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Pianeti attorno a stelle giovanissime

Creato il 10 dicembre 2014 da Sabrinamasiero
Rappresentazione artistica di un pianeta extrasolare. Crediti: ESO

Rappresentazione artistica di un pianeta extrasolare. Crediti: ESO

Ci sono istituti che nascono per ricerche specifiche. Questo e’ il caso dell’Institute for Pale Blue Dots, diretto dall’astronoma Lisa Kaltenegger della Cornell University (Ithaca, New York) che ha come obiettivo la ricerca di nuove Terre attorno a stelle diverse dal Sole.

La ricerca di una nuova Terra, quindi di un pianeta con caratteristiche simili al nostro pianeta dove trovare la vita (e anche qui per vita si intende quella simile alla nostra), e’ sicuramente uno degli obiettivi più affascinanti della ricerca astronomica degli ultimi vent’anni in particolar modo, cioè da quando si sono iniziati a trovare pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare.

Le ricerche si evolvono e si ampliano e la ricerca della direttrice dell’Institute For Pale Blue Dots (nome che ricorda il libro di Carl Sagan, dedicato al nostro pallido puntino blu) Lisa Kaltenegger e del ricercatore Ramses Ramirez, che lavora sempre per la Cornell University, si sono evolute e ampliate al caso di stelle molto giovani, con massa compresa tra una volta e mezzo e un decimo di quella solare, e che si trovino nella fase precedente a quella principale, ossia nella fase di pre-sequenza dove l’energia della stella non deriva dalle reazioni di fusione nucleare ma dalla sola forza gravitazionale).

Cosa hanno visto di così particolare? E’ emerso che la zona di abitabilità di una stella tende a collocarsi molto più lontano di quanto si pensasse. La zona di abitabilità e’ quella regione di spazio attorno ad una stella dove l’acqua si trova allo stato liquido, una delle condizioni importanti perché si possa formare vita simile alla nostra.

Al momento non si possono individuare pianeti abitabili di dimensioni terrestri che si trovino lontano dalla loro stella madre, per via della strumentazione non ancora adatta per questo tipo di esplorazione, ma lo saranno di sicuro i telescopi della prossima generazione. Sono pianeti più facili da individuare quando la zona abitabile e’ più distante. In questo modo, sarà più facile studiarli quando la stella attorno a cui orbitano è ancora molto giovane. Inoltre, poiché il periodo di pre-sequenza principale per le stelle più fredde è molto lungo (può durare anche 2,5 miliardi di anni), la vita potrebbe sbocciare su un pianeta già nelle primissime fasi evolutive della sua stella, magari per trasferirsi poi nel sottosuolo (o nei suoi mari), al diminuire della luminosità della stella madre.

Fonte Media INAF: Vademecum per cacciatori di eso-Terre – http://www.media.inaf.it/2014/12/05/vademecum-per-cacciatori-di-eso-terre/


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