Magazine Diario personale

Pianeta Giappone

Creato il 26 maggio 2012 da Lamagadioz

 

Il Giappone è un pianeta…lo sapevate? Non è un paese, non è una nazione…è un pianeta, un mondo a sè stante, dover tutto è giapponese fino al midollo, dove gli occhi più grandi di una mandorla sono considerati alieni e tutto viaggia alla stessa velocità, con lo stesso ritmo, ogni giorno. Per l’eternità.

Eh già…sono stata in Giappone! E sono rimasta folgorata. Non so dire se in senso assolutamente positivo o negativo, ma il Giappone è un paese-pianeta che non lascia indifferenti.

A me mai sarebbe venuto in mente di andare a visitare la terra del Sol Levante, del Sushi e dei Samurai. Ma il mio love è appassionato di arti marziali, segue un corso di spada giapponese (Katori) e quindi visitare il luogo dove questa arte è nata era una specie di must.

Io all’inizio non ero troppo entusiata. Lui sarebbe dovuto andare con il gruppo di katori, una specie di viaggio-stage che poi alla fine è saltato. Ma non è saltata la sua voglia di visitare il paese e così un bel giorno se n’è uscito con : “Sai che c’è? Lo stage non si fa più ma me ne frego, in Giappone ci andiamo noi!”. E io ho sferrato un bel sorriso a denti stretti: “Ma che bell’idea amore” mi è uscito tra una fessura della bocca…insomma non sprizzavo entusiasmo, ma neanche ne sapevo il motivo. Il Giappone non mi aveva mai attirato, ma non so dirvi perché.

Poi con il passare dei giorni l’idea ha iniziato a stuzzicarmi e sono arrivata al giorno della partenza eccitata come una bambina che entra a Gardaland!

Il viaggio è stato straordinario. Non quello aereo (dodici ore di volo che sembrano poche ma in realtà ogni secondo è una tortura in quelle minipoltrone dove non puoi stenderti senza finire in braccio al vicino), ma il viaggo in Giappone. Una settimana stile tour de force, venti km al giorno di camminate, sushi a volontà, riso anche a colazione, sudate pazzesche e abbiamo visto solo un centesimo di quello che c’era da vedere.

Abbiamo visitato Kyoto, Nara con i suoi templi fantastici e la mitica città di Tokyo, una roba che in confronto Milano è un quartiere di periferia.

I templi mi hanno affascinato, il mangiare mi ha semplicemente estasiato: un sushi così buono non l’ho mai mangiato in vita mia, un sakè così te lo sogni in Italia…ho visto un cuoco giapponese smembrare in due minuti un tonno fresco fresco appena pescato e servircelo come sushi…vorrei descrivervi il gusto sublime, ma preferisco farvelo immaginare…

:-D

E sono salita su treni il cui ritardo massimo è dieci secondi all’anno. Io quasi piangevo quando vedevo i treni partire in orario, non mi sembrava una cosa vera…mi domandavo: “e che cavolo, e partite un minuto dopo, fatemi vedere che anche voi avete ritardi, che anche voi che dovete spostare ogni giorno milioni di persone avete ritardi sulla linea, dai dai”…niente. Spaccavano il secondo. Cose che noi italiani non riusciamo nemmeno a immaginare.

Tutto mi ha estasiato, ma una cosa mi ha scioccato. Il popolo.

La società giapponese sfugge alla mia comprensione. Da un lato una gentilezza sconfinata, quasi irritante: ringraziano sempre, tutto il tempo e ti seguono anche fuori dal negozio, in certe circostanze, e si inchinano per ringraziarti ancora dell’acquisto.

Sono umili e timidi e si espongono solo in gruppo, mentre singolarmente difficilmente riusciresti a spillar fuori una parola. Sono servizievoli e lavorano dodici ore al giorno. Li vedevo in metropolitana alle dieci di sera con la ventiquattr’ore in mano e accasciati sul sedile a dormire. Dormono tutti, sempre. Ho visto gente dormire in piedi persino al semaforo in attesa di attraversare la strada….

Le ragazze per distinguersi vestono come bamboline, riempono il cellulare di ciondoli di ogni colore e misura. Gli uomini sputano per strada, spesso e volentieri.

Si ammazzano tutti di lavoro e hanno solo una settimana di ferie all’anno. E noi in Italia osiamo lamentarci.

E’ una società di automi, o almeno ho avuto questa impressione. Si comportano allo stesso modo, ogni giorno, con lo stesso ritmo. Mangiano più o meno sempre le stesse cose, buonissimo sushi che però se lo dovessi mangiare ogni giorno dopo un po’ esploderei. Mangiano riso, pollo e pesce diversamente combinati. La frutta è un lusso: una mela costa due euro e un chilo di ciliegie puoi arrivare a pagarlo 40 euro.

Però sono gentili. L’ho già detto che sono gentili? Lo sono sinceramente secondo me. Sono proprio educati alla gentilezza e all’educazione. Noi siamo bestie a confronto. Io che prendo fuoco per niente non mi sono incazzata nemmeno una volta durante quella settimana. Anzi un a volta sì, quando in metropolitana a Tokyo alle nove del mattino (provate a salire sulla metro a quell’ora e a uscirne senza lividi) un uomo è entrato di corsa e mi ha strattonato con la sua borsa per sistemarsi, facendomi un male boia e senza chiedermi scusa. Ho capito poi che è la regola massacrarsi così in metro tutti i giorni. Si spingono per trovare posto ma nessuno dice niente. In Italia ci sarebbero risse ad ogni fermata.

