Petrolio, inquinamento e povertà nel Delta del Niger

Creato il 07 settembre 2011 da Simonetta Frongia
Ricevo e pubblico
Quasi tre anni dopo le pesanti fuoriuscite di petrolio che devastarono Bodo Creek, nel Delta del Niger, non c'è stata bonifica e i residenti non hanno ottenuto giustizia. Una ricerca di Amnesty International ha messo in luce le conseguenti violazioni dei diritti umani, compresa la distruzione di mezzi di sostentamento, come ha raccontato un pescatore i cui stagni per la pesca sono stati completamente contaminati dal petrolio: "Dal 2008 fino ad oggi non ho potuto fare niente. Di solito andavo sulla riva del fiume a pescare ma ora ritorno a casa senza niente".Il petrolio ha distrutto la sua vita.Da decenni, l'inquinamento causato dalle aziende petrolifere è uno dei maggiori problemi nel Delta del Niger. Fuoriuscite, sversamento di rifiuti e gas flaring hanno danneggiato il suolo, l'acqua e l'aria, hanno messo a rischio la vita delle persone e il loro diritto alla salute, al cibo e all'acqua pulita, hanno distrutto i loro mezzi di sostentamento, come la pesca e l'agricoltura.L'impatto devastante dell'inquinamento sul territorio dell'Ogoniland, nella regione del Delta del Niger, è stato denunciato anche da un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) pubblicato ad agosto 2011 e basato su due anni di approfondite ricerche scientifiche. Le fuoriuscite di petrolio sono la conseguenza di tubature corrose, scarsa manutenzione e perdite, ma anche da errori umani, atti vandalici e furti. La Shell Petroleum Development Company, una sussidiaria di Royal Dutch Shell, ha ammesso che quelle del 2008 a Bodo sono state causate da un danno ai dispositivi e, di recente, e riconosciuto la sua responsabilità durante un processo nel Regno Unito. Nonostante gli effetti sulla vita di centinaia di migliaia di persone, il governo nigeriano, a sua volta partner dell'industria petrolifera con una propria azienda, non ha attuato una normativa forte ed efficace per regolare le attività estrattive. Le aziende petrolifere continuano quindi a sfruttare il debole sistema normativo, mettendo in atto cattive pratiche, senza prevenire i danni ambientali e senza rimediare agli errori. Amnesty International vuole porre fine a catastrofi come quella di Bodo. Per questo la sua campagna sui diritti umani nel Delta del Niger, lanciata nel 2009 passa ora a una nuova fase.Dobbiamo chiedere alle aziende di bonificare le aree inquinate e di risarcire chi è stato colpito dalla loro negligenza. Il governo nigeriano deve rafforzare le sue leggi per fare in modo che le aziende rispondano del loro operato e che le vittime ricevano giustizia. Anche i governi dei paesi dove hanno sede le multinazionali che operano nel Delta del Niger, come Olanda, Regno Unito, Francia e Italia, devono regolamentare le attività delle loro aziende in sede e all'estero e sostenere la necessità di bonificare. La campagna per i diritti umani nel Delta del Niger ha già ottenuto dei successi. Shell, Eni e Total hanno reso note informazioni sull'impatto ambientale e la Shell ha commissionato una ricerca sull'impatto delle sue attività nel Delta del Niger (Niger Delta Environmental Survey). A gennaio 2011, il parlamento olandese ha tenuto un'udienza pubblica sull'impatto dell'industria petrolifera nel Delta del Niger. Ma occorre aumentare la pressione. E il primo obiettivo è ottenere che il presidente della Nigeria supporti pubblicamente le operazioni di bonifica e rafforzi la regolamentazione dell'industria petrolifera. Aiutaci a raggiungerlo. Firma l'appello! 
Link a pagina appello http://www.amnesty.it/delta_del_Niger_deve_essere_bonificato
Fonte: http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2352

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