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Pi greco uguale a 3: matematica biblica

Da Rc

Pi greco uguale a 3: matematica biblica


Cari Fratelli,
Quando ho letto la tua risposta a Gloria suTette grosse per una spagnola benedetta dal Signore, non credevo ai miei occhi, sono persino andato a controllare di persona sulla Bibbia, che effettivamente dice che il pi greco sarebbe uguale a 3, ma com'è possibile? Da uomo di scienza e di fede, ho sempre ritenuto che la Bibbia poggiasse su solide basi scientifiche: la Genesi descrive fedelmente i passi della formazione dell'universo, parla già della sfericità della Terra (Isaia 40:22), dell'esistenza del ciclo dell'acqua, dell'importanza del circolo sanguigno. Com'è possibile che proprio la Bibbia sbagli su pi greco? In rete ho trovato diverse spiegazioni - anche un po' cervellotiche - di come questo valore può essere giustificato, ma mi chiedo: non può essere semplicemente un errore di chi l'ha scritta? oppure che sia semplicemente un valore indicativo perché in fondo a loro non serviva tanta precisione?
Alberto Unosasso

Caro fratello in Cristo Alberto, Infatti, nella Bibbia, il concetto è ribadito più d'una volta: nel II Libro dei Re 7.23 Come hai accennato, nella storia sono stati fatti diversi tentativi - che tra poco andremo a confutare - per cercare di conciliare le Sacre Scritture (3) con quello che i matematici asseriscono, invece, essere pi greco (3,14...), ma questo non significa che tale valore sia vero: ricordati cosa disse il Signore: Alcuni fratelli, infatti, sostengono che le due misure (quella di 10 cubiti e quella di 30) siano riferire a due circonferenze diverse: la prima sull'orlo della bacino e la seconda sul corpo della vasca, che, in effetti, il testo biblico stesso ci dice essere più stretta dell'imboccatura; perché l'orlo del bacino era Altri fratelli, invece, sostengono sì che le due misure siano prese alla stessa altezza - cioè sull'orlo -, ma che siano ugualmente riferire a due circonferenze diverse: i "10 cubiti" come diametro di una circonferenza
la Bibbia non sbaglia né può essere approssimativa: Essa è la Parola del Signore, e Lui è l'Essere Perfetto, il Grande Architetto del Cosmo, sa bene come l'ha creato e possiede ancora tutti i bozzetti e gli schizzi originali. Quindi se Dio dice, per mezzo della sua Parola, che il rapporto fra cerchio e diametro è uguale a 3, è perché tale è il numero da Lui scelto.
Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo all'altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la sua circonferenza di trenta cubiti, e nel II Libro delle Cronache 4,2 Fece la vasca di metallo fuso del diametro di dieci cubiti, rotonda, alta cinque cubiti; ci voleva una corda di trenta cubiti per cingerla. Dunque il valore scelto da Nostro Signore è proprio 3, e d'altronde come potrebbe essere diversamente? 3 è il numero perfetto, come la Trinità, è quindi naturale che Nostro Signore, Uno e Trino, l'abbia inserito anche nel cerchio, la figura perfetta, priva di spigoli e in ogni suo punto equidistante dal centro
oggi è esaltato [l'empio], [ma] domani non si trova più, perché ritorna alla sua polvere e i suoi calcoli falliscono (1Macc 2:63). Significa solamente che, purtroppo, ci sono troppi fratelli che, seppur nel nobile tentativo di evangelizzare i miscredenti - cioè con coloro non dotati di sufficiente intelletto -, avvicinandoli col dialogo, cadono nella errore di voler tentare di conciliare la Verità biblica con le empie asserzioni della cosiddetta "scienza", dimenticando quanto Dio ci mette anzi in guardia dall'intraprendere dialogo coi soloni della presuntuoso "scienza ufficiale" e dei suoi abracadabra: O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza (1Tm 6,20). Perché la Parola del