La chiusura della trota è ormai imminente, nell’attesa affilo mentalmente le punte di ogni amo a mia disposizione, il pensiero torna all’ultima giornata trascorsa sul fiume. Una giornata speciale di pesca a mosca in Ossola con due amici, due pescatori di un altro pianeta: Stefano e Max.
Appuntamento a quel bar là lungo la statale. Per non sbagliare arrivo un’ora prima, neanche Max Pezzali sbagliava così da dio!
Il mio occhio è perso sulle montagne tutt’intorno là fuori, oltre il cappuccino fumante; l’orecchio è teso e si gode la confidenza con cui ogni avventore del bar saluta l’altro ed il barista scherza con tutti e per tutti ha l’appellativo pronto. Mi piacerebbe ripetere a Milano una situazione simile, ma in città non conosci il tuo vicino ed il bar troppo spesso è un servizio e non un piacere. Distrattamente pago, saluto ed esco a respirare aria fresca che non sa di scarico di furgone come quella che ho lasciato alle spalle.

I due pescatori con cui mi ritrovo ancora una volta a pescare sono due maestri e sono molto amici tra loro.
Eppure trovo che siano due pescatori per certi versi molto diversi tra loro…
Max, eccelso, è il famoso “Ghiba”, nazionale di Spinning alla trota, detentore di alcuni record davvero notevoli, un “pro” nel vero senso della parola. Uno che pesca quasi tutti i giorni.


Stefano, sommo, sorprende con la sua umiltà. Potrebbe salire in cattedra ma non lo fa mai, piuttosto lamenta la sua assenza forzata dai fiumi. Pesca con continuità da decine di anni ed è maestro certificato di pesca a mosca, ma domina anche moltissime altre tecniche eppure… lui non è competitivo.



Stefano intanto pesca a valle, da signore, e ogni volta che lo vedo con la coda dell’occhio (soprattutto mentre recupero il mio finale dai rami) ha la canna piegata e una trota allamata. Pesca molto leggero e usa una sua strana mosca da caccia dai colori sgargianti.

Lì ho capito ancora di più l’approccio del purista della mosca secca, l’approccio di Stefano. Non una caccia alle trote. Un duello con la trota. Questa distinzione è fondamentale e mi sta facendo molto riflettere.
Minuti, anche ore, davanti a una bollata o alla sua possibilità. Cambio di finale. Cambio di mosca. Finché, forse, quella trota, proprio quella lì, apprezzerà la tua scelta e salirà a congratularsi in bollata. La bollata, il bacio più dolce che si possa immaginare.
Stefano ha fatto questo e, mentre io sbagliavo trote su e giù per il Toce, ha atteso paziente la piccola regina di una lama e l’ha castigata. Un ibrido sui 30.
Ho imparato tanto quel weekend di pesca a mosca, soprattutto ho imparato che ho ancora tanto da imparare.

Ed eccomi di nuovo qui, a scrivere mentre il cielo si rannuvola. Scrivere per ricordare di nuovo, scrivere per cercare di imprigionare i ricordi. Intanto l’orologio fa il suo lavoro ed il weekend si avvicina portando i sospiri di un doloroso “arrivederci” alle trote. La stagione che chiude.
Che pescatore sarò questo weekend? Che pescatore cercherò di essere? Perchè è così importante pescare?
La pesca come la intendo io non è solo un modo per rilassarsi ed ingannare l’ineluttabile scorrere del tempo. Per me pescare è imparare ed imparare ad insegnare. Per me pescare è religione e pescare è come pregare, pregare è fede, pregare è devozione, pregare è aspirazione, pregare è riflettere su cosa desiderare davvero! Pescare è pregare, pescare è essere pronti, pescare è ricerca, pescare è offrirsi, sacrificarsi, pescare è esercizio per conoscersi e conoscere, pescare è sfida. Cosa vale la pena sfidare? Cosa vale la pena conoscere? Cosa va offerto e cosa ricercato?
Ma soprattutto… che esca userò e dove? quanto manca al primo lancio? Così la smetto di vaneggiare come un matto e posso, finalmente, pescare e basta!
ROCK’N'ROD











