Pescare così come Amare, ci accomuna tutti e tutti ci divide. Ognuno di noi pensa che il suo amore sia diverso unico e speciale, che il suo modo di vivere la pesca sia tutto suo, probabilmente è così. Eppure ci commuoviamo nel constatare che altri si emozionano come noi, che altri gioiscono e soffrono per Lei, la pesca. Siamo gelosi del nostro credo nella pesca, ma abbiamo bisogno di sapere che non siamo soli, ci consola e ci eccita il confronto con gli altri. Spesso diffidiamo di chi ci si presenta come pescatore, chissà come pesca o cosa crede di sapere della pesca… A volte nasce una solidarietà impagabile quando si capisce che l’altro vive come noi spirito ed intenzioni.
Come ogni amore è pericoloso. Qualcuno perde la testa per una tecnica della quale vuole diventare “Gran Maestro”, finisce per pensare solo al lancio, a diplomi, corsi, attrezzature e stile. Un altro subisce un’ossessione etica che lo porta ad atteggiamenti radicali e di odio verso chi agisce diversamente pur rispettando la legge. Altri ancora inseguono Moby Dick per una vita.
Questi amori estremi possono allontanarci un po’ da tutti i piaceri della vita che non sono Pescare, ma quel che è peggio è che possono persino allontanarci dal piacere stesso di Pescare!
No, non c’è contraddizione. Mi spiego.
Sono Pietro, ho 30 anni e da 12 sono dell’Anonima Cucchiaino, ho un problema: sono ossessionato dalla grossa trota marmorata nei “miei” fiumi. Quando pesco al mare, in lago, nei laghi alpini, in torrentelli, all’estero e ovunque non vi siano marmorate, pesco con fervente passione ma anche con spensieratezza e gusto per tutto quello che la pesca ha da offrirmi, spero in una bella cattura, ma sono felice di qualsiasi risultato. Quando sono sulle rive dei miei fiumi divento predatore ossessionato: l’attrezzatura è specifica, quindi piuttosto pesante; la ricerca è mirata, quindi solo certi punti del fiume. Risultato? Il 90% delle trote che prendo arrivano ai miei piedi in pochissimo tempo e la frizione quasi mai libera il suo celestiale canto…
Fino a qualche anno fa andare a trote voleva dire bobinare nylon più o meno dello 0,18, legare mepps 2 o 3 e, lanciando un po’ in tutto il corso del fiume o torrente, prendere tante trotelle. Quando una sui 30 abboccava era molto divertente combatterla e quando “La Bestia” sui 40 era incannata era un cinema di frizione e canna piegata. Oggi prendo mediamente molte più trote sui 40, quelle piccole cerco di non farle abboccare. Sono quasi sempre insoddisfatto dalla cattura, perché come minimo vorrei superare i miei record(1 e 2 ), se non addirittura lottare la mia Moby Dick dei sogni…
Non so perchè mi ossessiona questo pesce, la mia chimera. Va bene così. Voglio così. Scrivo solo per dire che in questo c’è qualcosa che non va, che non bisogna perdere di vista la meraviglia di riscoprirsi pescatori sul fiume come fosse la prima volta ogni volta. Non bisogna mai, lo sto dicendo in primo luogo a me stesso, diventare indifferenti alla cattura di nessun pesce. Soprattutto se sono pesci selvatici dobbiamo sempre accoglierli come un miracolo. Catture, foto, record e gloria possono essere una cornice, non l’obiettivo.
Oggi penso tutto questo perché le mie ultime due uscite di pesca mi hanno fatto enormemente felice nonostante avessi “dimenticato” l’obiettivo della marmorata dei sogni! E pensare che ero sul mio fiume preferito. Una settimana fa ero a pesca con un amico e con la fidanzata, entrambi alle prime armi; mentre gli insegnavo dove e come lanciare i loro piccoli rotanti, mi rendevo conto di come nessuna nozione sia scontata, di come ogni passo della conoscenza alieutica arriva da un lungo cammino di insegnamenti ricevuti ed esperienze fatte. Condividevo con loro la grande emozione di ogni abboccata, anche di piccole trotelle, era bellissimo, era tutto nuovamente nuovo!
Domenica invece, dopo aver pescato per metà giornata con la mia “ferraglia”, ho avuto il grande onore di pescare a ninfa con l’amico Franco Crozzoletto, garista molto forte in questa tecnica. Per me era la terza volta…
Franco mi ha guidato passo a passo, dai nodi della montatura fino al lancio e alla passata… Mi ha incoraggiato come farebbe un coach in gara, ha pazientemente aspettato quando restavo indietro a liberare le ninfe dal fondo del fiume o dalle cime dei rami, mi ha persino assistito mentre sbrogliavo prodigiosi ingarbugli! Da quanto non ingarbugliavo la lenza in questo modo? Mi sono ricordato le prime pescate a canna fissa e galleggiante da bambino… Non era meno divertente, non era meno magico, era già amore… Ogni età conosce il suo modo di amare e di pescare.
Quasi subito una trotella compassionevole si è appesa alla mia Phaesant Tail, brivido lungo la schiena di felicità! Una dopo l’altra tante diverse trote tra i 10 e i 30 centimetri, quasi tutte fario spettacolari… Finale 0,12, tecnica nuova per me… non pensavo al “Big Fish” a tutti i costi, forse non pensavo a niente o forse solo che era bello pescare! Pescare per pescare, non pescare per il record. Certo, se poi abbocca “quella bella”, tanto meglio…
Rock’n'Rod