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Phyllis Lambert, Joan of Architecture

Creato il 11 luglio 2014 da Arscreativo

Phyllis Lambert, Joan of Architecture
ARSENALE CREATIVO

Ha stupito in molti, poco tempo fa, l’assegnazione del Leone d’Oro della 14esima edizione della Biennale Architettura a Phyllis Lambert, ottantaseienne architetto, curatrice e docente canadese. Certamente non un nome conosciuto, lontano dallo status di archistar del curatore Rem Koolhas. La motivazione ufficiale si basa sul suo ruolo di committente, critica e insegnante, più che di architetto attivo nell’ambito della progettazione: ciò ha fornito un terreno molto fertile ai più polemici critici di Koolhas,i quali asseriscono che assegnare il premio a qualche altro illustre progettista sarebbe stata un’implicita dichiarazione di inferiorità da parte dell’olandese.

Sebbene questa argomentazione si possa fondare su buone ragioni, si tende a dimenticare che l’architettura non è fatta solo dall’individuo geniale, che mette su carta il progetto compiuto dell’edificio-capolavoro: questa immagine mitizzata dimentica tutti coloro che rendono possibile la costruzione, oltre a chi poi in futuro la preserva.

A questo punto però rimane una domanda: chi è Phyllis Lambert?

Bisogna fare un salto indietro nel tempo, fino al 1953, quando una giovane scultrice, figlia del magnate dei liquori Samuel Bronfman e da poco sposata al barone Lambert, vive e lavora a Parigi. Esclusa a priori da una possibile futura gestione dell’industria paterna, Phyllis dopo il diploma decide di emigrare lontano dall’opprimente presenza paterna verso un ambiente culturale più consono ai suoi interessi, da sempre l’architettura e le arti. La compagnia di famiglia ha costruito un impero vendendo alcolici negli Stati Uniti durante il proibizionismo, e qualche anno dopo la fine del conflitto avverte il bisogno di costruire una nuova sede operativa a New York. Quando alla giovane Lambert (allora ventiseienne) giunge notizia del progetto elaborato dagli architetti ingaggiati dal padre, la sua reazione è quella di scrivere una lunga lettera con incipit “NO NO NO NO”.

Sebbene la sua formazione non sia quella di un architetto, già crede fermamente nel miglioramento della società attraverso l’architettura, e con la sua convinzione e fermezza riesce a far desistere il padre dal progetto originale. La scelta cade così, per sua volontà, su Ludwig Mies van der Rohe, uno dei grandi dell’architettura del ‘900, direttore per un periodo del Bauhaus e emigrato nel 1938 negli Stati Uniti dalla Germania nazista.

Il risultato della collaborazione fra Lambert (che era riuscita ad ottenere il ruolo di project supervisor), Mies van der Rohe e Philip Johnson è il famoso Seagram Building, costruzione di una bellezza severa e rigorosa, espressione dell’integrità e della purezza centrali al lavoro dell’architetto tedesco. Nonostante gli interni lussuosi -  un lusso a suo modo “puro”che parte dal valore intrinseco dei materiali utilizzati – Lambert a proposito del grattacielo cita come migliore elemento la piazza, spazio democratico, sempre aperto al pubblico.

phyllis lambert 1

Fino a quel momento i grattacieli si erano sempre con la facciata a filo del lotto, per sfruttare al massimo le possibilità commerciali dell’area edificabile. L’arretramento della facciata per lasciare spazio ad un luogo accessibile a chiunque, in qualunque momento della giornata compie una rivoluzione, tanto da essere da quel momento in poi largamente imitato. L’esperienza nel cantiere del Seagram Building spinge Phyllis Lambert a studiare architettura all’IIT (Illinoise Institute of Technology), come allieva dello stesso Mies. Suo è il progetto del Saydie Bronfman Center for the Arts, nel quale si può chiaramente notare l’influenza dell’architetto tedesco.

L’impegno e la passione di Lambert per l’architettura sono rimasti costanti negli ultimi cinquant’anni, nel corso dei quali si è sempre trovata in prima linea per la conservazione del patrimonio storico, in particolare della città di Montreal. Il suo approccio sempre deciso e spesso “militante” le hanno valso il soprannome di Joan of Architecture (gioco di parole con Joan of Arc, Giovanna d’Arco). Il Canadian Centre for Architecture (CCA) è una sua creatura, nata dalle sue collezioni personali di disegni, fotografie, incisioni e materiali vari che abbracciano più di cinque secoli di storia dell’architettura. La progettazione della sede stessa è stata supervisionata da Lambert e ne riflette gli intenti in modo esemplare: incorpora in una struttura moderna un edificio storico (1874) contro la cui demolizione l’architetto canadese s’era particolarmente battuta.

Al di là delle polemiche, il Leone d’Oro di quest’anno si può interpretare come un riconoscimento a una figura che ha dedicato la propria vita all’architettura, combattendo sempre in prima linea perchè sia conservata, capita e trasmessa.

 

Phyllis Lambert, Joan of Architecture
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