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Persona

Creato il 11 luglio 2013 da Fidelio

PersonaSusan Sontag ha scritto che Persona è il film più bello che sia mai stato fatto. La prima volta che l’ho visto, come tutti i pulcini impallinati di cinema, un po’ monocolo e panciotto, un po’ sfrontati e smaniosi di aggiungere al curriculum la visione di un film di tale caratura, ho capito che il cinema poteva essere qualcosa di più di un’esperienza rinchiusa nel perimetro rettangolare dello schermo, un po’ come quando il sig. Coriander dice a Bastian: “I libri che leggi tu sono innocui” e il ragazzo gli risponde: “E quello invece no?”, indicando il tomone de La storia infinita. Persona no, non è “solo” un racconto, non è “solo” un film e mantiene questa peculiarità non trascurando di ricordare che quello a cui stiamo assistendo non è esattamente reale (la pellicola che si rovina, le immagini che scorrono dal proiettore, ecc.). Il fronte psicologico è, nella più tipica tradizione dell’universo bergmaniano, costantemente pungolato attraverso il rovesciamento dei ruoli di Elizabeth l’attrice in crisi e l’infermiera Alma – nome che significa “anima” in spagnolo, tanto per sollazzarci con le presunte coincidenze – e attraverso la loro compenetrazione, in un modo non convenzionale che a tratti lascia indifesi e inappagati. Il tutto decorato con uno studio della luce raffinatissimo e un montaggio sperimentale da applausi in piedi. Il bello di Bergman è che si spinge fino al limite senza risparmiare le energie per il ritorno, e di uomini dal coraggio così abbondante non si fa mai volentieri a meno.


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