Permette signora - (3)

Da Hombre @LaLineadHombre
Se il cimitero è una sorta di attrattiva turistica, il decolleté di Gloria si sarebbe dovuto trovare sulle guide del Touring. Una visita fra le rotondità delle sue tette, magari calandosi fin giù in quel canyon languido, era il sogno di tutti. Generosamente, Gloria, elargiva visioni della sua pelle in cambio di sorrisi e sguardi porcini. Non se ne curava e tirava avanti il lavoro ch’era una bellezza, per la gioia dei titolari, Pietro e Simone Battilani, padre e figlio. La famiglia Battilani era da sempre alla guida dell’ex Bar Sport, ex Bar Pietro, ex Bar chissà cos’altro e adesso Bar La Piazza.
Gloria ha già ricevuto le onoranze funebri di tutta Ponte al Drago quando, due giorni dopo, con scientifica certezza, il medico legale, dottor Crisostomo, informa il maresciallo che i suoi sospetti sono fondati. La Signora era già morta da almeno cinque ore al momento del ritrovamento e risulta strangolata, non impiccata.
«Da un uomo? » chiede Spataro.
«Diciamo da mani umane, maresciallo, certo non da una corda, certo non da quella corda. A quella corda ce l’hanno legata e poi l’hanno tirata su. Francamente, una messinscena pietosa».
Il maresciallo Spataro s’alliscia il baffo mentre Lepore lo mette al corrente sulla vita di Gloria, alias la Signora, alias l’appesa del cimitero, alias la rizzacazzi strangolata.
Quello che è stato chiaro fin da subito è che nessuno sarebbe riuscito ad appendersi a un ramo così in alto, senza una scala o una gru. E le scagliette scortecciate dal pino dimostravano lo sfregamento della corda sul ramo, e il maresciallo le teneva ancora in tasca.
«Ha presente, marescia’, la canzone Boccadirosa?»
«Certo, che fai, sfotti?»
«Non mi permetto. Quella canzone che lei lo faceva per passione, ecco, anche per la Signora era così, si dice».
   (metteva l’amore metteva l’amore la chiamavano Bocca di Rosa metteva l’amore sopra ogni cosa)
«Ma il marito che dice? Cornuto e contento?»
«Cornuto di sicuro. Sul contento non c’è certezza, che vuole, è sempre in giro, fa il rappresentante per la Brill, prodotti per pulire casa. Torna a casa il venerdì sera, molto probabile che fosse ignaro, più che contento, e comunque, no vabbè…».
«Di’, di’, non ti trattenere Lepore».
«E comunque da solo non ce la poteva fare, marescia’, ce l’ha presente la Gloria?».
«Francamente, lì appesa, non è che m’ha fatto un grande effetto, ciondoloni a quel modo. Semmai a Girolamo, la fica spelata mi sa che non l’aveva mai vista».
«Per quello nemmeno io».
«Già, un po’ di pelo ci vuole, te lo dice un esperto».
«Era una donna che l’avrebbero voluta tutti, la Signora» riflette Lepore.
«Dunque, il marito rappresentante, bene, lui se la scopava il fine settimana, e poi? Poi, chi inzuppava il biscottino?»
«Poi c’era Wilde, il fidanzato storico della Maria dell’emporio».
«Wilde eh? Il fidanzato della Maria, il fidanzato…».
   (il marito, il fidanzato)
«Altri?»
«Poi, ovvio, c’era il Battilani, Pietro, il padrone del bar».
«Perché ovvio?»
«Che vuole, già starci accanto cinque minuti c’era da prendere fuoco, s’immagina giornate intere gomito a gomito con quella lì. Ovvio, per quello».
«Lepore, io e te, stiamo un sacco di tempo a contatto di gomito, mi devo preoccupare?»
«Finché mi resta un po’ di gnegnero direi di no».
«Uhm, ottimo. E il Battilani è un uomo sposato?»
«Eh sì, sposato con tutti i crismi e con un figlio, Simone, l’altro che sta al bar».
   (con il marito, il fidanzato e l’uomo sposato che non la lascia mai… permette, Signora)
«Cristosanto!»
«È sposato, che ci posso fare?»
«Sì, non dicevo per quello, senti, ma il bar, ha già riaperto?»
«Sì, stamattina, dice che anche la Signora avrebbe voluto così, in fondo».
«Allora andiamo a pigliarci un caffettino. E chissà che non riusciamo a sbattere dentro qualcuno».
(venga a prendere il caffè da noi, Ucciardone cella 26)
L’aria delle canzonette continuava magicamente a sospingerlo e il maresciallo Spataro non osava opporsi, anzi, issava la vela e si lasciava trasportare.
«Andiamo a piedi?»
«Ma che sei matto? Acchiappa l’Alfetta e non fare discorsi a cretino. Mi rado e arrivo».
La sbarbata pomeridiana è un piccolo rito che mette il maresciallo Spataro di buon umore e al quale non rinuncia mai. Si rade con cura collo e guance, delimita i baffi con precisione e poi con due manate d’Aqua Velva s’incendia il viso.
In tempo di guerra se la bevevano l’Aqua Velva, suo padre se l’era bevuta alla ricerca disperata di stordimento.

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