Puntualmente, appena la lancetta dell’indignazione popolare si avvicina alla mezzanotte, esplode in rete una Pertini-mania dai contorni offensivamente modaioli, con links e articoli evocanti il partigiano di San Giovanni di Stella, in una sorta di gigantesca Tavoletta Ouija in versione telematica. Non è mia intenzione contestare la caratura, immensa, dell’uomo, del politico e del cittadino, ma mi siano permesse alcune puntualizzazioni, confinate nel perimetro della constatazione storica e dell’indagine storiografica: Pertini, eletto al 16esimo scrutinio anche con i voti del PSI craxiano di cui faceva parte, fu posto al Colle in un’epoca che in nulla, per complessità, pericolosità e drammaticità, può essere accostata al segmento che viviamo attualmente; stragi di Stato, intrighi internazionali, terrorismo rosso, nero, la seconda guerra di Mafia che insanguinava la Sicilia, i Corleonesi che, rompendo una tradizione consolidata da decenni, facevano strage impunita degli uomini delle istituzioni, intrecci tra cosche e politica paralizzanti il Paese dalla “Linea Gustav” in giù, corruzione tentacolare, appaltismo, giochi di palazzo, “balnearizzazione” clientelar-opportunistica del governo nazionale, ecc. Eppure, Pertini, mai fece uso delle sue prerogative per imprimere una svolta rivoluzionaria in senso terapeutico al Paese. Mai “ruppe” l’argine contenitivo del suo ruolo per toccare lo “status quo”, per far si che qualcosa, fattualmente e non nella sola roboante retorica, mutasse. Erano i tempi del giogo-baricentro yaltiano, e forse anche questo pesava e doveva pesare. Differentemente, Oscar Luigi Scalfaro, anch’ egli partigiano, padre della Repubblica e della Costituente, è stato l’unico inquilino di Piazza del Quirinale ad opporsi in modo forte ed aperto, prima e dopo il mandato, agli stupri della politica, della morale civile e dell’etica pubblica, perpetrati dall’arcoriano e dal suo famiglio, il micro-partito leghista (non a caso è il Presidente di gran lunga più odiato dal centro-destra). Il suo essere democristiano (il partito che ci ha dato e difeso la democrazia) e l’opera di demonizzazione messa in atto nei suoi confronti dalla rete mediatica berlusconiana, hanno però prevalso, consegnandoci un ritratto sbiadito di disapprovazione che fa torto ad un gigante della politica, italiana come europea. Lo accosterei a Zanardelli, Nitti e Orlando (Vittorio Emanuele Orlando).
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