Dopo la laurea di Giusy Spagnolo, affetta da Sindrome di Down, un’altra ragazza si è laureata nei giorni scorsi in Economia a Cassino, come potete leggere qui
Se pensate che siano casi unici vi sbagliate, come si può leggere sul documento nel Sito Sindorme di Down
Volevo farvi riflettere sull’importanza della scuola per i bambini Down. Su Disabili.com
è scritto che l’attesa di vita di una persona down si attesta intorno ai 60 anni. Ciò comporta nuove prospettive e bisogni, perché si tratta di persone che vivono con genitori sempre più anziani, che con il passare del tempo hanno più difficoltà ad occuparsi di loro. E’ perciò importante promuovere la loro autonomia fin dai primi anni di vita, a cominciare dal lavoro scolastico. La scuola consente infatti non solo di acquisire conoscenze e competenze, ma anche di socializzare e maturare comportamenti adeguati tramite l’imitazione e di stimolare la capacità di interagire e di comunicare, in vista di un’autonomia sempre maggiore.QUALI METODI UTILIZZARE A SCUOLA? - Secondo l’Osservatorio Scolastico dell’Associazione Italiana Persone Down (AIPD) spesso gli insegnanti chiedono quale sia il metodo specifico da utilizzare con gli alunni. “Noi abbiamo sempre sostenuto che non è possibile individuare strumenti predefiniti o un’unica modalità d’insegnamento valida per tutti, perché c’è grande variabilità individuale. Occorre piuttosto individuare, creativamente e criticamente, delle strategie che sappiano coniugare individualizzazione e percorso collettivo, eventualmente anche utilizzando metodi già esistenti, ma con intelligenza e flessibilità, mettendo sempre al centro l’unicità e la peculiarità della persona”. Sul sito dell’AIPD è presente uno sportello informativo sulla scuolache può essere molto utile per gli insegnanti.NON SOLO SCUOLA - Il percorso verso l’integrazione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down è ancora tutto in salita. La scuola, nonostante le sue difficoltà, rimane il contesto in cui si può realizzare il percorso inclusivo più compiuto, anche se non mancano episodi di inquietanti esclusioni. Il problema maggiore, però, è il progetto di vita, che ancora oggi non riesce a decollare tramite un adeguato raccordo tra scuola e mondo del lavoro. Molto spesso, infatti, benché la L. n. 68/99tuteli il diritto delle persone disabili al lavoro, con il collocamento mirato e le quote di assunzioni obbligatorie, dopo la scuola non vi sono concrete prospettive lavorative e le persone con sindrome di Down trascorrono la vita limitando sempre più le relazioni sociali ai contesti familiari. Ne può derivare purtroppo un restringimento crescente delle abilità maturate nell’autonomia che, se associato alla mancanza di esercizio nelle competenze acquisite, può comportare una seria retrocessione.
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