Perla: essenza spirituale in uno scenario contemporaneo

Creato il 05 novembre 2013 da Harimag

La perla è senza dubbio uno fra i “tesori” più valorizzati nella storia del gioiello. Ricca di simbologia e smisurato fascino, ha saputo imporre la propria bellezza fra le personalità di molte culture.

Uno fra gli aspetti in assoluto più affascinanti è sicuramente l’accostamento alla sfera del femminile. La nascita della perla, infatti, imita in maniera singolare quella di un essere umano.

Le valve lamellifere del mollusco partoriente ci riconducono all’aspetto dell’organo femminile; allo stesso modo il “concepimento” in un habitat scuro e umido, crea un forte richiamo all’ambiente uterino.

Non meno importante è il dualismo tra le forme. L’ambiente cavo, profondo della conchiglia madre diventa la metafora dell’involucro accogliente di uno splendido “riempimento” cosicché la perla diviene l’incredibile e perfetto risultato ottenuto da un processo primordiale: l’illuminazione di uno spazio scuro.

Per questo l’aspetto della conchiglia madre e i numerosi significati a lei attribuiti la riconducono alla sfera della sessualità, della riproduzione, della fecondità.

Ai tempi della preistoria, l’uomo regalava alla donna la conchiglia madre come simbolo di fertilità e di amore.

La perla, infatti, è riconducibile anche alla dea Afrodite, dea dell’amore. In un’importante iconografia del Brunelleschi, “La Nascita di Venere”, la divinità è ritratta mentre esce dalle profondità marine, sorretta da una grande conchiglia.

Quando ancora era sconosciuta la modalità della sua genesi le si attribuirono antiche leggende; fra tutte, quella che merita un’importante riflessione è la seguente:

“L’ostrica produttrice delle perle giace nelle profondità marine ancorata alle rocce, ma giunto il momento opportuno essa affiora sino alla superficie delle acque e si schiude a ricevere una rugiada proveniente dal cielo”.

Lo scenario che trapela da questo scritto è davvero affascinante. Ciò che si evidenzia è un aspetto magico, prodigioso, sublime di una creatura da sempre riconducibile nell’immaginario di ogni uomo alla dimensione trascendente, eterea, divina. “La perla come modellazione primordiale della materia attraverso lo spirito.”

Divenne per questo, la testimonianza “materiale” di un’essenza spirituale.

Di forma generalmente sferica, viene considerata una creatura perfetta. Il cerchio, espressione assoluta di perfezione, con il suo centro e l’equidistanza dei punti, il susseguirsi dei raggi e il ricongiungimento tra principio e fine, determina l’indispensabile condizione di armonia fra gli opposti, nonché la presenza di una coincidenza fra l’uno e il molteplice. “La molteplicità del creato, si riconduce all’unità del divino”. Lo stesso Munari sostiene: “Il cerchio ha relazioni divine: un cerchio semplice ha rappresentato fin dai tempi antichi e rappresenta ancora oggi l’eternità, non avendo né principio né fine”.

Da qui, si comprende facilmente l’analogia fra la sfera divina e la creatura perla.

Tuttavia, non è solo la forma che definisce tale affinità. Un altro elemento determinante è il colore: iridescenza, candore, riflessi in un tripudio di bellezza e raffinatezza.

Simbolo di purezza, castità e sublimazione della materia e degli istinti,  la perla, oltre ad avere una natura mistica, assume nella storia dei tempi un aspetto importante anche nel contesto farmacologico. Le civiltà utilizzavano le perle per curare malattie fisiche e psichiche mentre il potere apotropaico aumentava in maniera esponenziale quando era favorevole la posizione degli astri.

C’è quindi un’evidente corrispondenza con la dimensione cosmica; si dice infatti che la perla sia la protettrice delle donne, dei loro cicli e dei loro disturbi. Veniva inoltre somministrata sotto forma di polvere, come tonico e afrodisiaco.

Un altro curioso uso delle perle, soprattutto in alcune civiltà, era in campo funebre. Ad esempio gli egizi utilizzavano le perle per decorare il corredo funebre. Le popolazioni asiatiche, invece, le utilizzavano per “riempire” le cavità e gli orifizi del corpo del defunto.

Tra le storie pervenuteci, quella più notevole è la leggenda di Cleopatra. La Regina d’Egitto, che possedeva in assoluto le due più grandi perle a goccia, aveva promesso di spendere una rilevante somma di denaro per pagare un lussuoso banchetto e, per dimostrare la veridicità delle sue parole, dissolse una delle due pregiate perle in un bicchiere di aceto, che poi bevve seducendo così Antonio.

Il gesto simbolico di sciogliere le perle nell’aceto diventò presto una moda al tempo dei romani. Si credeva, infatti, che bevendone il contenuto, tutti i poteri delle perla potessero essere assorbiti dal bevitore. 

Tuttavia, si pensa che la leggenda di Cleopatra e Antonio e il tragico epilogo del loro amore abbia scaturito virtù nocive alla perla. Essa, infatti, per un periodo di tempo notevole, venne considerata creatura del male per l’alto valore economico, sinonimo di un lussuoso ed estremo sfarzo non a tutti consentito. Inoltre, date la sua origine appartenente al mondo marino, la perla divenne per metafora “lacrima del mare”. Ne seguì un periodo in cui le collane di perle smisero di essere regalate prima di un’unione matrimoniale perché avrebbero generato un’influenza negativa.

Ma, dal Vangelo di Matteo, si legge: “Il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, và, vende tutti i suoi averi e la compra.”

È quindi doppia la natura di questa straordinaria creatura del mare. In essa si nascondono il candore e la purezza di un’anima vergine e la lussuria e la seduzione provocante della femme fatale.

Quel che è certo è che è un tesoro di grande pregio e bellezza, motivo di ricchezza e fascino per chi ha il privilegio di portarla e sintesi perfetta di una meravigliosa metamorfosi che la vede protagonista assoluta di ieri, oggi e domani.

Ylenia Parasiliti


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