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Piaac – OCSE: italiani “ignoranti”, i peggiori su 24 paesi

Creato il 24 ottobre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

L’indagine condotta la OCSE, con lo studio Isfol-Piaac tra il 2011 e il 2012, non lascio scampo: siamo gli ultimi nella graduatoria delle competenze alfabetiche (literacy) e penultimi nelle competenze matematiche (numeracy), fondamentali per la crescita individuale, la partecipazione economica e l’inclusione sociale.

Una biblioteca brianzola (Foto di Laura Scaccabarozzi faiunsalto.wordpress.com)

Una biblioteca brianzola (Foto di Laura Scaccabarozzi faiunsalto.wordpress.com)

In un contesto politico nel quale gli investimenti per l’istruzione sono stati dimezzati nel corso degli anni, questi dati sono scorcentanti, ma non ci devono sorprendere. Ci troviamo al penultimo posto (31esimo su 32 paesi) per la spesa destinata all’istruzione con il 9% del totale degli investimenti pubblici, contro una media OCSE del 13%.

Nelle competenze alfabetiche il punteggio medio degli adulti italiani è di 250, il più basso di tutti. Ci superano la Spagna (252), la Francia (262), la Germania (270). La media Ocse-Piaac è di 273. In testa a questa classifica c’è il Giappone (295), seguito da Finlandia, Olanda, Australia. Il 29,8 per cento degli adulti italiani si colloca al livello 3 o superiore. Il 42,3% al livello 2, e il 27,9% non supera il livello 1. Nelle competenze matematiche la media italiana è pari a 247 contro la media Ocse-Piaac di 269. Anche qui il 28,9 per cento è al livello 3 o superiore; tutti gli altri nei livelli più bassi. Le competenze analizzate sono espresse in punteggi da 0 a 500, e i punteggi sono riconducibili a 6 diversi livelli di competenze, il livello 3 è il minimo indispensabile per «vivere e lavorare nel XXI secolo», come spiega il documento redatto dalla OCSE. L’indagine evidenza anche un forte divario tra Nord e Sud del Paese che si conferma per tutti i livelli di istruzione ed è più preoccupante per i livelli più elevati (istruzione universitaria).

“La clamorosa bocciatura emersa oggi dal rapporto Ocse-Isfol – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief  – conferma quello che il sindacato sostiene da tempo: occorre prima di tutto agire con urgenza per rendere obbligatoria la frequenza della scuola sino alla fine delle superiori. Poi è indispensabile restituire ai nostri allievi quel 10% di tempo scuola sottratto nell’ultimo con le riforme Gelmini e infine – continua il sindacalista  -  invertire il trend dei cosiddetti Neet, quei 2 milioni e mezzo di giovani che vivono le loro giornate senza studiare né lavorare”.

PIAAC, “Program for the International Assessment of Adult Competencies”, è la terza indagine che l’OCSE, a partire del 1994, sviluppa nella prospettiva dell’apprendimento per tutti i 26 paesi presi in esame: Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Irlanda, Italia, Corea, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Federazione Russa, Repubblica Slovacca, Spagna, Svezia, Regno Unito e USA.

Tutti questi lavori affiancano i monitoraggi dell’Unesco sui processi di alfabetizzazione e sugli indicatori sociali che li accompagnano a livello mondiale, producono e diffondono conoscenze necessarie ai responsabili delle politiche sociali, educative ed economiche dei vari paesi. Lo studio PIAAC ha esplorato le caratteristiche delle popolazioni fra i 16 e i 65 anni, in termini di età dell’ingresso nella vita adulta e di completamento della vita lavorativa. Gli obiettivi e gli oggetti della rilevazione sono diversi come l’interpretazione dei processi attraverso i quali, nel contesto dell’economia globale e dello sviluppo delle nuove tecnologie, si manifestano le relazioni tra background socio-culturali individuali ed esperienze e abilità utilizzate e acquisite sui luoghi di lavoro; la qualità della partecipazione al mercato del lavoro e le competenze funzionali nell’ambito della Literacy (comprensione, di testi scritti in diversi formati, reperimento e produzione di informazione), della Numeracy (capacità di uso di linguaggi formalizzati per la impostazione, comunicazione e soluzione di problemi presenti nella vita quotidiana e nel lavoro) ed, infine, delle abilità di problem solving in ambienti ricchi dal punto di vista tecnologico (uso di strumenti informatici e di reti per raccogliere e valutare informazioni, per comunicare in rete, ecc.).

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