Per fare da paciere tra la mia compagna e la sua rivale e proseguire l’iniziazione di mia figlia alle gioie alieutiche non potevo portarle a febbraio in barca a cercare lucci. Quindi ho pensato di trasformare una battuta di pesca estiva che, a dirla tutta, di pesca ne ha vista molta poca, ma ha sortito ottimi risultati a giudicare dai suoi pensieri qui sotto…
Ultimo week end prima delle vacanze, in compagnia di Caronte: per la sopravvivenza familiare e il benessere di Cecilia accetto la proposta di Jacopo di passare il sabato sul fiume, precisamente il Sesia.Partiamo con calma la mattina, purtroppo per lui che così, portandoci dietro come due borsoni da viaggio, sa già che si brucerà l’alba e il tramonto, momenti topici e particolarmente soddisfacenti per lui, ma alquanto improbabili da gestire con una pupa di un anno e mezzo…alla fine le ore di sonno sono preziosissime anche per lui! Sembra che stiamo partendo per quaranta giorni di vacanza: teli, borsa frigo, cambi a profusioni, pannolini per un esercito, pappe preparate e messe in fresco, insomma, oltre e tutto l’armamentario per la pesca c’è quello per due donne sul fiume: mica roba da poco!
Già usciti da Milano la temperatura si fa più clemente e arrivati a Varallo si sta decisamente bene: sole caldo e arietta fresca, una magia di fine luglio che solo posti come questo possono offrire: mercatino dell’antiquariato, pit stop panini imbottiti e via, alle 12 siamo sul fiume. L’acqua è gelida, e il mio costume da bagno mi consiglia vivamente di non provare nemmeno a bagnarlo perché sciopererebbe: io obbedisco, la temperatura esterna è piacevole anche senza nuotata, quindi, dopo il lancio d’ordinanza di una miriade di sassolini in acqua per placare la felicità infantile (e il cazziatone di Jacopo che intanto fremeva ordinandomi di smetterla perché se no non avrebbe abboccato nulla…!) io mi dedico alla bimba che mangia passeggia e si gode i fiorellini valligiani. Direi che è un bel miglioramento rispetto ai giardinetti cementificati sotto casa!
Magicamente, grazie allo scrosciare gentile del fiume, al chiaroscuro delle foglie che ondeggiano al vento, al frinire delle cicale, Cecilia crolla per una pennica ristoratrice ed io con lei: Jacopo si barda di tutto punto e decide di abbandonarci per un paio d’ore e fare qualche lancio lì vicino, soffocato dai waders ma esaltato all’idea di potersi dedicare finalmente a qualcosa di più stimolante del dare la pappa alla bimba sull’erba. Io mi sdraio sul telo, mi sembra di essere in un quadro impressionista: calma totale, il fiume scorre senza troppo impegno, cullandomi con la sua musica sull’erba alta e morbida delle sue rive: gli alberi danzano sulla mia testa, non ho pensieri, lei sta bene, lui sta bene, io sto bene. La mia famiglia è in pace e il caldo, maledetto lui, l’abbiamo lasciato a casa, insieme al resto dei pensieri che arruffano le menti prima delle vacanze. Dopo un paio d’ore Jacopo torna, la bimba si sveglia e cambiamo spot, mio malgrado…Sicuramente la seconda tappa può dare maggiori soddisfazioni al Pater familias, ma io e Cecilia ci ritroviamo a passeggiare su una stradina priva di senso avanti e indietro, senza prato, senza frescura, senza calma: orde di zanzare e tafani si raccolgono in quest’ansa di fiume, mi schiaffeggio ovunque come se non ci fosse un domani, tento di difendere la creatura da attacchi fotonici di animali non meglio identificati e, come da manuale, arriva anche il peggio: cambio di pannolino d’obbligo perché è arrivata quella importante! Grazie al cielo Jacopo è più scoglionato di me a causa della totale assenza di attività dei pesci quindi decidiamo di spostarci, io inizio a temere il peggio, ho paura della prossima tappa, voglio ritornare dove eravamo prima, nel paradiso terrestre, non nel regno di Bear Grylls!
Ci fermiamo in un posto magnifico, dove mi aveva già portato due anni fa, quando ho pescato per la prima volta con lui sul Sesia: c’è gente, fanno il bagno, sono matti!!!! Bambini che si tuffano da sassi immensi, sole del tardo pomeriggio, gente presa bene perché la giornata è stata magnifica: io mi conforto e mi godo il momento. Jacopo entra in acqua con Cecilia che decisamente sente meno il freddo di me, ma non è idiota: la infila due volte in acqua lei trema ma non si lamenta più di tanto, è troppo intenta a guardare bambini coraggiosi che fanno acrobazie nella pozza: in ogni caso il battesimo del Sesia è stato portato a termine, la nostra bimba un po’ gli appartiene, e lui a lei. Dovrà imparare a conviverci, se vuole avere argomenti di cui parlare con suo padre!!!! (mamma docet!)
Rinfrescata la pupa ci spostiamo verso l’ultima tappa: il posto è molto bello e rilassante, l’ora del tramonto si avvicina, un airone ci fa compagnia, noi donne raccogliamo fiori ai bordi del fiume, mentre il nostro maschio alfa si cimenta con un po’ di mosca pre ritorno. Noi lo guardiamo da riva, Cecilia lo chiama, lui ci guarda e sorride senza distrarsi troppo, alla fine ha pescato pochissimo e quel poco se lo deve gustare. Verso le 20, esattamente nel momento in cui iniziano le bollate (si, il gergo è tecnico e so pure cosa sto scrivendo!) si deve tornare a casa: Jacopo viene richiamato all’ordine e, docilmente, senza colpo ferire, si ritira: sono sicura abbia tirato giù l’intero paradiso perché so cosa si è perso…Io questa volta faccio ammenda: è vero, continuo a non capire come una persona sana di mente possa svegliarsi alle 3.30 del mattino a dicembre e passare la giornata sul fiume con un freddo polare, pioggia, neve e gelide folate di vento, ma qui, oggi, ho capito che il fiume è inaspettatamente bello. Bello non è un aggettivo banale, è bello perché l’ho vissuto con gli occhi di una bambina, e quindi uso un termine semplice ma completo: è sano, è piacevole, è affascinante, è imprevedibile, è sorprendente, è gentile, è discreto…insomma, è un ottimo amico.