Questa me l'ero proprio persa! Metti la paglia vicino al fuoco e ci vuol poco. Tipo Roberta Bruzzone e Vittorio Sgarbi. Due ai quali dire "volete un caffè?" potrebbe risultare operazione ad alto rischio di fibrillazione.
Un paio d'anni fa, la mantide della criminologia si è quasi pappata a colazione il critico d'arte a Linea Gialla quando la profiler dello stivale italiano bazzicava ancora per i salotti di Mediaset, prima di diventare parte a tempo pieno della squadra di "Porta a Porta" made in Rai.
In studio, quella sera, si parlava di femminicidio. Vittorio Sgarbi, sedicente vittima di stalking femminile, nutre una convinta avversione per quel termine per l'accezione anti-maschilista che sottende e per la sua inadeguatezza nel caso in cui ad uccidere le donne siano altre donne (caso Sarah Scazzi docet).
La Bruzzone non ci sta e lo accusa di tirare in ballo Avetrana per fare caciara. Il toro di Ferrara vede rosso e la linea del programma da gialla diventa nera.
Certo, femminicidio non sarà forse un termine universalmente accettabile ma quella sera rischiammo di vedere in onda un genocidio...