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Oggi non parleremo né di libri né di cucina: vorrei presentarvi un film che ho avuto il piacere di vedere al cinema qualche tempo fa, un film che mi ha colpito profondamente, Philomena di Stephen Frears con Judie Dench e Steve Coogan.
Philomena di Stephen Frears con Judie Dench e Steve Coogan USA/GB/Fr - 2013 drammatico uscita Italia - dicembre 2013 tratto dal libro "The lost child of Philomena Lee" di Martin Sixsmith - in Italia per Piemme
Irlanda, 1952. Philomena Lee, ancora adolescente, resta incinta. Cacciata dalla famiglia, viene mandata al convento di Roscrea. Per ripagare le religiose delle cure che le prestano prima e durante il parto, Philomena lavora nella lavanderia del convento e può vedere suo figlio Anthony un'ora sola al giorno. A tre anni Anthony le viene strappato e viene dato in adozione ad una coppia di americani. Per anni Philomena cercherà di ritrovarlo. Cinquant'anni dopo incontra Martin Sixmith, un disincantato giornalista, e gli racconta la sua storia. Martin la convince allora ad accompagnarlo negli Stati Uniti per andare alla ricerca di Anthony.
Entrata al cinema, devo ammettere di aver sperimentato un pò di perplessità: sapevo che il regista di Philomena, Stephen Frears, aveva diretto un film che non mi aveva lasciato molto di più se non.. noia. Sto parlando di The Queen, film vecchio di qualche annetto ormai che, per quanto avesse un soggetto sicuramente interessante (con una Helen Mirren fantastica, questo bisogna dirlo) e capacità di attrarre e di incuriosire (la storia partiva dalla morte di Diana "percepita" dalla regina) era.. lento. Dannatamente, noiosamente, irrimediabilmente lento. Detta in poche parole: una noia mortale.
Proprio per questo, per quanto già da Madeline, il tema dei "bambini rubati" nell' Irlanda degli anni 50 mi interessasse parecchio, temevo "l'effetto Frears": lentezza e noia, ecco.
Sono rimasta sorpresa, invece, assolutamente si: lo storia è talmente potente, Judie Dench così grandiosa, il suo personaggio così innocente, così vero, così positivo.. che il film non può che risentirne, ed in positivo direi!
Uno dei punti di forza di questo film, è la storia che racconta. Una storia toccante, emozionante come soltanto una vicenda che parte da avvenimenti reali, sofferenza tangibile e documentata, può essere. La storia di una ragazza che scopre il sesso senza nemmeno sapere effettivamente cosa fosse. Una ragazza colpita dalla vergogna di aver partorito un figlio di nessuno, un bambino nato nel peccato - nella cattolicissima Irlanda degli anni 50. Un bambino che le sarà portato via, venduto da suore interessate a "cancellare il peccato" (guadagnandoci sopra, perché no), un bambino che non riuscirà mai a dimenticare, che rimarrà per sempre nei suoi pensieri fino al giorno in cui, cinquant'anni più tardi, grazie all'incoraggiamento della figlia e ad un cinico giornalista, partirà alla sua ricerca.
Il tema del peccato e della sua espiazione, ci accompagna per tutto il film: per quanto possa sembrare lontano, strano, inconcepibile o semplicemente "antico" un atteggiamento simile nei confronti della carnalità della vita, vedere il modo in cui poteva cambiare - per sempre - la vita di una donna (soprattutto) e nella maggior parte dei casi in negativo, vedere il modo in cui lei stessa la concepiva, il modo in cui la distruggeva, rompendola a metà. Da una parte l'amore per il figlio, dall'altra la vergogna dell'aver fatto una cosa "divertente e bellissima" ma ingiusta, sporca, putrida. Quasi come se quella punizione, il fatto di essere privata di suo figlio, avesse in qualche modo contribuito ad una sorta di espiazione, lavando la colpa, eliminando il peccato. Era forse la cultura del momento, il fatto che praticamente chiunque avesse determinate idee e concezioni in merito alla vita ed al modo in cui questa doveva essere data, sta di fatto che è come se questa storia ci mostrasse quanto la colpa, in ogni sua forma, non derivi tanto da noi stessi ma dall'esterno, da ciò che ci viene imposto dal modo in cui veniamo visti e concepiti dagli altri. Un peccato, un peccato infinito.
Vorrei evitare di parlare troppo della trama per non cadere nel tranello degli spoiler (non si sa mai, già che sono incline a svelare troppo, meglio non auto tentarmi!).
Vorrei soltanto spiegarvi perché ho scelto, invece della locandina italiana, quella originale: per la gioia che ispira, ecco perché. e, soprattutto, perchè racconta perfettamente la protagonista di questo film, Philomena. Una donna ingenua ma positiva, che ha raggiunto la propria pace, che ha imparato a perdonare ad andare avanti, ad amare a prescindere. Una donna che sorride alla vita per quanto questa le abbia tolto un figlio.
Insomma amici: ho amato questo film. Dal primo all'ultimo istante.
voto: 5 mele
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