
"Un bambino su quattro nel mondo è malnutrito".
E' l'affermazione di apertura del Rapporto ultimo dell'organizzazione umanitaria "Saven the children", che ha per titolo: "Una vita libera dalla fame.Affrontare la malnutrizione infantile".
Si tratta, infatti, di una "crisi sommersa" in quanto non appare mai in maniera vistosa a fare notizia mentre, invece, e da più parti nel mondo, è un nervo scoperto terribilmente dolente.
I danni, e per danni s'intendono malattie irreversibili e morti precoci, se tutto continua come ora, nell'arco di quindici anni, è stato calcolato, saranno enormi e irreparabili.
Il guaio è che la malnutrizione cronica viene comunque sottovalutata proprio per mancanza di visibilità anche sui mezzi d'informazione di massa.
Invece, secondo "Saven the children" , è giunto il momento di smetterla di stare a guardare e piuttosto di fare.
Cambiare il paradigma -essi dicono molto chiaramente.
Il mondo non può più permettersi più di aspettare-aggiungono.
Il tono quasi imperativo del Rapporto scaturisce dalla consapevolezza che la lotta contro la malnutrizione da parte dei governi locali e della società civile nel suo insieme è stata davvero molto lenta negli ultimi vent'anni e sempre senza calcolare gli eventuali danni, anche economici(diciamo pure da conti della serva, calcoli elementari insomma), nel breve e sopratutto nel lungo periodo.
"Saven the children" ha calcolato, infatti, che con un tasso di progresso nel mondo contro la malnutrizione pari a meno dell'1% annuo, è certissimo che tra quindici anni il pianeta avrà 450 milioni di bambini affetti da malnutrizione cronica.
Quello che personalmente mi sconvolge è che, accanto alle informazioni che i "media" possono dare più o meno ampiamente, la scuola di ogni ordine e grado dovrebbe farsi carico d'informare e formare su codesti argomenti nella cosidetta ora di educazione civica.
E, purtroppo, non sempre lo fa. Ignara com'è divenuta oggi , a causa di una cultura incapace di porsi le "grandi" vere domande in merito all'avvenire dell'umanità.
Mentre dovrebbe proprio e anche con urgenza.
Certi valori "forti" è proprio lì, a scuola, che si apprende a farli propri.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
