Magazine Diario personale
Un evento normale e corrente che affrontiamo circa ogni 10 anni (amenoché non abitiate in Belgio o Francia), mi ha lasciato una strana sensazione di malinconia.
Dopo circa 2 mesi di burocrazia italo-spagnola (qualcosa che solo il demonio può creare) ho detto addio alla mia patente italiana e ai suoi 28 punti che ho accumulato negli anni per la mia guida perfetta (ehehe) per accogliere la nuova, sempre rosa, sempre uguale, ma spagnola patente di guida (che però ha al massimo solo 15 punti!)
Non pensavo mi venisse la malinconia, invece sì .
Infatti qua in Spagna, pur residente dal 2009, mi hanno sempre detto che appartenendo alla UE non ci sarebbe stato bisogno di un repentino cambio di documenti di identità, ma in base alla loro progressiva scadenza li avrei rinnovati con i nuovi dati. Tutto tranquillo fino ad oggi. Il passaporto scade nel 2016, la carta di identità nel 2019. Robe di Ambasciata italiana poi, nessun spagnolo in mezzo.
La patente scade il 26 giugno 2014 e quindi mi sono mossa per tempo, ho iniziato le pratiche in febbraio.
Temendo di ritrovarmi senza patente, ho riempito moduli, pagato tasse e fatto vari viaggi all'ufficio di Trafico senza soffermarmi al simbolismo che ha cambiare la patente, vero che è europea ormai quindi a prima vista sono tutte uguali, ma è uno dei tanti oggetti che - ho scoperto solo oggi- ti fanno sentire identificata.
Il mio socio belga per esempio ha la patente a vita (sì, a vita!!, anche in Francia funziona così!) e secondo lui avrei potuto spendere i soldi di tutta sta strafila (60€) per andare a Modena e rinnovare là per due ragioni: sentirmi italiana per altri 10 anni ancora e continuare con i miei stupendi 28 punti, senza correre il rischio di perderli perché abbiamo oramai la certezza che nessuna multa che comporta perdita di punti passi il confine. In Belgio poi non ci sono punti da togliere, il mio socio va per le strade libero e felice e totalmente immune a questi rischi. E' un ottimo autista, ci tengo a precisare.
Tornando romantiche:
a me piaceva leggere l'indirizzo della mia casa di Cavezzo sulla mia patente, nonostante la foto orribile (ecco, ho pensato più volte a inscenare uno smarrimento pur di rifarla) leggevo la data 2004 e mi venivano in mente i ricordi degli anni passati....senza patente soprattutto. Un prima e un dopo.
Era diventente poi marear alla polizia dovendo ogni volta tirare fuori tutti i documenti in mio possesso (patente, carta di identità italiana, poi quella provvisoria spagnola e se c'era pure il passaporto) per ricostruire la mia storia identitaria: da dove vengo, dove vado, se sono residente o no (da questo dipende il modo in cui ti tratta l'agente e quindi anche io in base alla convenienza facevo l'italiana in vacanza o facevo la persona civile).
Ci tengo a precisare che pure io guido molto bene, i miei controlli sono sempre stati per routine e non per infrazioni.
Ora la mia patente....puff, non c'è più: presa alla sprovvista ho scoperto lì, in quel momento lì, mentre afferravo la mia nuova patente che la mia era stata ufficialmente ritirata, per essere riconsegnata alla Motorizzazione di Modena, dove sarebbe andata distrutta.
Ho pregato di poterla tenere per ricordo, anche tagliata in due, ma no, dicono di no, perché devono corrispondere le patenti in giro per l'Europa, non è possibile averne due (non ci credo proprio che qua a Valencia, ci sia qualcuno che aspetti un fax da Modena che confermi l'avvenuta distruzione della mia patente).
Un pezzo di me quindi è andato. Triturato. Dimenticato. Ritirato.
Sono ogni giorno sempre più spagnola.
Quando toccherà alla carta di identità -mi toglieranno la italiana, per confermarmi la spagnola- penso entrerò ufficialmente in crisi.
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