Il primo pezzo "Urban Control" porta la firma di Eger e si parte infatti con una giocoleria della batteria su cui si innesta un reef di piano modernissimo e quasi ballabile, anche grazie alla sua piccola tonalità latina, con momenti in cui tocca un ancheggiare e pestare quasi flamenco, con un magnifico assolo di Højby verso il finale.
Nel secondo -"Phraternal"− Højby passa inizialmente all'archetto e i toni diventano più melanconici, intimi, con Eger alle spazzole, e il piano di Neame (che firma il pezzo) gioca maggiormente sull'improvvisazione, arrampicandosi in salita e discesa sulla tastiera, finendo a togliere qualcosa più che aggiungerla e lavorando molto sulle dissonanze, slegato dal contrabbasso e tornando melodico solo per brevi tratti, con Eger che varia moltissimo il suo stile, fino a inserire persino un'eco flamenca sul finale.
"Behind Bars" è la prima composizione di Højby e inizia con un delizioso assolo che detta la melodia al piano su una a tratti velocissima picchiettatura di Eger, fino a una lunga improvvisazione del pianoforte prima e poi del contrabbasso, con passaggi davvero molto complessi e rapidi. C'è una vaga eco di jazz fusion brasiliana anni '70 a dare un piacevole sapore vintage a questo pezzo.
"Song for Lost Nomads" si può di nuovo riconoscere come composizione di Neame dal tono inizialmente più riflessivo e intimo, che però sfocia in qualcosa di molto più latino non appena Eger prende a usare le sue cento mani per imprimere una percussività incalzante al pezzo, e Neame sembra arrendersi a quella evidenza.
Attacco struggente per "Wings 2 the Mind", dove Højby, dopo un esordio morbidissimo di archetto, costruisce un ritmo con la batteria su cui il piano sembra andare in levare e persino in controtempo, creando un innovativo senso di "ritardo" che dà una cifra inconfondibile al pezzo.
Si diverte veramente come un bimbo Eger in "Nine lives" con cambi continui e velocissimi sulla tessitura di Højby (che firma sia questo pezzo che il precedente).
La settima traccia è la meno intimista di quelle composte da Neame, ed è anzi piuttosto nevrotica e incalzante, e prelude in un certo senso agli ultimi due pezzi composti da Eger, dove nel primo ("Herne Hill") sono tutti splendidamente costretti a correre come pazzi per stare dietro a un Anton scatenato e latino, che solo a metà pezzo si placa per un interludio prima di riprendere una fuga di note e battute da togliere il fiato. Nel secondo e conclusivo pezzo dell'album, "Dr Black", si comincia con una postura molto classica e quasi pomposa per finire di nuovo a salire di ritmo con un Højby totalmente granitico e Eger che cambia continuamente tempi e stili, producendosi in un fantastico assolo verso il finale, mentre Neame punteggia con veloce eleganza ogni nota.
"Life to Everything", Edition Records, 2014
- Urban Control
- Phraternal
- Behind Bars
- Song for Lost Nomads
- Wings 2 the Mind
- Nine lives
- Deep Space Dance
- Herne Hill
- Dr Black
Jasper Højby: contrabbasso
Ivo Neame: pianoforte
Anton Eger: batteria
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