Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo – 13/19 aprile

Creato il 14 aprile 2015 da Nereia @LibrAngoloAcuto

È già martedì. E io non lo so come sia potuto succedere che ho tipo perso la cognizione del tempo e dello spazio. Cioè, non che non sapessi che giorno era, ma è stato un periodo pieno. Innanzitutto sono stata nelle Marche per più tempo del previsto, cosa che ha fatto accumulare mille miliardi di cose da fare e che ho dovuto portare a termine tra ieri e oggi. E poi, onestamente? Lì, dove stavo, la connessione a internet ce l'avevo, il computer pure... Ma non ho avuto proprio voglia di mettermi lì, sul letto, a scrivere. Mentirei se dicessi il contrario. Questa settimana poca, pochissima roba, di notevole interessantità, ma qualcosa la recuperiamo dalla settimana scorsa, non preoccupatevi.
Il meglio della scorsa settimana lo trovate già in libreria:
Prendi lo sfondo dismesso dalla copertina de Il palazzo d'inverno di Eva Stachniak (che io ho bellamente in lista desideri da tipo boh, sempre) e poi, già che ci sei, lasciati ispirare. Mettici pure una donna di spalle, ché tanto ormai è stata sdoganata dalle belle copertine di Garzanti (un giorno, giuro, gli dedicherò una puntata intera) proprio come nella copertina della Beat. Però, via, non vorrai che esca fuori una cosa fatta bene eh. Metticela ma ferma, immobile, così rigida che pare morta, innaturale. Ecco, niente profondità per favore, altrimenti poi ti tocca metterci le ombre ed è roba che non siamo in grado di fare. E poi, oh, se riesci pure a far sì che sembri una donna in abito ottocentesco, ma anche un po' giappo/geisha sei un mito. E mi tocca dire che lo stagista grafico l'è proprio un mito. È riuscito a mettere una geisha ottocentesca in un libro che però fa pensare alla Russia. Io non sarei stata in grado di fare di meglio. L'arial del titolo è ormai il migliore amico di Newton Compton, manco stamo qua a commentarlo. Pare, però, che la geisha russa in copertina non sia in Russia, ma a Londra nel 1819. Eh, lo so, ce siete rimasti male. Pure io. Valéry si chiama e deve evitare che il padre si giochi tutto con una mano di carte in una bisca. Peccato, però, che quando lei arriva – con tutta la calma del mondo – il padre s'è già giocato tutto, pure la rompicoglioni della figlia che rischia, a questo punto, di essere venduta a un libertino ricchissimo che altri non è che lo zio di Charles, un tale che la nostra amica Valéry rivede dopo anni e che si scopre ad amare. E poi niente, con un impeto di fantasia che manco gli sceneggiatori di Beautiful, l'autrice di questo romanzo fa suicidare lo zio della geisha al tavolo da gioco. Mi sono fermata qui, perché m'è bastato questo della trama per farmi capire che non me ne frega veramente niente. Qui c'è la scheda, leggetevela voi.
Il meglio di questa settimana invece:
Confesso: ero convinta si trattasse di un autopubblicato su Amazon. Ero proprio convinta che la bruttezza di questa copertina e la sua obbrobriosa banalità non potesse che appartenere a una di quelle copertine fatte grazie ad Amazon... E invece mi sono dovuta ricredere. Questo capolavoro, questa tipa con il dito che traccia una scritta proprio come gli stacchetti di La5, questo font così ricercato (Calibri) non provengono da Amazon, ma sono il frutto di un sudatissimo lavoro fatto da Piemme. O per Piemme, chi può dirlo con certezza?Lei è chiaramente la sosia di Summer di The Oc che, però, punta a somigliare anche a Blair di Gossip Girl e non so se è più grave che io l'abbia pensato o che sia stato fatto probabilmente di proposito. Blair/Summer è una strega putente, ma putente che più putente non si può. Ma è anche la ragazza tipo più bona e popolare del liceo di Astor High. Insomma, il killer che ha già ucciso la sua antenata, le uccide anche la madre, allora lei diventa ancora più putente e mette su una BATTAGLIA EPICA che, voglio dire, nemmeno la lotta della Compagnia dell'Anello con gli Orchi è così epica. Ma non preoccupatevi, la scheda ci dice che c'è anche una bella storia d'ammmore con il ragazzo sbagliato (ovviamente). Prima di essere pubblicato su carta, questo romanzo è stato letto online da – attenzione! – 19 milioni di persone. Voglio conoscerle, seriamente. Tutte. Per menarle una a una, chiaro.
P.C. e Kristin Cast hanno scritto 12 libri (DODICI!) di una serie che racconta di una sedicenne – che mi auguro che in dodici libri almeno compia gli anni ogni tanto – che diventa vampiro. Dodici libri. Più quelli che, dice Wikipedia, fungono da cornice alla serie che sono tipo 7. Non c'ho parole, seriamente. Soprattutto perché tre quarti di questi libri hanno delle copertine imbarazzanti. Dunque, questa tipa con dei brutti tribali tatuati sulla fronte dovrebbe essere la nostra amica sedicenne Zoey e l'altra, quella con il vestito che sembra una tenda rubata dal palazzo d'inverno del libro di Velonero, dovrebbe essere la terribilissimissimissimissima Neferet che ha ucciso tipo mille milioni di persone e si è impadronita di Tulsa. Tulsa non sappiamo cosa è, se una città, una terra, una persona, un mondo a parte. Ma ci interessa? A me no. Intanto la nostra cara amica Zoey è ormai diventata tutto: maga, strega, novizia vampira, padroneggiatrice di cinque elementi, prigioniera, e sicuramente anche un poco idiota. Mon capisco i tatuaggi sulla fronte della tizia che, tra le altre cose, è chiaramente scontornata male e appiccicata lì, senza alcun motivo di esistere. Lo spicchio di luna tra le due figure, poi, è quel tocco di classe che mancava. C'è in quasi tutte le copertine della serie e non so se mi disturba più quello o lo sfondo coi ghirigori. Forse, però, mi disturba che a scrivere dei libri così siano due persone (cioè, fateme capì, so' servite davvero due menti per partorire questa serie?) e che, cosa ancora più agghiacciante, siano madre e figlia.
Adesso scusate ma torno ne mio oblio, fatto di geishe inglesi e palazzi d'inverno russi trapiantati in Inghilterra. Al prossimo lunedì, sperando che le case editrici ci riservino copertine brutte migliori di queste.

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