PIACENZA. Per le feste si rinuncia a tutto ma non allo spumante e all’estero è un exploit costante
Creato il 23 dicembre 2014 da Agipapress
PIACENZA. I dati dell’OVSE che ci presenta il Presidente
Giampietro Comolli (in foto), anticipando le prime stime dei consumi dei vini spumanti
italiani di fine anno e i primi accenni sui dati provenienti dai mercati
esteri.
Vediamo l’ampia serie di indicazioni fornite dal Presidente
Comolli.
Anzitutto “Non si può parlare di crisi economica e di
consumi dopo 8 anni di riduzioni continue, siamo in stagnazione consolidata,
ovvero una ridimensione della vita e della spesa quotidiana”, questo in sintesi
il commento dell’OVSE, Osservatorio Economico Nazionale dei mercati e consumi
vini e vini spumanti, in relazione ai consumi per le feste 2014-2015.
Dal 1991 l’OVSE ha registrato una crescita continua di
consumi, sviluppo ed export annuali e globali con solo alcuni incroci di
tipologie degli spumanti italiani: in 22 anni, si è passati da un consumo
annuo di 100 milioni di bottiglie Dop alle attuali 400 milioni, da 13 milioni
di metodo tradizionale ai 23 milioni di oggi. Grazie all’export un mercato
positivo anche negli ultimi anni.
Per i consumi “durante le feste”, registriamo un ulteriore
calo, più contenuto degli anni precedenti.
Il primo exit-poll sulle stime dei consumi di fine anno è
confortante: a 1 bottiglia di spumante non si rinuncia, ma lontani i tempi
delle 91 milioni di bottiglie stappate da 8 dicembre a 6 gennaio (2008-2009).
Per le feste correnti si stima che voleranno meno di 50 milioni di tappi made
in Italy, valore al consumo intorno a 420 milioni di euro (identico al 2013). In
calo anche i tappi targati Champagne, intorno a 2,4 milioni di pezzi compresi i
regali (calo del 30% rispetto agli anni d’oro).
Durante le feste 2008-2009 si è toccato l’apice di 2
bottiglie procapite (italiani adulti in età da lavoro), oggi si parla di
stagnazione, di blocco, di rinuncia consolidata, se la situazione generale non dovesse
ancora peggiorare. Un calo in 6anni intorno a 45% nel solo periodo di feste.
Per una prima valutazione su basse annua, il sondaggio
segnala una sostanziale tenuta dei consumi nell’arco dell’anno, per cui si può
presumere che rispetto al 2009 il calo sarà intorno al 18%. Durante le feste
del 2013, la spesa degli italiani per le bollicine si fermò a 420 mil/€. Uguale
a quella stimata per il 2014, vuol dire che il prezzo finale a bottiglia (escluso
le promo occasionali di richiamo natalizio che sono in dumping)cresce rispetto
al 2013. “I prezzi decisamente sostenuti negli scaffali e in enoteca non stimolano l’acquisto” rispondono gli
italiani al questionario.
OVSE registra anche che i prezzi al consumo negli
ultimi 3 anni sono stabili o in crescita (prezzo medio annuale intorno a 6,40€,
ma prima delle feste diventa 7,90€ la bottiglia) , forse un ritocco al ribasso
aiuterebbe di più rispetto alle vendite promo-spot calmierate. Blocco di acquisti e consumi anche alimentari
in generale, ma 1 consumatore su 3 non rinuncia allo spumante.
“2 consumatori su 3 italiani dichiarano di ridurre la
spesa alimentare per Natale rinunciando ai beni non indispensabili , come gli
spumanti, per il costo, non per spese alternative o per motivi salutistici o di
sicurezza stradale. Una riduzione dei prezzi al consumo potrebbe essere
una boccata d’ossigeno per la ripresa dei consumi, magari riducendo il peso
fiscale.”
Per quanto riguarda le tipologie delle bollicine oltre a
segnali buoni per i topwine Franciacorta (in crescita), il Valdobbiadene docg e
il Cartizze docg selezionati e particolari consolidano le posizioni venendo da
anni continui di crescita. Il crollo si manifesta nelle tipologie meno note, meno
reclamizzate, meno sostenute con continuità, regolarità e dettaglio e con
prezzi intermedi. Vanno bene i Franciacorta intorno a 20-25 euro e i Cartizze a
12-15 euro, cali evidenti per la fascia generica fra 8-16€. Stabile il consumo
di bottiglie fra 4-8 euro sullo scaffale.
In calo anche i
regali di più bottiglie, a favore delle confezioni miste. Lievissimo calo per
le etichette di Grandi Champagne
Export-estero: il cult per le bollicine tricolori è ancora
alto e sempre in crescita di posizione e livello. In 14 anni le bottiglie delle
feste sono passati da 90 milioni a 170 milioni, oltre ad un maggiore consumi
spalmato nei 12 mesi. Le bollicine italiana all’estero non sono più gli
spumantini e la tipologia dolce.
Il “botto” all’estero è un life style anche
domestico.
Nel 2014 si sta registrando una forte variabilità da paese a
paese, da emergenti a consumatori tradizionali: i volumi dei consumi di
spumanti italiani sono decisamente in crescita in modo generalizzato (ad
eccezione di Germania, Russia, Cina) dal 10 al 40%, il fatturato in generale
cresce anch’esso in ogni Paese, mentre i prezzi al consumo finale ( e
anche alla esportazione doganale) sono in calo dal 2 al 10%, per 8
mercati su 10.
“L’aumento dell’iva e dei costi di servizi, che
contribuiscono al Pil dell’Italia, penalizza la famiglia e i consumi di generi
ordinari e quotidiani, influisce meno su prodotti obbligatori,
straordinari e periodici. Per una crescita generalizzata dei consumi
occorre solo un politica di aggregazione lineare di mercato con riduzione
fiscalità tributaria e commerciale, non di un rifinanziamento delle
banche, che mai verrà messo a disposizione dei consumi ordinari delle famiglie”
Il mercato nazionale ha bisogno di una nuova programmazione
di marketing e strategia di lungo periodo: più promozione commerciale e contatto
diretto con il consumatore finale per crescita dei consumi. Il supporto conoscitivo
e formativo fanno parte del mix di vendita: queste azioni devono essere più
localizzate, soggettive e private, con inviti a toccare con mano, in fase di
contrazione, discontinuità”.
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