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E' stata la piccola sorpresa di Venezia, dove la sua stella è riuscita a brillare ammirata da tutti tra i filmoni impegnati e sperimentali che accalcavano il Lido (ne parlai brevemente anche qui).
Il motivo è presto detto: Philomena è uno di quei rari film che riescono in continuazione a far spuntare un sorriso, anche tra le lacrime di una storia commovente e toccante e per nulla disimpegnata.
A rendere il tutto ancora più indimenticabile e perfetto è una Judi Dench in stato di grazie e immeritatamente non vincitrice della Coppa Volpi, ma che punta sicuramente al Golden Globe e all'Oscar dall'altra parte dell'oceano, perchè come ha saputo dare un tono e una vita alla sua Philomena (tra parentesi, storia vera e tratta dal libro The lost child of Philomena Lee) non sarebbe riuscito nessuno.
La donna è una classica signora inglese che vive tra trasmissioni tv di bassa lega e romanzi sentimentali dai lieti fine passionali, che dopo 50 anni di silenzio condivide con la figlia il segreto di aver avuto un altro figlio, al di fuori del matrimonio e in ancora tenera età. Costretta dalla famiglia a vivere nel convento di Roscrea per espiare la sua colpa, finirà per perdere il figlio in adozioni segrete che le suore gestiscono con l'America.
Con il proposito di ritrovare questo suo figlio, la strada di Philomena va a incrociarsi con il giornalista decaduto Martin Sixsmith, con il quale inizierà una ricerca minuziosa che li porterà in America e nuovamente in Irlanda, dove fare luce su atti e anni fin troppo oscuri.
La carta dei sentimenti è giocata fin dall'inizio, con l'amore di una madre giovane che torna a bussare nel cuore di una fragile ma battagliera donna, che con il tempo ha sempre saputo perdonare quanto avvenuto, continuando a mantenere la sua fede e i suoi credi. Ma quello che rende Philomena così indimenticabile è la spontaneità e l'ingenuità di questa donna, il suo contrapporsi naive con la borghesia di Martin, rendendo il loro viaggio e la loro coppia sempre più esilarante e divertente. Siamo quindi davanti al più tipico humor inglese, con stoccate all'economia di Ryanair, ai romanzi harmony e al mondo del giornalismo che fanno della sceneggiatura un mix perfetto di ironia, emozione e intelligenza.
Ma in questo piccolo film c'è spazio anche per temi importanti e pesanti, come il ruolo discutibile della Chiesa negli anni passati o la sfera omosessuale nella politica americana.
E se Judi Dench troneggia nel ruolo splendido che Stephen Frears le regala, a fargli da contraltare è un altrettanto in forma Steve Coogan, qui anche in veste di sceneggiatore.
I due diventano così protagonisti di un piccolo gioiello che è impossibile non amare, e che tra lacrime e risate conquisterà anche i più duri di cuore!
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