Magazine Cinema
(id.)
di Stephen Frears (Gb, 2013)
con Judi Dench, Steve Coogan, Mare Winningham, Barbara Jefford
durata: 94 min.
★★★☆☆
Correva l'anno 2002 quando Peter Mullan e il suo film Magdalene vinsero un contestatissimo Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia, pesantemente criticato da tutto il mondo conservatore e oggetto di azioni giudiziarie da parte della Chiesa Cattolica (retta all'epoca dal beato Karol Wojtyla) che arrivò addirittura a richiedere il ritiro dalle sale della pellicola. Magdalene era un film-denuncia che raccontava i soprusi subiti da alcune ragazze madri irlandesi che venivano segregate come prigioniere all'interno di conventi gestiti da suore per espiare la loro colpa (quella di aver concepito un figlio fuori dal matrimonio). I figli del peccato venivano poi venduti a peso d'oro (e all'insaputa delle loro madri) a facoltose coppie in cerca di adozioni facili. Più di un decennio dopo la storia, fortunatamente, non si ripete: nell'epoca di Papa Francesco può succedere che un film sulla stessa tematica approdi felicemente al Lido, raccolga consensi unanimi, sfiori la vittoria e apra la strada verso l'oscar alla sua splendida interprete... i tempi (e la Chiesa) cambiano!
Intendiamoci, Philomena è un film dai toni ben diversi rispetto a Magdalene: il film di Mullan era un atto d'accusa durissimo, frontale e quasi documentaristico sulle terribili condizioni in cui versavano le disgraziate protagoniste. Stephen Frears invece ha un approccio molto più sottile e pungente sull'argomento, se non addirittura ironico rispetto al suo impetuoso collega scozzese. Molto più british, insomma. Però le tematiche dei due film sono identiche: anzi, potremmo quasi dire che Philomena è l'ideale continuazione di Magdalene, la sua trasposizione ai giorni nostri, oltretutto basata su una storia vera: Philomena Lee è infatti un'anziana signora irlandese, realmente esistente, che dopo cinquant'anni si mette in testa di ritrovare quel suo figlio che, quando era ancora minorenne e rinchiusa nel convento-lager, fu costretta a dare in adozione contro la sua volontà. Ad aiutarla nella ricerca ci penserà un cinico giornalista disoccupato che, frequentando l'arzilla vegliarda, dovrà ricredersi su molte cose riguardo le priorità e i valori della vita.
Philomena è infatti un film sull'importanza e il senso del perdono: su quell'autentica lezione di carità cristiana e la relativa superiorità morale e spirituale che questo personaggio semplice e umile riesce ad impartire alla comunità ecclesiastica, ancora arroccata (dopo mezzo secolo!) dietro al silenzio e all'omertà. Stephen Frears si conferma ancora una volta grande direttore di attrici: dopo aver servito l'oscar su un piatto d'argento a Helen Mirren con The Queen si appresta a fare lo stesso con la 'regale' Judi Dench. Certo quando si ha a che fare con interpreti di questo calibro il compito è senz'altro agevole, ma va detto che anche la sceneggiatura dello stesso Steve Coogan (che recita accanto alla Dench nel ruolo del cronista) è tagliata su misura per l'occasione.
Proprio questo è, paradossalmente, l'unico difetto di una pellicola fin troppo 'perfetta' in ogni suo particolare: Philomena è un film che va esattamente nella direzione che ti aspetti, senza sussulti nè colpi di scena, condotto con mani sapienti ma che non rischiano mai. E' un film impeccabile, dalla confezione extralusso, ideale per le feste natalizie ma che non riesce a toccarti le corde dell'emozione come dovrebbe (tranne forse che nello struggente finale). Un film costruito per andare lontano, riscuotere successo e apprezzamento dalla critica nonchè gli applausi degli spettatori in sala, però innegabilmente un po' troppo 'impostato' per piacere davvero come dovrebbe.
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