini di basso livello e forse non li ringrazieranno neanche per l’opera di depistaggio devotamente compiuta.  Una Massoneria-fanteria, al servizio della Massoneria dei generali. Una Massoneria usa e getta.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :