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Pesca a mosca in Ossola. L’eccelso, il sommo e il novizio.

Da Pietroinvernizzi

livrea fario zebrataLa chiusura della trota è ormai imminente, nell’attesa affilo mentalmente le punte di ogni amo a mia disposizione, il pensiero torna all’ultima giornata trascorsa sul fiume. Una giornata speciale di pesca a mosca in Ossola con due amici, due pescatori di un altro pianeta: Stefano e Max.fly fishing mosca loopAppuntamento a quel bar là lungo la statale. Per non sbagliare arrivo un’ora prima, neanche Max Pezzali sbagliava così da dio!

Il mio occhio è perso sulle montagne tutt’intorno là fuori, oltre il cappuccino fumante; l’orecchio è teso e si gode la confidenza con cui ogni avventore del bar saluta l’altro ed il barista scherza con tutti e per tutti ha l’appellativo pronto. Mi piacerebbe ripetere a Milano una situazione simile, ma in città non conosci il tuo vicino ed il bar troppo spesso è un servizio e non un piacere. Distrattamente pago, saluto ed esco a respirare aria fresca che non sa di scarico di furgone come quella che ho lasciato alle spalle.

posa pesca a mosca
Stefano arriva puntuale, salto in macchina e incredibilmente (chi l’avrebbe mai detto?) curva dopo curva chiacchieriamo di pesca!
I due pescatori con cui mi ritrovo ancora una volta a pescare sono due maestri e sono molto amici tra loro.
Eppure trovo che siano due pescatori per certi versi molto diversi tra loro…

Max, eccelso, è il famoso “Ghiba”, nazionale di Spinning alla trota, detentore di alcuni record davvero notevoli, un “pro” nel vero senso della parola. Uno che pesca quasi tutti i giorni.

fario pesca a mosca Ghiba
Uno competitivo, si fissa un obiettivo e lo persegue senza posa verso l’eccellenza! Se decide di provare una tecnica lo fa senza mezze misure, per diventare il migliore. Sempre con il sorriso e la battuta pronta! E’ generoso in tutto e anche nella pesca è sempre pronto a condividere le sue scoperte, le sue nozioni e convinzioni. E’ quell’amico con cui vorresti andare sempre a pesca perchè ti diverti e impari. Il fiume lo affronta sempre con attrezzatura ultra-light, si mette alla prova nel “prenderle tutte”… e puntualmente ci riesce. Prova constantemente nuove malizie nei materiali, nelle esche e nelle tecniche di pesca. Per questo dico è un “pro”, non perchè si spara le pose sulle riviste e scrive articoloni astrusi sull’ultima esca uscita sul mercato, ma perchè il suo livello di attenzione alla tecnica è massimo ed è finalizzato sempre ad un risultato quantificato.  E’ un agonista, va a caccia di trote. Tutte.

Max Ghibaudo pesca
Alcuni dei suoi consigli sono stati: non sprecarsi in falsi lanci, fare solo i movimenti necessari prima della posa, nella posa pensare al vettino della canna come ad un’estensione di noi stessi che appoggia la mosca sull’acqua, essere veloce appena posata la mosca a recuperare coda con la mano sinistra senza muovere la mosca, certo, ma accorciando la coda in bando per essere pronti alla ferrata: alzare la canna veloce ma non in modo brusco e portare indietro la mano sinistra. Abbiamo scelto per lo più piccole imitazioni in cul de canard, ma abbiamo cambiato molto spesso imitazioni diverse tra loro per ingannare trote che avevano rifiutato o su cui avevo sbagliato la ferrata.

Stefano, sommo, sorprende con la sua umiltà. Potrebbe salire in cattedra ma non lo fa mai, piuttosto lamenta la sua assenza forzata dai fiumi. Pesca con continuità da decine di anni ed è maestro certificato di pesca a mosca, ma domina anche moltissime altre tecniche eppure… lui non è competitivo.

