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Personaggi. Quanto di noi stessi possono sopportare?

Creato il 29 giugno 2012 da Emanuelesecco
Personaggi. Quanto di noi stessi possono sopportare?
Per favore, non venitemi a dire che la costruzione di un personaggio stràfico, un fusto a metà tra il più spietato Michael Madsen e il più alcaponiano-mafio-italoamericano Joe Pesci, non vi è costato giorni e giorni di lavoro. Senza ovviamente mettere parte di voi stessi nella loro personalità. Forse è meglio se mi spiego un po' meglio.
Ho notato che nei miei ultimi scritti (ancora non pubblicati sul blog) e in tutti gli altri, i personaggi erano troppo simili a me (forse solo qualche personaggio secondario non presentava questa caratteristica). La loro definizione non mi costava alcuna fatica e sono arrivato alla conclusione che, oltre a essere stati costruiti in maniera non troppo approfondita, i loro gusti e molte delle loro caratteristiche sono esattamente le mie. Cosa molto utile per fare un po' di auto analisi, ma che non fa molto bene alla fantasia secondo me.
Mi sono reso conto del fatto che la trama aiuta uno scrittore a crescere, ma anche la costruzione di personaggi memorabili fa la sua porca figura. Forse è il punto più importante nella formazione di un racconta storie.
Quanti scrittori si sono resi conto di essere arrivati solo quando sono riusciti a mettere a punto un personaggio completamente estraneo al proprio ego?
Quanti personaggi memorabili si sono rivelati essere l'esatto opposto del loro creatore?
È verissimo il fatto che bisogna mettere sempre se stessi in ciò che si fa, ma a volte fa bene mettere da parte il proprio ego e spingersi più in là verso universi e pensieri che mai avremmo potuto immaginare. Aprire la mente verso parole che mai avremmo pensato di scrivere, questa è la missione. Creare un personaggio da zero e farlo crescere man mano che la storia procede.
Lo scrittore è dio. È colui che decide vita, morte e miracoli delle sue creature.
Lo scrittore è colui che si lascia trasportare dalla storia, ma che in ogni caso mantiene sempre un subconscio controllo di ogni aspetto di essa. Tante volte mi sono ritrovato nella situazione di farmi trascinare dalla storia, ma dentro di me sapevo che essa, per una sua buona riuscita, esigeva sempre un mio profondo controllo.
Mi pare fosse stato Bukowski a dire che un buon scrittore non scrive nulla di valido se non prima di riuscire a estraniarsi dai protagonisti delle sue storie.
Io ci voglio provare, non ho molto tempo, ma sono già al lavoro.
E voi cosa ne pensate?
E.

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