E’ un popolo triste, o almeno così io l’ho trovato. Un popolo serio che si prende sul serio. Con i suoi momenti di ilarità, ci mancherebbe. Ma sono momenti diversi dai nostri.

Ho assistito a un matrimonio: sembrava un funerale. Tutti seri, nemmmeno un sorriso. La più seria era la sposa. Ragazza mia, se non te la senti si può sempre tornare indietro, le avrei voluto dire. Ma in realtà è la serietà della cerimonia che impone a tutti un certo contegno. Poi magari al ricevimento si sfonderanno tutti di alcol, chi lo sa. Ma in quel momento massima serietà. Mi venivano in mente i matrimoni italiani, dove arriviamo a fare casino persino in chiesa, per non parlare di quando gli sposi mettono piede fuori dalla chiesa e si scatena praticamente l’inferno.

Come siamo diversi noi italiani. Nel bene e nel male. Siamo meno organizzati (o non lo siamo per nulla) siamo menefreghisti, urliamo, ci incazziamo e la gentilezza la riserviamo solo a chi conosciamo…loro sono seri, gentili a prescindere e molto organizzati.

Hanno un orgoglio nazionale che i francesi in confronto sono cosmopoliti. Vai nei negozi di musica e non vedi un autore straniero che sia uno, vai in quelli di dvd e trovi persino la versione giapponese della Signora in Giallo (una tipa attempata giapponese che deve risolvere enigmi) ma della nostra Jessica Fletcher nemmeno l’ombra. Tutto è Giappone, sempre e ovunque. Mi è giusto capitato di vedere il poster del film Men in Black e basta.

Da noi è il contrario, prima vedi tutti gli autori stranieri e poi di solito il negozio riserva un angolo per gli autori italiani

:-)

Detto questo, non so se vivrei in Giappone. L’ultima sera prima di partire siamo andati a mangiare fuori, abbiamo incontrato italiani sposati con giapponesi e residenti in Giappone da tanto tempo. Uno di loro mi ha descritto la meravigliosa vita nel Sol Levante e il fatto che in Italia non tornerebbe mai, che tutte le volte che torna per le vacanze gli sembra di fare un tuffo nel passato perchè in Italia è tutto fermo. Ma io sono infida, io che tutto sommato amo la mia Italia che si è fermata alla preistoria, la domanda bastarda la devo fare, perchè so già la risposta e voglio sentirla dalle loro bocche: “Ma non c’è proprio nulla che ti manca dell’Italia?”. E lui deglutisce, si guarda intorno, attende un attimo che la moglie si distragga facendo qualche battuta (la moglie in questi anni ha imparato l’italiano!) e poi sussurando mi risponde: “Mi manca il calore italiano, quello non lo trovi da nessuna parte”.

E voi direte che uno con il calore italiano non ci campa, il calore italiano non ti dà il lavoro e l’organizzazione. Mi sento anche dire che il calore italiano negli ultimi anni è andato pure scemando, sostituito da un egoismo dilagante. Però….

Sarò tutto vero, ma tutto sommato non penso di poter vivere in un paese così. Forse sono stata troppo poco per capirlo, forse per capire i giapponesi ci vuole più tempo. Ma la loro rigidità, anche nelle emozioni, mi ha in qualche modo sconvolto.

E il loro estremo nazionalismo è vero? O è un modo per difendersi dal mondo esterno e dalla sue contaminazioni?

Chi vive in Giappone e lo conosce bene mi dice che queste persone dentro si rassomogliano tutte, sono quasi prive di una personalità propria e per costruirsela lavorano sul loro aspetto esteriore, sistemandosi i capelli in modo bizzarro, vestendosi con colori improbabili e portando oggetti vistosi. Un modo per dire “ehi sono qui, mi vedi in mezzo a tutte queste persone uguali a me?”.

Mi hanno pure spiegato che i matrimoni sono solo convenineze, che tutto ruota intorno all’interesse personale e pure l’amicizia e l’amore sono valori a tempo, utili ma non indispensabili. E’ davvero così? E’ per questo motivo che il matrimonio è un rito così serio, perchè in realtà non si festeggia l’amore ma la convenienza? Stento a crederci, ma così mi hanno raccontato e non voglio mettere in dubbio le parole di chi conosce il Giappone meglio di me. Ma allora è questo il prezzo da pagare per l’ottima organizzazione, la gentilezza dilagante e il sistema sociale praticamente perfetto?

Forse è un prezzo troppo alto. Almeno per me.

Ma in Giappone ci voglio tornare. Non per i templi, quelli li ho visti. Non per il sushi ( ma magari anche), quello me lo sono già divorato. Non per quei giardini stupendi e le strade pulite che sembrano finti. Ma per conoscere loro. I Giapponesi. Meritano un altro viaggio.

 

Sayonara!!


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