di Rina Brundu. A meno che non si tratti di un Tizio o di un Caio che é già passato a miglior vita, e/o di un Tizio o di un Caio che ho particolarmente ammirato quando era in vita, mi capita raramente di prendere posizione pubblica a favore di qualcuno. Credo fermamente che quando il “credit is due” bisogna concederlo, detto altrimenti non ho difficoltà a riconoscere i meriti di chiunque, però so anche molto bene che il confine tra merito riconosciuto e leccaculismo, specialmente nel mondo giornalistico, e specialmente in Italia, è molto sottile e quindi ne traggo le conseguenze, mi comporto di conseguenza.
Aggiungo anche che a mio avviso uno scrittore, un giornalista serio può intervenire solo per “criticare”, per porre in evidenza un “difetto”, i pregi infatti si raccontano da sé e non necessitano di alcuna “spintarella” tipo elegia mollicchiana per ingigantirli ulteriormente. Naturalmente la critica deve essere onesta, motivata, non fine a se stessa e deve fermarsi al “lavoro” sotto esame, non deve mai riguardare la persona.
Detto questo io ritengo che il nuovo “scandalo” giornalistico italico, fomentato da chissà quale anima pia mediatica e/o Cardinal Richelieu de-noartri nascosto nell’ombra, scandalo in conseguenza del quale 91000 anime belle (tante sarebbero nel momento in cui scrivo), avrebbero già sottoscritto la petizione per radiare Maurizio Belpietro, direttore di Libero, dall’Ordine dei Giornalisti, sia una mera puttanata. Soprattutto ritengo che sia una puttanata disonesta, perbenista e puzza così tanto di spirito jihadista radical-chic che mi fa schifo finanche parlarne.
Mi preme precisare che io non conosco Belpietro, che non lo stimo particolarmente come giornalista e soprattutto che volutamente non ho letto il suo articolo “Bastardi islamici”, il cui titolo a caratteri cubitali, in prima su Libero avrebbe scatenato la furiosa reazione dei jihadisti radical-chic nostrani. Penso anche che avere il coraggio di lasciare l’ODG sia titolo di merito e onore per ogni professionista davvero degno di questo nome. Dato che su questo sito pubblicano i loro articoli e i loro lavori tanti intellettuali islamici e dato che molti miei amici sono di religione musulmana, mi ritengo infine scusata se non spiegherò il perché quel titolo non mi ha affatto offeso.
Di converso non ho difficoltà alcuna a dire che mi offende violentemente l’utilizzo dell’arma mediatica per fare fuori con la censura gli sgraditi all’establishment, mi offende violentemente la grande ignoranza di chi non capisce (o fa finta di non capire) cosa sia il giornalismo, come vive il giornalismo al tempo di internet, come si esprime l’emotività in epoca digitale, come il nostro linguaggio sia cambiato nelle ultime decadi, come sovente sia completamente sparita la relazione tra significato e significante, mi offende violentemente l’incapacità intellettuale di chi si rifiuta con ostinazione di capire il tempo in cui vive pretendendo che sia quel tempo ad adeguarsi ai suoi ragionamenti ottusi.
Soprattutto mi offende profondamente la retorica melensa e senza freno con la quale in queste ore nei talk, nei programmi di similapprofondimento politico, nei ridondanti quanto inutili telegiornali italiani, si vanno uccidendo le vittime di Parigi una seconda volta : Jihadismo radical chic c’est d’la merde!
Proprio come la censura!