DSCN2794
Quando lo vedo pescare vedo uno che pesca per il piacere puro della pesca. Non per il record forse nemmeno per prendere un pesce dei sogni. Pesca perchè ama acqua e pesci, ama l’estetica funzionale di un lancio ben fatto e di una montatura riuscita. E’ un puro. Vorrei avere il suo distacco dalla comparazione con gli altri tanto quanto vorrei padroneggiare la coda di topo come sa fare lui. Stefano controlla la coda di topo con la facilità con cui io al massimo posso battere la barra spaziatrice sulla tastiera del computer, ma evidentemente è difficile che battere un tasto risulti piacevole ed elegante come far fluttuare la coda tra alberi ed ostacoli posandola sempre e comunque perfetta tra i giochi della corrente.
Secca da caccia
Alcuni dei suoi consigli sono: ricordarsi che loop stretti e veloci servono a fare distanza, ma nello stretto, sul torrente, spesso (o quasi sempre) è preferibile un morbido sotto-vetta con loop aperto e posa delicata e finale lungo non-disteso per non dragare. Se non si è sicuri della propria precisione nel lancio e si usa una mosca molto piccola: cercare di guardarla mentre è in volo prima della posa, per mentalizzare dov’è. Osservare sempre cosa vola, raccogliere con le mani gli insetti posati sull’acqua. Controllare spesso il finale e cambiarne  diametro e lunghezza a seconda della velocità della corrente, magari avendo pronta una piccolissima asola là dove il finale è circa 0,20.

fario mosca secca torrente
Io quando pesco con loro, soprattutto se peschiamo a mosca, sono solo un novizio. Avido di apprendere ma distratto dal piacere della compagnia. La mattina peschiamo un alto affluente del Toce, Max non pesca neppure, onora l’ospite dandomi preziosissime lezioni di pesca! Ogni suo consiglio messo in pratica è una trota! E che trote: fario di splendide livree! Non grandissime, certo, ma ogni presa sulla secca è una gioia, soprattutto se sono le moschette brutte che mi sono legato da solo.

Stefano intanto pesca a valle, da signore, e ogni volta che lo vedo con la coda dell’occhio (soprattutto mentre recupero il mio finale dai rami) ha la canna piegata e una trota allamata. Pesca molto leggero e usa una sua strana mosca da caccia dai colori sgargianti.

livrea fario zebrata
Dopo le piadine del pranzo c’è stato il Toce.
Lì ho capito ancora di più l’approccio del purista della mosca secca, l’approccio di Stefano. Non una caccia alle trote. Un duello con la trota. Questa distinzione è fondamentale e mi sta facendo molto riflettere.
Minuti, anche ore, davanti a una bollata o alla sua possibilità. Cambio di finale. Cambio di mosca. Finché, forse, quella trota, proprio quella lì, apprezzerà la tua scelta e salirà a congratularsi in bollata. La bollata, il bacio più dolce che si possa immaginare.
Stefano ha fatto questo e, mentre io sbagliavo trote su e giù per il Toce, ha atteso paziente la piccola regina di una lama e l’ha castigata. Un ibrido sui 30.

Ho imparato tanto quel weekend di pesca a mosca, soprattutto ho imparato che ho ancora tanto da imparare. 

livrea fario zebrata

Ed eccomi di nuovo qui, a scrivere mentre il cielo si rannuvola. Scrivere per ricordare di nuovo, scrivere per cercare di imprigionare i ricordi. Intanto l’orologio fa il suo lavoro ed il weekend si avvicina portando i sospiri di un doloroso “arrivederci” alle trote. La stagione che chiude.
Che pescatore sarò questo weekend? Che pescatore cercherò di essere? Perchè è così importante pescare?
La pesca come la intendo io non è solo un modo per rilassarsi ed ingannare l’ineluttabile scorrere del tempo. Per me pescare è imparare ed imparare ad insegnare. Per me pescare è religione e pescare è come pregare, pregare è fede, pregare è devozione, pregare è aspirazione, pregare è riflettere su cosa desiderare davvero! Pescare è pregare, pescare è essere pronti, pescare è ricerca, pescare è offrirsi, sacrificarsi, pescare è esercizio per conoscersi e conoscere, pescare è sfida. Cosa vale la pena sfidare? Cosa vale la pena conoscere? Cosa va offerto e cosa ricercato?
Ma soprattutto… che esca userò e dove? quanto manca al primo lancio? Così la smetto di vaneggiare come un matto e posso, finalmente, pescare e basta!

ROCK’N'ROD

Pesca a mosca in Ossola. L’eccelso, il sommo e il novizio.
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