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Più che di navigatori e santi, l’Italia sembra essere prima di tutto una terra di scrittori. C’è chi ci prova, con risultati modesti o addirittura da dimenticare, c’è chi invece, come Sara Rattaro, diventa in un paio d’anni una tra le scrittrici più popolari del “Bel Paese”. Genovese, classe ... (non si dice!), Sara ha conquistato critica e pubblico con i suoi romanzi che arrivano fino al cuore. Dopo l’esordio nel 2010 con “La sedia sbagliata” (Morellini editore), il clamoroso successo arriva nel 2012 con “Un uso qualunque di te” (Giunti) che viene tradotto, pensate un po’, in ben nove lingue! Nel maggio dello scorso anno arriva “Non volare via” (Garzanti) che bissa il precedente exploit.
Sara si è mostrata disponibilissima per l’intervista: una chiacchierata informale che ci aiuta a conoscerla meglio.
Sara, sei una scrittrice “fatta in casa”, verrebbe da dire. Sudore, abnegazione, sacrificio, raccomandazioni zero. Quali sono le sensazioni più forti che hai provato, nel momento in cui qualcuno ha cominciato “seriamente” ad accorgersi di te?
“Direi un misto di sensazioni. Soddisfazioni, incredulità e gioia. All’inizio ero soprattutto alla ricerca di qualcuno che leggendomi mi dicessi se c’era qualcosa di buono nella mia voce. Non ho mai pensato di arrivare fin qui.”
Nel 2010 hai pubblicato il tuo primo romanzo: “Sulla sedia sbagliata”, con un piccolo editore, due anni dopo il grande successo di “Un uso qualunque di te” , edito da Giunti. In mezzo, cosa c’è stato? Mi spiego. Cosa ti è servito di più del primo romanzo per migliorare nel secondo? Contano più le critiche (se mai ci sono state) o gli elogi?
“Dopo il primo romanzo ho incontrato la mia agente Silvia Meucci. Un incontro fortuito e casuale. Io non sapevo chi fosse e non sapevo nemmeno a cosa servisse un’agente letterario. Lei mi ha letta e mi ha chiesto se avevo qualcos’altro. Io Stavo scrivendo la storia di Viola di Un uso qualunque di te. Lei l’ha letto tra le lacrime. Nel frattempo sono cresciuta. Ho imparato a correggere la mia irruenza narrativa e le mie ingenuità. Ho imparato a leggere gli altri in modo diverso, da scrittrice. Le critiche sono state utili sempre. Essendo arrivata in questo mondo da grande avevo già imparato dalla vita che non si può piacere a tutti.”
Leggo nella tua biografia che hai promosso “in proprio” il tuo primo romanzo, organizzando le presentazioni in tutta Italia. Molto impegnativo a livello economico ma anche fisico, direi. Ci sono stati momenti di sconforto in cui ti è venuto da dire... “lascio perdere” e se sì… qual è stata la motivazione maggiore del tuo perseverare?
“Sulla Sedia sbagliata è uscito nel 2010. Da lì ho iniziato a promuoverlo. Cercavo di farmi conoscere. Organizzavo incontri, alcuni fortunati, altri privi di pubblico. Mi sono divertita e ho imparato tantissimo soprattutto da quelle sale quasi vuote davanti a me nonostante l’impegno messo. Ho imparato che questo è un lavoro duro e non si può dare nulla per scontato ma soprattutto che il successo, quello vero, te lo guadagni un pezzetto alla volta. Ho accettato tutte le critiche che sono state costruttive. Se non ti poni in modo presuntuoso e chiuso, raramente verrai preso a schiaffi. Le persone ti aiutano se tu sai chiedere aiuto. Per tutti questi motivi non ho mai pensato di lasciar perdere. Quello che ricevevo era comunque troppo per mollare. Certo non avrei mai immaginato di fare la scrittrice professionista. Se me l’avessero detto mi sarei messa a ridere.”
“Un uso qualunque di te” è stato tradotto in nove lingue. Il successo ha cambiato qualcosa nel tuo modo di ragionare o sei riuscita a non farti…”travolgere” dall’onda?
“L’unica cosa che è cambiata davvero è che ora ci capisco qualcosa di più in questo mondo dell’editoria. Per il resto sono sempre la stessa. Poi ho lasciato il mio vecchio lavoro per fare solo la scrittrice e se questo porterà dei cambiamenti in me lo vedremo tra un po’ di tempo. Per ora è troppo presto. Mi sembra di essere in ferie!”
“L’ultima tua “fatica” ha bissato e superato quella precedente. “Non volare via” edito da Garzanti nel 2013, sta andando alla grandissima. Le tue storie hanno qualcosa di autobiografico oppure la tua ispirazione arriva semplicemente “fotografando” la vita?
“Nessuna autobiografia. Sono storie ispirate alla realtà che offre sempre spunti incredibili. Non volare via è una storia che ho amato molto. Raccontare nei panni di un uomo è stata una sfida forte per me. Il dolore e lo smarrimento di Alberto mi hanno fatta crescere molto come autrice ma la storia di Matteo mi ha fatta crescere come persona. Per fortuna sono arrivati. Credo sia questo il segreto del loro successo. Sono arrivati al pubblico così come li ho amati io.”
Ultima domanda: hai qualche progetto in cantiere e se sì, puoi anticipare qualcosa?
“Certo! A settembre uscirà “Niente è come te”. Ispirato a una storia vera. Un libro che mi ha travolta perl’emozione che ho provato scrivendolo.”
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