Un altro vantaggio del vivere con un pescatore (e non uno qualsiasi ma della pluri premiata serie A) è quello di avere visione in anteprima delle catture leggendarie, che non arrivano mai sole, ma sempre condite e infiocchettate da milioni di commenti, specifiche geografiche e tecniche, spiegazioni sulla morfologia, livrea, peso, pinne etc. etc. che nemmeno Wikipedia…
Ne ricordo una, per la quale, essendo solo sul fiume, mi ha chiamato urlando con una crisi isterica di gioia, quasi in lacrime… la fario da 53 cm per essere precisi, che inseguiva da settimane… ma sicuramente è una mia pecca!!!
Più che altro sono resoconti e racconti di ciò che sarebbe potuto essere e non è stato e, siamo sinceri, è di questo che si nutre la vostra passione/malattia. Perché la cattura è sì il coronamento di un sogno, ma l’aspettativa e la speranza sono l’adrenalina che vi tiene in piedi, il non sapere che cosa ci sia dall’altra parte della canna fa sì che torniate e ritorniate e pellegriniate ancora attorno alla stessa pozza, lo stesso tratto di fiume, la stessa ansa di lago per giorni e giorni arrovellandovi sull’errore commesso, sulle modifiche da fare, sull’artificiale da usare, sul tipo di filo, sulla libagione sacrificata al grande dio della pesca che forse non era abbastanza carica (tenendo conto che l’acqua di trota bevuta dall’Anonima è alcool denaturato al 90%!). Insomma la cattura è importante ma, come diceva qualcuno più degno di me, l’importante non è la meta ma il viaggio!
Quindi le catture si succedono, tra le immagini del telefono, serratissime, intervallate da qualche foto di Cecilia e quelle che gli manda Pietro quando va sul fiume in solitaria (entrambe le interruzioni sono guardate con amore e devozione): per onestà intellettuale bisogna dire che ce ne sono davvero alcune notevoli che compensano invece quelle decisamente ridicole.
Io personalmente ascolto passivamente ciò che mi dice, ben conscia che l’enfasi dei toni è comprensibile solo dagli altri Anonimi, perché per il resto del mondo è eccessivo e fuori luogo qualsiasi entusiasmo del genere mirato a qualcosa che sia diverso da una vittoria multimilionaria alla lotteria!
In ogni caso la cattura è un qualcosa di tangibile, specifico, fisico, documentabile. Le catture sono sacre e, come tali, vanno trattate col dovuto rispetto: ci si spende in particolari descrittivi che iniziano con l’anatomia passando alle specifiche cromatiche, virando alla misurazione millimetrica e, finalmente, spendendosi liberamente nella fase del racconto…ah il racconto!
Il racconto, al contrario, è invece qualcosa di aleatorio, vago, mutevole, che si gonfia a ogni telefonata, cambia aspetto ma non sostanza (“ecco ha tirato durissimo per 10 minuti, no 15 no aspetta 40 minuti di lotta, ti rendi conto?!”), si carica di epicità e leggenda a seconda dell’enfasi utilizzata, da che c’era il sole e una lieve brezza, si passa a “Era una notte buia e tempestosa…”!!! Insomma un sacco di fiocchetti e arzigogoli che mi divertono tantissimo, a essere sincera!
In soldoni lasciatemi dire una cosa: voglio dire sei andato a pesca ed hai preso un pesce, ottimo, era lo scopo della giornata! È come se io, tornata dal lavoro, dicessi: sai, oggi ho lavorato…cazzo ma sono bravissima!
So che mi inimicherò tutta l’Anonima, ma agli occhi dei profani più o meno è così che funzionano le cose!
In realtà, però, ho imparato che la questione è anche un’altra.
È vero, era il solito posto, con i soliti artificiali, con la solita compagnia, più o meno alla solita ora, con la solita canna, con i soliti gesti, i soliti riti, le solite frasi e, come al solito, a ‘sto giro il fiume ha fatto di testa sua e, come al solito, vi ha emozionati ripagando la dedizione con un piccolo dono e, come al solito, tornerete per ringraziarlo e, come al solito, la ruota continuerà a girare…