Avete mai notato nei presepi quelli che Rainer Maria Rilke definì “i quasi mortali uccelli dell’anima?” E di fatto svolazzano in gruppo, a volte vegliano solitari. Sono gli angeli, sospesi in una sorta di vortice celeste sulla Natività.
La tradizione detta uno schema canonico sia per la posizione che per le vesti di questi personaggi del presepe. L’angelo centrale, che reca il cartiglio “Gloria in excelsis Deo” è “la Gloria del Padre” e indossa una veste giallo- dorata. Alla sua destra si colloca l’angelo di bianco vestito con l’incensiere in mano detto “la gloria del Figlio”. Completa la triade “la gloria dello Spirito Santo” , l’angelo di rosso vestito che suona la tromba e rappresenta il soffio divino. A questi se ne possono aggiungere altri due con le vesti azzurra o verde: uno con il tamburo canta l’osanna del popolo e per par condicio l’altro, con i piatti metallici, si cimenta nell’ osanna del re e del papa, cioè del potere politico e religioso.
Agli angeli dell’ annunzio si collega Benino, il pastorello dormiente che non manca mai nel presepe napoletano e lo sogna. Di regola è sopra il gruppo della Natività: “simboleggia il cammino esoterico verso la grotta, il percorso in discesa attraverso il sogno, il viaggio compiuto da un giovinetto, da una guida iniziatica, da un bambino. In base a questa raffigurazione il senso del Natale è comprensibile solo mediante un viaggio onirico effettuato con la guida di un animo visionario che sprofonda nel mondo della conoscenza. da “Il presepe popolare napoletano” di Roberto De Simone)
Alla fine del viaggio, superate le paure e le varie tappe, questo personaggio può identificarsi nel pastore della meraviglia, presso la Natività, che accecato dalla rivelazione, non trova parole per esprimerla e si abbandona a un muto senso di stupore.
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