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Basta solo pensare al lessico, nella fattispecie all'uso del posessivo nei rapporti di relazione.
Se io non conosco una persona allora costui è definito un estraneo e non un "mio" estraneo, ma se lo conosco è mio figlio, mio padre, mio fratello, il mio cane, mio nonno, mio marito, un mio amico o altro, come se l'individuo fosse una sorta di Spa di cui chi lo conosce detiene un pacchetto azionario. Se tutto ciò si limitasse ad una pura discussione linguistica o alla valanga di consigli da cui siamo quotidianamente invasi sarebbe una discussione fine a se stessa, il guaio è che la cosa non si ferma lì. Certo, siamo lontani dal vecchio pater familias e dalla donna sottomessa prima al padre e poi al marito, ma forse non abbastanza.
Innanzitutto da quando nasci ai 18 anni la maggioranza del tuo pacchetto azionario ce l'hanno i genitori. Sono loro ad insegnarti cosa devi pensare, come ti devi comportare, come relazionarti con gli altri, che scuole frequentare. Tu hai attitudine per la letteratura e al classico prenderesti tutti 10? Se il papà non vuole via di corsa allo scientifico. Hai il sogno di diventare estetista e vuoi fare il corso necessario? Niente da fare se la mamma ti vuole dottoressa. Per non parlare di scelte come l'educazione sessuale e religiosa, attinenti alla sfera intima dell'individuo, su cui tecnicamente hanno il monopolio. Le conseguenze di tutto ciò graveranno sulle spalle del futuro adulto per tutta la vita, ed ancora troppa gente plaude certe forme di violenza psicologica e talvolta anche fisica ("ma sì, dagli/lle un bel ceffone, che male fa?!") a livello intrafamiliare. Se sei ateo in una famiglia di credenti, omosessuale in una famiglia di omofobi, comunista in una famiglia di liberali, peggio per te: ci penserai dopo. Nel frattempo china la testa e lecca, e possibilmente subisci senza lamentarti troppo, se no va a finire che ti becchi pure una legnata.
Per uscire da questa situazione di monopolio dei c***i tuoi e dare una parvenza di democrazia, l'azionista di maggioranza successivo te lo scegli tu. Se proponi te stesso la società ti spernacchia: troppo facile, devi eleggere "il tuo ragazzo" o "la tua ragazza", diventando a tua volta "il suo ragazzo" o "la sua ragazza". L'accordo sembra semplice: dare sesso in cambio di sesso. È quello che volete entrambi, 100% di soddisfatti. Invece no, non basta, se no sei "una persona poco seria". Dovete regolamentarvi anche sulle uscite, sui messaggi, sulle telefonate, sui vestiti: quanto al "con chi trombare" non potete, l'esclusiva è da considerarsi obbligatoria. Un contratto prestampato su cui non avete nessuno dei due il potere di agire.
Ecco arrivare quindi le imposizioni, che nel migliore dei casi possono limitarsi al "non guardare la partita 'chè stasera c'è Travaglio sul due", nel peggiore arriviamo a vere e proprie segregazioni in casa dovute a gelosia eccessiva e ad obblighi di abbigliamento come vestiti lunghi ("non ti mettere la minigonna, troia!"), velo e burqa. A tua volta, dopo, avrai dei figli, su cui potrai esercitare il controllo totale che è stato imposto a te, secondo la forma di tirannide che tu reputi migliore. Quindi potrai far pagare a loro le frustrazioni che hai ricevuto tu, dalla prima all'ultima. E il ciclo si ripete.
In questi casi, però, quella sinistra che condanna le spa sulle necessità fisiche dell'individuo, difende quelle psicologiche, in nome del "diritto di genitori di educare i figli" e della "libertà di scelta della persona" (ma libertà de che, se me lo impongono?).
Se è vero che i processi economici e quelli filosofici si condizionano a vicenda, come sostengono molti pensatori, come si può pensare di scollegare due facce della stessa medaglia e non di fare, come già ipotizzava Platone, lo sgambetto alla proprietà privata sia delle cose che delle persone (la tanto lodata "famiglia")?
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