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Philomena di Stephen Frears: un duo perfetto

Creato il 12 gennaio 2014 da Emeraldforest @EmeraldForest2

Philomena di Steven Frears recensione

Ispirato da una storia vera e dal rispettivo romanzo Philomena (The Lost Son of Philomena Lee) di Martin Sixsmith, Philomena di Steven Frears è una di quelle sorprese del 2013 decisamente da non perdere. Sorpresa si fa per dire perché a Venezia quest’anno aveva già portato a casa diversi premi e numerose attenzioni, al punto che il nome Philomena e la bravura di Judi Dench aleggiavano già dalla fine di quest’estate: ecco, Philomena è una conferma, una delle certezze del 2013 che porteremo con noi perché decisamente difficile dimenticarlo.

La protagonista che dà il nome al film, interpretata da una Judi Dench in stato di grazia, è un’anziana irlandese molto cattolica che per cinquant’anni tiene segreto di aver avuto in gioventu’ un figlio, Anthony, e di averlo perso di vista da quando il piccolo aveva tre anni perché le suore del convento presso cui era costretta a vivere, in quanto orfana, l’avevano dato in adozione a non si sa chi.

Casualmente questa storia arriva all’orecchio del giornalista politico Martin Sixsmith (Steve Coogan), il quale non vorrebbe interessarsi a un “lacrimevole caso umano” ma, tra cause di forza maggiore, e l’incredibile simpatia e ingenuità dell’anziana signora, non può che ritrovarsi coinvolto nella ricerca del figlio perduto di Philomena, sulla quale è praticamente obbligato a scrivere un pezzo per il giornale della domenica.

Nonostante lo stile registico un po’ televisivo, Stephen Frears dirige un film che sa giocare con grande grazia e leggerezza con i contrasti tra i due protagonisti, l’uno ateo, l’altra credente, ma al tempo stesso riesce ad arrivare dritto al dunque della questione, senza sconti di sorta. Decisive e toccanti le scene ambientate nel passato: la disperazione della Philomena ragazza stride pesantemente con la rassegnazione e repressione di sentimenti a cui è ormai assuefatta la donna da adulta/anziana, quasi fossero due persone diverse che un’educazione rigidamente cattolica – fatta di sensi di colpa che lasciano il segno – ha scisso profondamente in due.

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