
Solitamente i Day organizzati dalla nostra congrega segreta servono a festeggiare compleanni di attori o registi, o celebrarne un nuovo film come fatto lo scorso mese con Scorsese.
Purtroppo questa volta poco c'è da festeggiare, se siamo tutti qui a scrivere è infatti perchè qualcuno di molto grande se n'è andato, e prima del previsto.
La morte di Philip Seymour Hoffman ha inevitabilmente toccato milioni di persone, da chi lo conosceva -come i suoi colleghi, tra cui la bella Cate Blanchett che gli ha dedicato il BAFTA vinto qualche giorno fa- a chi semplicemente lo ammirava sul grande schermo, rimanendo ammaliati dalla sua bravura e toccati dalla sua percepibile lotta interiore.
Personalmente devo ammetter che Philip non mi è mai stato particolarmente simpatico, visto che per forza di cose lo associo ai personaggi scomodi che spesso interpretava, come il subdolo Master.
Questa giornata a lui dedicata non mi sembra però un affronto, anzi, perchè la sua bravura, come la sua intelligenza, le ho sempre percepite e ammirate, e lo strano sentimento di tristezza e di sconforto che ho sentito non appena informata della sua morte, sono bastati a farmi capire che questa bravura e questa intelligenza scavalcano di gran lunga l'antipatia.

Esempi a dimostrazione ce ne sarebbero davvero tanti nella sua folta filmografia, ma Il dubbio -che ancora mi mancava- riesce non solo a portare a galla tutto il suo talento, ma anche a far eclissare, per una volta, una Meryl Streep ugualmente in forma che qui con i suoi urli e la sua testardaggine non ha la stessa forza emotiva del silenzio e dell'angoscia di Hoffman.
La sfida fra i due attori è comunque a livelli altissimi, resi ancora più solidi da una sceneggiatura derivata dall'omonimo dramma teatrale, premio Pulitzer nel 2005, e portato sul grande schermo dal suo stesso autore John Patrick Shanley.
Le parole, taglienti, così come la trama stessa, avvincono i due attori in un clima austero e freddo, facendo dei loro personaggi dei caratteri sfaccettati e complessi difficili da incasellare.
Come il titolo stesso dice, il dubbio aleggia su ognuno di loro.
Sorella Aloysius Beauvier e Padre Brendan Flynn sono infatti all'opposto, sia per come si approcciano agli altri -in modo gioviale e diretto lui, severo e inflessibile lei- sia per come intendono l'educazione: se il primo parla e comunica con i suoi ragazzi, lei li sorveglia, incute timore e li punisce in modo da renderli forti e da dare loro la disciplina necessaria in un modo che già nei primi anni '60 iniziava ad essere retrogrado.
Ma cos'è il dubbio di cui sopra? Noi pubblico inizialmente non possiamo che patteggiare per padre Flynn, per il suo metodo educativo e per il suo modo di rapportarsi con i ragazzi, capendoli e proteggendoli. Le accuse quindi di pedofilia appaiono come una vendetta o una ripicca per come esclude la Beauvier dalle sue decisioni e dai suoi rinnovamenti moderni, con lei che cerca scuse, che si appiglia a dettagli pur di avere ragione.
E se quella ragione invece la avesse? Se il dubbio che lei stessa per un momento ha, si insinuasse anche a noi, stravolgendo l'immagine buona di questo prete? In un niente, quindi, la Beauvier passerebbe nel giusto, e la sua ossessione diventerebbe l'unico baluardo di verità e di giustizia a cui appigliarsi.

Senza spoilerare oltre di una trama per quanto semplice ugualmente complessa, il film va visto appunto per gli attori coinvolti, per la loro bravura e per la loro intelligenza.
Oltre alla Streep e a Hoffman, c'è spazio pure per una timida Amy Adams, sempre simile alla connazionale Kidman, che qui calza a pennello come fragile e semplice sorella con la vocazione per l'insegnamento, e anche per una comparsata di Viola Davis, madre disperata e senza apparente coraggio.
I tre sono così i vertici di un triangolo dove le parole, la verità e i segreti si spostano man mano.
Come sarà anche per Osage County, la derivazione letteraria è particolarmente sentita, con la regia che per quanto perspicace e azzardata in qualche suo movimento preferisce nascondersi a favore di una sceneggiatura solida e di interpretazioni di alto livello.
Nonostante la caduta pietistica nel finale, Il dubbio ha sicuramente meritato quelle nomination agguantate -di cui nessuna però andata a segno- e merita di essere visto per ricordare un attore tanto bravo quanto intelligente, che strega la macchina da presa e cattura lo spettatore nella sua battaglia interiore, che qui, ancora una volta, si percepisce e si vede.

Per continuare a ricordare Philip Seymour Hoffman, passate anche da:
Il Bollalmanacco
White Russian
Viaggiando Meno
Non c'è Paragone
Cinquecento Film Insieme
Pensieri Cannibali
Montecristo
Director's Cult
50/50
Scrivenny 2.0
Combinazione Casuale