![Phantasm II: the ball is back Phantasm II: the ball is back](http://m2.paperblog.com/i/228/2280189/phantasm-ii-the-ball-is-back-L-ZEI1mc.png)
Otto anni dopo il clamoroso successo di Phantasm, il regista Don Coscarelli ci riprova e mette in cantiere il seguito della fortunata pellicola che lo aveva reso celebre. Lo scenario ora è completamente cambiato: la Universal Picture, avendo fiutato il business, mette a disposizione di Coscarelli tre milioni di dollari per la produzione, una somma di denaro spropositata se pensiamo a quanto poco era bastato per realizzare il primo Phantasm. Talmente grande è la voglia di ritornare a fare horror, dopo una sfortunata parentesi fantasy (Kaan, il principe guerriero, 1982), che Coscarelli infine accetta, pur nella consapevolezza di mettersi nelle mani di personaggi che finiranno per snaturare completamente l’idea originale. Quell’atmosfera onirica, cupa e angosciante che, oggi possiamo affermarlo senza ombra di dubbio, aveva trasformato Phantasm in un capolavoro, non poteva essere accettata dai nuovi finanziatori. Un cambio completo di stile era quindi necessario: non più sogni e visioni, non più illusionismi di sorta. La trama del sequel doveva essere lineare (pur introducendo alcuni accenni di novità) e non concedere il minimo spazio a possibili diverse interpretazioni (che però, nel corso della saga, continuarono ad attecchire nell’immaginario dei fan grazie agli indizi disseminati qua e là dalla sapiente mano del regista).
Il cast originale che, lo ricordiamo, era composto prevalentemente da amici e parenti di Coscarelli, era inaccettabile, e inoltre venne ritenuto necessario l’inserimento di presenze femminili che potessero meglio intrattenere “visivamente” il pubblico pagante. Vennero quindi reclutate la modella Samantha Phillips e, soprattutto, la giovane attrice Paula Irvine, che avrebbe dovuto occuparsi dell’iniziazione sentimentale dell’ormai cresciuto Mike. I tre protagonisti di Phantasm, vale a dire Bill Thornbury, Reggie Bannister e Michal Baldwin, erano sacrificabilissimi, non avendo avuto alcuna esperienza di rilievo nel cinema dopo il primo capitolo. Servivano quindi nomi di grido che, stampati sui cartelloni, potessero fungere da calamita per il pubblico. Don Coscarelli riuscì in qualche modo ad ottenere che almeno uno dei tre potesse partecipare al sequel e la scelta più ovvia fu quella di mantenere Reggie Bannister. Il personaggio di Thornbury (Jody, il fratello di Mike) era stato infatti dato per morto al termine del primo film e, senza grossa fatica, poteva rimanere tale. Il personaggio di Baldwin (Mike), tredicenne nel primo capitolo, era ormai sostituibile con un qualsiasi adolescente di bell’aspetto. La Universal stava in poche parole facendo a pezzi il lavoro di Coscarelli ancor prima di cominciare. Al termine dei provini realizzati per trovare un nuovo volto al ruolo di Mike (ai quali, si dice, partecipò anche un certo Brad Pitt) la scelta ricadde sul giovane James Le Gros: scelta alquanto opinabile, visto che il ragazzo all’epoca aveva al suo attivo solo un orribile filmetto di fantascienza straight-to-DVD dall’agghiacciante titolo di “Solar Babies” (I guerrieri del sole, 1986). Non si può tuttavia dire che James Le Gros, a conti fatti, se la sia cavata male: riuscì a costruire un buon feeling con Bannister e a lasciare a posteri un “Phantasm II” tutt’altro che disprezzabile.
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Il nuovo capitolo inizia nel punto esatto in cui termina il precedente, riprendendo alcune scene già viste e integrandole con altre nuove girate utilizzando una ragazzina, ripresa di spalle, nei panni della versione tredicenne di Mike. Piccola digressione: il doppiaggio italiano, dispiace dirlo, lascia immediatamente esterrefatti, trasformando il defunto fratello di Mike in… una donna! Proprio all’inizio del film, infatti, a Reggie viene fatto dire “Mi dispiace che tu abbia perso tua sorella Jodie”! Un errore clamoroso indubbiamente dovuto al fatto che la frase originale in inglese poteva dare adito a fraintendimenti, ma soprattutto alla superficialità del traduttore dei dialoghi, che evidentemente non si prese la briga di guardarsi il primo film prima di preparare i brani del sequel da doppiare. Fine della digressione.
Dopo gli avvenimenti narrati nel primo capitolo, troviamo Mike in un ospedale psichiatrico nel quale è rimasto confinato per ben sette anni. Non ci spieghiamo come sia potuto finire lì, dopo che Reggie alla fine del primo film aveva promesso di prendersi cura di lui, ma è meglio non farsi troppe domande. La verità è che tutti affermano che sia stato Mike a sognare i terribili avvenimenti narrati nel primo film: non solo lo psichiatra che lo ha in cura, ma anche Reggie, in un flashback di sette anni prima, si diceva certo di questo.
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Se, per come ve l’ho raccontato, qualcuno pensa di poter facilmente arrivare alla conclusione che “Phantasm II” sia poco più di un malriuscito tentativo di dare un seguito ad un inarrivabile cult, ebbene si sbaglia. Certamente il film ha diverse pecche, in primis incongruenze nella sceneggiatura (non ci si spiega, ad esempio, come mai il Tall Man non catturi Mike mentre è internato tra le mura dell’ospedale, come mai attenda ben sette anni prima di sterminare la famiglia di Reggie, come mai si lasci sfuggire Liz più volte ecc.), ma, tutto sommato, il risultato è godibile. Grazie all’agghiacciante figura del becchino dispensatore di morte, questo “Phantasm II” riesce ad elevarsi nettamente sopra la media dei film horror prodotti in quel, per certi versi, malaugurato decennio. Qual è lo scopo ultimo del Tall Man, alla fine delle visione, ancora non è dato sapere. Ma al termine della proiezione ci rimarranno nelle orecchie per molto tempo le sue ultime parole: “Non è mai finita!”