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sì, ma umbria jazz non è più quella di una volta. e in effetti, l'anno scorso avevo fatto un giro in città durante i dieci giorni della manifestazione, ma onestamente non avevo sentito quell'aria di festival - e di festa - a cui ero abituato. sarà che i turisti erano davvero pochi, rispetto agli anni precedenti, sarà che gli appassionati di jazz cominciano a snobbare una manifestazione che come main event della serata propone sempre più spesso personaggi che col jazz hanno a che fare poco se non niente, sarà tutto un complesso di cose... fatto sta che c'era più un'aria da sagra della porchetta che da mardi gras.
nondimeno, mi telefona una mia amica e mi chiede se ho voglia di un'uscita perugina in occasione di umbria jazz, appunto. e ovviamente chi se ne frega se il concertone all'arena è quello di santana che costa una cifra per me proibitiva e se la musica dei concerti gratis ai giardini è sempre quella da anni, un'uscita non si rifiuta mai. e quindi.
arrivo a perugia nel tardo pomeriggio e per prima cosa riesco a trovare miracolosamente un parcheggio gratis a ridosso del centro. uhm. non un gran bel segno, a quest'ora i parcheggi dovrebbero essere già saturi. vabbè. prendo le scale mobili e mi addentro nel centro storico salendo da via dei priori. è cambiato quasi tutto, bar, ristoranti, negozi, non riconosco quasi più niente. l'unica cosa che non è cambiata sono le salite, ma so come affrontarle e soprattutto come mitigarle, scegliendo percorsi alternativi.
il corso è pieno di gente; non c'è bisogno di spintonare per poter camminare, ma insomma gente ce n'è, e non sono solo perugini: li riconosci dai non-perugini perché le femmine locali sono vestite bene (i maschi, no), non come i turisti che stanno tutti rilassati, maschi e femmine in calzoncini e magliette slabbrate. e poi per essere martedì, dai, c'è movimento. la mia amica arriverà all'ora di cena, faccio un giro.
arrivo ai giardini carducci in un momento di vuoto del palco; la gente gravita là intorno in attesa, chiacchiera, siede sulle panche del ristorante improvvisato che ti vende hamburger, patatine e hot dog da steatosi multipla, ordino una birra. aah, la cara vecchia buona birra annacquata di umbria jazz. quattro euro di insipienza. almeno qui, la tradizione è rispettata. mi siedo su una panchina a studiare il programma del prossimo trasimeno blues, quattro ragazze si siedono sulla panchina a fianco, una (avrà vent'anni? in viso - e per fortuna solo là - somiglia a valeria marini da giovane) tira fuori le scarpe appena acquistate ai saldi e sostituisce le ballerine fruste con un paio di sandali neri tacco 14, poi improvvisa un set fotografico con l'amica, avvinghiandosi al cannocchiale del balcone come a un palo di lap dance. guardo la scena divertito, lei mi rilancia uno sguardo non esattamente casto. viva l'estate!
una sedicente poetessa mi avvicina per vendermi il suo libriccino "di poesie e schizzi", come lo chiama lei, se ti va fai un'offerta. me ne dà in mano una copia e, mentre ancora spiego che senza occhiali non vedo nemmeno se è stampato o no, ne prende un'altra e scrive su una dedica. come poetessa, voto 5; come self promoter, 10 e lode.
arrivano i funk off, ed è subito festa. il codazzo di persone che seguono la marching band ballando è colorato e allegro, scatto un paio di foto, faccio un breve video col telefonino, cerco di mandarlo all'amore mio (unica nota stonata della giornata: la sua assenza), le dimensioni eccedono il massimo tollerato, peccato. cori, battito di mani, ballo, divertimento.
fine, proseguo il giro. di nuovo il corso, fin su in cima alla piazza iv novembre, dove una big band sta facendo il sound check per il concerto della sera e un clown di strada quasi mi viene addosso mentre va a far finta di pisciare contro una fioriera. poco più giù, all'altezza dell'arco del palazzo dei priori, il matto, anzi uno dei matti della città, quelli adottati da tutti dopo la 180, si ferma e si rivolge a chissà chi: "ragazzi! la dieta di oggi... meno culo... e meno figa!". raccatta su le sue cose e riparte. io giro per via mazzini e sfocio in piazza matteotti: il chiosco della zozza non c'è più e al suo posto c'è un vuoto desolante, dall'altro lato della strada hanno aperto una gelateria della catena grom, di là dalla piazza i tavolini di un bar elegante. restano i fricchettoni sulle scale dell'ufficio postale, irriducibili, anche senza le birre della zozza.
e a proposito, è ora di un'altra birra, direi. stessa quantità, stessa marca (in quanto sponsor, ha l'esclusiva su tutte le mescite improvvisate), ma stavolta non è annacquata e costa anche 50 centesimi in meno. la giungla dei prezzi. questa me la bevo camminando, non si sa mai che incappi in qualche altro artista un tanto al chilo.
la terrazza del mercato coperto, il ricordo delle sere d'estate di 15 anni fa, quando qui ci si veniva a rimor... a incontrare gente. lo sguardo che si perde finché può, di qua vecchi palazzi, di là antiche chiese e in mezzo la valle fino al monte subasio, assisi che spicca alle sue pendici; foto (monca, necessariamente) del panorama inviata al mio amore, i miei occhi che diventano i suoi, la tua semplice presenza qui, ora, renderebbe tutto perfetto.
il sole comincia a calare ma la temperatura non accenna a diminuire. perugia oggi è la città più calda d'italia (tra quelle di cui vien resa nota la temperatura. a terni si boccheggia un paio di gradi - anche tre - oltre). non c'è refrigerio nemmeno esponendosi all'aria, che è più calda di te. anzi, sei tu che rinfreschi l'aria. la ma amica finalmente si manifesta, sudata come un maratoneta solo per aver fatto la salita dal parcheggio all'ingresso del mercato.
il resto della serata trascorre tra jambalaya, patatine, chiacchiere amene ed oziose, la decisione di evitare la calca di quelli assiepati fuori dall'arena a sentire santana e un paio di mojito. giusto il tempo di sentire l'ultima canzone di una cantante rhythm'n blues con quattro coriste - per la par condicio, due bianche e due nere - dal palco di piazza iv novembre e poi a casa malvolentieri: umbria jazz sarebbe fatta per dormire di giorno e vivere di notte, ma domani suona la sveglia, mi aspetta quasi un'ora di strada ed è già mezzanotte e un quarto.
ma è bello ricordarsi del perché, per dieci giorni all'anno almeno, amavo la mia città.
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