Venerdì sera con una discreta ansia misuro la febbre… 37,5… maledizione! L’appuntamento del sabato non posso mancarlo: pesca a mosca in Valtellina con Jacopo e Andrea. Obiettivo: trote e temoli. No kill, coda galleggiante e ardiglione schiacciato.
Mi sparo un cocktail di medicine spaventoso e mi infilo nel letto. Risveglio non dei migliori, ma confido in un’altra massiccia dose di medicinali un po’ a casaccio. Mi vesto ripetendomi un vecchio detto di mio padre. “…O muori, o ti passa!”Colazione in un bel bar di Milano e partenza rilassata, facciamo tappa a far panini con l’eccellente bresaola della Valtellina verso le 9.00 e finalmente siamo in pesca sulle rive dell’alto Adda alle 10.00.
Tempismo perfetto: giusto quando hanno appena aperto le dighe e l’acqua si è sporcata! Porco di qui e porco di lì! E noi che volevamo stuzzicare le salite del temolo con 0.12 e moschini a secca… ufff… La mattinata parte in salita.
ci motiva prendendo subito una bella fariozza a ninfa. Noi nulla. Mi disturba enormemente essere circondato da altri pescatori. Vorrei allontanarmi ma pare scortese… Jacopo è decisamente seccato dall’acqua sporca e va in escursione verso monte nella speranza di trovarla più pulita. Pesco per lo più con 2 sommerse autocostruite, alternando ogni tanto una ninfa in fondo. Qualche lancio mi faccio tentare da mosconi da caccia sperando di stimolare una bollatona sul torbido. Nulla. Intanto Andrea a ninfa piombata prende ancora una trota e un temolo e perde due bei pescioni… Ci ritroviamo un po’ demoralizzati a mangiare panini sotto il ponte.
<Nandooo! … Nandoooo! … Nandooo!> Sentiamo le urla. Con molta flemma appoggio il mio panino e indico ad Andrea un signore a valle nel fiume: canna piegata ad “U” e sguardo rivolto verso il nulla in cerca di soccorso: <Nandoooooo…>. Ma Nando non c’è, oppure roso dall’invidia si nasconde e finge di non sentire… Andrea lo raggiunge e guadina una fario decisamente grande, una over 50 presa a streamer!
Nella mia testa il pensiero latente di tutta la mattina si traduce in realtà: i temoli li cerco un’altra volta, adesso cerco trotone a streamer! Jacopo resiste: pesca a ninfa.
Come la Compagnia dell’Anello ci dividiamo. Io affronto un tratto di fiume incantevole. Sono finalmente solo e concentrato su un lungo tratto splendido! Pesco a scendere battendo molta acqua con lanci lunghi in fronte a me, trattenuta strappetti e tremolii e poi strippate più veloci per recuperare quando a valle. In mezzo al fiume finalmente una botta secca! Qualche testata in corrente e poi un mezzo salto sul pelo dell’acqua: libera! Porca misera… era bella e mi salvava il cappotto! Ore? 14.30. Ancora qualche ora davanti e adesso sono motivatissimo in quel che faccio. Non cambio nulla: coda 5, finale 0.25, streamer nero con coda grigia piombato doppio-cono. Arrivo in uno spot da sogno: il fiume largo e veloce su una scaduta di sassi si convoglia in un ampio imbuto per buttarsi contro una prismata in sponda orografica destra; qui è profondo e crea una correntona che corre lungo la prismata fino a quando rallenta e si apre in una vasta lama piana, a destra la prismata a sinistra una spianata di sabbia e ciottoli.
Mi porto in testa alla buca e lancio lo streamer tra i massi della prismata, lasciando la coda morbida, così che affondi un pochino prima di essere richiamato dalla forza della corrente centrale sulla coda. Al secondo lancio, fatto qualche metro più a valle della testa di lama, esce dal profondo una sagoma scura che manca lo streamer mentre lo sto richiamando con la prima strippata, ma appena lo fermo la sagoma scura lo raggiunge con un secondo scatto fulmineo e si inabissa… ferro senza sapere se ha l’amo in bocca… bam! Canna piegata e violenta trazione nel correntone. Ho lo 0,25, c’è da stare tranquilli, ma un pesce così in quella corrente è meglio non forzarlo, poi non ho ardiglione e ho paura di aprire l’amo… Le lascio un po’ di coda e comincio a scendere anche io verso valle. Calcolo male la profondità dell’acqua sui miei passi e presto mi trovo con l’acqua alla vita in stile “in mezzo scorre il fiume” a scendere verso valle con la corrente mentre il braccio destro tiene alta la canna che ammortizza le testate del pesce. Benedico la meravigliosa azione della mia G-Loomis 9′. Sotto gli scarponcini il terreno si fa più presente e un passo dopo l’altro emergo sulla riva di ciottoli e sabbia; la trota adesso è fuori dalla correntona centrale e lentamente la porto verso riva: è fatta! Non la guadino e purtroppo per lei la spiaggio per il tempo di un paio di foto e di affiancarle il metro da sarta: 49,5cm. Mai vista una fario così muscolosa! Pinne enormi e schiena alta. Il release riesce comunque perfettamente.