Signore non può essere oggetto di mediazione o di interpretazione: Essa va anzi affermata così com'è, nella sua palmare evidenza, proprio come ci è stata tramandata da Nostro Signore attraverso le Sue Scritture, che altro non sono che la sua Parola. fatto come l'orlo di una coppa, aveva la forma di un fior di giglio; ... (1Re 7,26; 2Cr 4,5). Ma questo, allora, significherebbe che Dio ci dà delle misure alla cazzo di cane: come un sarto finocchio che, mentre detta le misure per l'abito da sera di Castro Giovanni al suo aiutante - anch'egli finocchio -, in preda a una fregola isterica, svolazza di qua e di là col metro in mano, prendendole ora dal cavallo, ora dall'ascella pezzata. Invece, Nostro Signore procede in maniera molto lineare e ci fornisce, per ben due volte, stesse informazioni in un ordine ben preciso: prima la forma, "rotonda", poi l'altezza, "cinque cubiti", e in fine la circonferenza, "trenta cubiti"; segno che anche l'ultima misura è da riferirsi alla stessa altezza appena citata, cioè sull'orlo del bacino.
esterna, e i "30 cubiti" come perimetro di una circonferenza interna, perché [il catino] aveva lo spessore di un palmo [cioè, un sesto di cubito, NdI]; ... (1Re 7,26; 2Cr 4,5): quindi, secondo i loro calcoli (10 - 2 x 1/6 = 9,33 e 30/9,33 = 3,10559), si avrebbe un valore di pi greco, anche per la Bibbia, non dissimile da quello teorico-matematico. Ma Dio non gioca ai dadi, e né tanto meno coi numeri! Per cui non avrebbe mai dato ai suoi Eletti un valore che, per quanto vicino, sarebbe comunque una rozza approssimazione, pur potendo - Lui che può - approssimarlo all'infinito; e nemmeno avrebbe dato a dei pastori ignoranti dei calcoli così complicati da fare. Inoltre, pure questa bizzarria (di un valore prima preso "all'esterno" e poi "all'interno") ricade nello stesso problema delle misure date alla canis mentuala; ma se tutto ciò ancora non bastasse a confutarla, ci pensa proprio il testo biblico quando più avanti ci dice: una corda di trenta cubiti [...] cinge[v]a, e come ben sappiamo una corda per cingere deve essere per forza esterna a qualcosa, cioè alla circonferenza dell'orlo, che appunto svoltava verso l'esterno come un giglio, sullo spessore del risvolto, questo sì spesso un palmo.
Come si può vedere, dunque, le due misure date da Nostro Signore si riferiscono entrambe alla stessa circonferenza, e il loro rapporto è incontrovertibilmente 3, il quale non è una sua approssimazione di π, perché, come già detto, Dio non approssima mai, ma proprio il vero valore di pi greco. Ma siccome gli stòlidi scettici non crederanno mai come novelli san Tommasi, finché non pucceranno i loro ditini malfidati nella piaga sanguinolenta di Nostro Signore Gesù Cristo macchiandoseli del suo mestruo stigmatico, dimostreremo ora matematicamente, traverso semplice passaggi algebrici - che persino loro potranno capire - come π è uguale a 3.

Pi greco uguale a 3: matematica biblica

Come tutti sappiamo, fin dalle elementari, il pi greco (π) non è soltanto il rapporto fra il diametro e la circonferenza, ma anche fra l'area del cerchio e il quadrato costruito sul suo raggio (r), ovvero:

ma il cerchio, però, non è altro che un caso particolare della più ampia classe delle ellissi, con fuochi coincidenti; per cui anche la sua l'area è uguale il prodotto dei semiassi (minore (a) e maggiore (b)) per un quarto pi greco, dunque:

Prendiamo ora il valore biblico per il rapporto tra circonferenza e diametro

dato che l'area del cerchio è uguale a quella di un triangolo, avente per base la stessa circonferenza e per altezza lo stesso raggio, moltiplichiamo, entrambi i membri, per r e dividiamo per 2:

e che, dato il rapporto tra raggio e diametro, per relazione 4)


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