Il titolo del libro - Philomena - è fuorviante. Lascia pensare alla storia di una donna... una donna a cui è stato tolto suo figlio (come si dice nell'ultima di copertina) ma, a ben guardare, si narra la storia di un bambino che è stato strappato a sua madre. La storia è la stessa, è vero, e si tratta di una storia vera, di una vicenda realmente accaduta... ma faccio notare questa cosa del titolo perché io mi aspettavo che la storia fosse incentrata sulla madre... invece per il 90% del libro si parla del figlio di lei. Certo, la storia parte con Philomena e a Philomena torna a per la maggior parte del libro, per la maggior parte delle 457 pagine, si parla della vita di Mike, nato Anthony ma ribattezzato Michael una volta adottato da una famiglia di genitori americani.
Le primissime pagine narrano dell'avvio di un'indagine da parte di un giornalista, l'autore del libro, incaricato da una donna di fare delle ricerche...Ed inizia la storia. La storia di Philomena: una giovane incinta e senza marito, una peccatrice abbandonata dalla sua famiglia in un convento. La giovane partorisce un bel bambino che resta con lei in convento fino all'età di tre anni dopo di che... arriva il momento della separazione. Il bambino viene dato in affidamento e lei deve lasciare il posto in cui ha vissuto con lui dalla nascita fino a quel momento. E' una separazione traumatica per entrambi, attuata con metodi a dir poco ortodossi da parte dell'istituto religioso. Sono gli anni '50 ed è un periodo in cui in Irlanda, luogo in cui si trova il convento, si moltiplica il numero dei bambini e delle bambine nate in luoghi di quel tipo e dati in adozione con metodi di questo tipo.
Dal momento del distacco dalla mamma e fino al 1995 la storia di Mike viene narrata con dovizia di particolari, di anno in anno. La storia di Philomena, dal 1956 al 1989 viene riassunta in una ventina di pagine, quelle finali...
Ecco perché dico che il romanzo è incentrato sulla figura di suo figlio e non sulla sua come, invece, il titolo mi aveva fatto pensare. Si parla molto della sua omosessualità e di come abbia dovuto tenerla nascosta proprio per via del suo lavoro, dell'ambiente in cui si è trovato a lavorare... ma si parla anche con una certa insistenza di locali gay, di un angolo di vita piuttosto libertino da questo punto di vista ed ho fatto fatica a conciliare i due aspetti: il rigore mantenuto nel luogo di lavoro (dove, alla fine... tutti sapevano ma nessuno parlava) e le notti sfrenate in certi locali.
Era un uomo gay in un partito omofobico, un orfano senza radici in un mondo di certezze radicate.Titolo fuorviante - il titolo in lingua originale dice ben altro "The lost child of Philomena Lee" - che credo abbia anche qualche cosa a che fare con il film che dal libro è stato tratto... ma comunque resta un romanzo che non mi ha delusa.Ben scritto, racconta di un periodo storico molto particolare - Mark vive in America ed ha un ruolo di spicco a livello politico - racconta i tormenti ed i vuoti lasciati in un bambino prima, ragazzo e uomo poi dall'allontanamento da sua madre. Nessuno gli ha mai raccontato la verità e lui sente di aver bisogno di sapere, di conoscere, di comprendere il perché... Si sente continuamente abbandonato, Mike. Rifiutato. Non voluto. Ma a ben guardare non sono gli altri che non l'accettano, tutt'altro. Il problema è dentro di lui. Non si sente meritevole di quella felicità che, di volta in volta, si lascia volontariamente sfuggire.
"Sono sempre stato un orfano. Non ho mai avuto legami in questo mondo, e quando ho desiderato trovarne le suore mi hanno allontanato. Poi ho cercato di costruirmi un'identità, ma l'ho fraintesa. Il partito mi ha dato un luogo di cui sentivo di poter far parte, ma Rudy ha ragione: per averlo ho dovuto vendermi. E più di tutto ho desiderato l'amore e il conforto di stare con te, Pete, ma l'ho distrutto....".I suoi stati d'animo sono palpabili, il suo sentirsi inadeguato anche nei momenti di maggiore successo lo si respira nell'aria...
All'inizio ho fatto un po' di fatica a mettere a fuoco la situazione. Si parla di un'indagine, poi si parla di politica, poi di un orfanotrofio, poi ancora di politica... e poi ho trovato tanti nomi, un susseguirsi di nomi e di luoghi che mi hanno un po' disorientata... ma nell'insieme è la storia che è piuttosto complessa e, come nella vita vera, sono tanti i personaggi che interagiscono tra loro ed in diversi livelli sia temporali che sociali.Ho trovato qualche errore di battuta nello scrivere alcune parole ma per il resto il libro scorre e coinvolge... Pensare, poi, che è stata una storia vera e che quel Mike è Mike Hesse, personaggio di spicco nella politica americana di quei tempi... bhè... fa riflettere.Lei, Philomena Lee, ha anche avuto dei contatti con Papa Francesco... la sua è una storia che simboleggia il sistema delle adozioni di quel tempo in Irlanda. Nel leggere questo libro credo di aver commesso un solo errore: ho sbirciato la sezione finale, quella delle foto, e le immagini mi hanno svelato l'epilogo... non avrei dovuto farlo... Ho comprato tempo fa questo libro perché incuriosita da un editoriale di Alfonso Signorini che ne suggeriva la lettura facendo riferimento al magico legame che esiste tra madri e figli. Sono contenta di aver seguito il suo consiglio.E lo consiglio a mia volta.***Philomena. Una storia veraMartin SixsmithEdizioni Piemme18.50 euro