Mi asciugo un po’ al sole. Che bel posto! Quanta meraviglia esiste ancora nei nostri fiumi!
Inizio a risalire per raggiungere gli altri. Mentre cammino sul sentiero, alto sull’argine, vedo una buca di quelle maestose: tutto il fiume convogliato contro la prismata che schiuma bianco e furente, lasciando qualche angolo d’acqua scura, calma e profonda dietro i massi della riva. Non resisto, scendo tra i rovi, trovo sistemazione sull’estremo di un masso a pelo d’acqua, filo lo streamer a valle. Primo lancio, recupero lento contro corrente a piccolissimi strappi. Bam! Fortissima trazione nella fortissima corrente! Non posso scendere verso valle, non resta che aspettare che si stanchi cedendo il minimo di coda… La corrente sul muso fa il resto, recupero piano una discreta trota ormai esausta, la slamo dolcemente e la riossigeno tra due sassi della prismata: libera! Anche questo era un pesce molto bello e sano.
Raggiungo Andrea al punto di partenza, il nostro amico, più esperto di fly fishing ne ha presa qualcuna ed un altro temolo; ormai sono quasi le 6. Decidiamo di fare gli ultimi lanci tutti insieme e poi partire. Jaco arriva. Sta cappottando ma non molla: Spirit of Anonima!
L’acqua ancora velata mi fa desistere dal provare a secca… faccio gli ultimi lanci a streamer, invito Jaco vicino a me e spero con tutto me stesso che gli dei gli diano ciò che gli spetta di diritto in una stagione in cui per mille ragioni ha potuto pescare davvero troppe poche volte!
Gli dei, qualche volta, ascoltano…
Un fischio mi fa girare: la sua 9′ piegata pericolosamente con un pesce piantato nella corrente a due metri da lui! Si capisce in fretta che non è una trota. Resta basso nella corrente. Si prende qualche metro di coda, resiste a lungo, poi si riavvicina per tirare di nuovo verso il largo. Appena Jacopo lo prova a trattenere si esibisce in due splendidi salti! E’ un tarpoon! Cioè, volevo dire: è un temolone! L’acqua velata deve aver favorito la mangiata nonostante il solido 0.18… per fortuna, perché questo pesce con un finalino classico da temolo sarebbe stato un bel casino. Con calma prendo il guadino dalla schiena di Jaco mentre lui giostra la sua lotta, ci parliamo tutti e tre, è arrivato anche Andrea… siamo una squadra adesso, noi tifiamo mentre Jacopo sta facendo la sua lotta con il nemico. Aspetto che lui mi porti il temolo, ormai stanco, nella rete… è un pesce magnifico! La prima volta è quasi dentro, sto per cedere alla tentazione di inseguirlo con il guadino, quando riparte furioso… panico! Era l’ultima fuga, pochi secondi dopo entra docile nel guadino. C’è!
Prima di liberarlo lo misuriamo in acqua: 46 cm! Lo ammiriamo, lo fotografiamo, lo annusiamo persino (profumo delicato di timo, di melone… meraviglia!)
Non c’è che dire, un pesce che vale l’intera giornata! Il primo temolo dell’Anonima, il primo di Jaco, è già di una taglia decisamente importante per le acque italiane.
Siamo tutti felici e appagati. Ancora dieci minuti di pesca, adesso tutti a ninfa, prima di smontare le canne e partire tra mille scherzi e battute. Euforia di una giornata splendida. Vi ricordate che avevo la febbre? “O muori o ti passa?” Beh, pescando è passata!
Un grande grazie ad Andrea Subitoni, nuovo amico dell’Anonima Cucchiaino, che ci ha portato in questo splendido angolo di Valtellina.
Adesso siamo in frenesia temolazzi… prossimo obiettivo: l’over 50 dei sogni, magari a secca!
Rock’n'Rod