Magazine Diario personale

Petzi

Creato il 05 aprile 2013 da Povna @povna

Per questo venerdì la ‘povna non sapeva che cosa proporre: troppe idee, e poco tempo per scrivere. E dunque stava per rinunciare. Leggendo però come ogni settimana il post di Homemademamma, ha visto che parlava di un libro che le è molto caro, e che ha a lungo studiato (e sul quale ha pubblicato e scritto). E proprio per questo, seguendo l’onda della passione per la letteratura giovanile, che accompagna da tanti anni la sua vita e le sue carte, ha deciso di proporre un argomento che riguarda anche la sua ricerca, e di parlare di un libro per bambini.
Ha scelto, per questo, la serie di Petzi, libri illustrati per bambini che nascono in Danimarca nel 1951 (autori: Carla e Vilhelm Hansen), che hanno per protagonista l’orso Rasmus Klump (nell’originale), tradotto poi in Germania “Petzi”, appunto (cioè: “orsetto”) e da lì passato, con il suo nome tedesco, alla pubblicazione italiana per Vallardi, dove arriva (buon ultimo), dopo molte e internazionali traduzioni.
La storia, in sintesi, è presto detta: un gruppo di amici (Petzi, l’orso; Otario, la foca; Pingo, il pinguino, Pelle, il pellicano; Tartalenta, la tartaruga; Hocus Pocus, il pappagallo) si ritrovano per giocare “fuori” tutti i giorni, e immaginano avventure e mondi. Nel primo episodio, costruiscono una barca di legno (che Petzi chiama Mary, in onore della sua mamma), con la quale tutti insieme salpano, per navigare sui mari più perigliosi le loro splendide avventure. E’ così che i nostri eroi sbarcano su un’isola deserta, vedono le piramidi, esplorano il paese del sonno. Oppure, ancora: visitano il Polo Nord, fanno il giro del mondo, giocano a Robinson. Tutte le volte rischiano la pelle, salvandosi per miracolo, e tutte le volte, terminano le avventure, felicemente, nel porto sicuro della casa. Là la mamma di Petzi aspetta tutti, padella in mano, pronta a scodellare ottime frittelle, che sono il miglior modo per concludere una faticosa giornata di giochi e di invenzioni. Perché – ed è questo l’aspetto più significativo – le avventure di Petzi e dei suoi amici, come è ovvio, non si pongono sul piano di un autentico viaggio intorno al mondo, ma alludono, in maniera esplicita, alla attività di cosiddetto make believe, che presiede a tutti i giochi dell’infanzia, secondo quella pratica del “facciamo che si era..” che ti permette di trasformare un po’ di legno nella nave dei tuoi sogni e di partire alla scoperta del tesoro. Un processo, quello dell’invenzione romanzesca, che con ogni evidenza ricalca i meccanismi che si innescano con l’atto di lettura stesso. In questo modo, dunque, e proprio come avviene in tanti libri per ragazzi, anche il lettore viene chiamato idealmente a far parte della ciurma, uno dei tanti amici di Petzi, che può, anche lui, attraverso immaginazione e sogno, contribuire alla continuazione potenzialmente infinita della trama.
Purtroppo i libri di Petzi, in Italia, sono usciti di produzione da tempo, ma si trovano in altri paesi e lingue. E anche in qualche rete bibliotecaria. La ‘povna spera però, attraverso questo brevissimo accenno, di poter contribuire a un ritorno – chi sa, magari, in grande stile, e presto – della sua fama.
E, mentre da un lato consegna per una volta all’attenzione anche un’immagine, dall’alto sceglie di salutare tutti con una delle filastrocche canticchiate, al momento di salire sulla Mary, da Tartalenta: una sorta di inno a lasciarsi catturare dalla propria predisposizione al romanzesco. Perché poi, una volta a bordo, e con un bravo timoniere, la nave delle avventure, è noto, da qualche parte attraccherà.

Petzi

Già son dentro Pelle e Pingo
forza Petzi, se no spingo.
Prego entri la gallina
non ci metta una mattina.
E Tartalenta questa volta
Tartatosta diverrà.


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