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Pianeti nati isolati che fluttuano nello spazio

Creato il 06 settembre 2013 da Sabrinamasiero

pianeta immagine fantastica

Piccole nubi sferiche con basse temperature nello spazio hanno tutte le caratteristiche di formare nuovi pianeti privi della loro stella ospite. Nuove osservazioni fatte con i telescopi della Chalmers University of Technology mostrano che non tutti i pianeti fluttuanti liberamente nello spazio sono stati espulsi al di fuori di sistemi planetari esistenti. Possono anche essere nati liberi.

Ricerche precedenti hanno mostrato che potrebbero esserci fino a 200 miliardi di pianeti fluttuanti liberi nella nostra Galassia. Fino ad oggi i ricercatori hanno creduto che questi pianeti che non orbitano attorno ad una stella dovessero essere stati espulsi da sistemi planetari esistenti.

Nuove osservazioni di nubi oscure di piccole dimensioni fanno maturare una nuova possibilità, ossia che alcuni pianeti di questo tipo debbano essersi formati da soli.

Un team di ricercatori della Svezia e della Finlandia, hanno utilizzato più telescopi per osservare la Nebulosa Rosetta, un’enorme nube di gas e polvere a 4600 anni luce dalla Terra nella costellazione Monoceros, l’Unicorno.  In particolare, hanno raccolto osservazioni nelle onde radio con il telescopio di 20 metri dell’Onsala Space Observatory, Svezia, nelle onde sub-millimetriche con APEX in Cile, in luce infrarossa con il New Technology Telescope (NTT) preso l’Osservatorio di La Silla dell’ESO in Cile.

La Nebulosa Rosetta è la casa di oltre un centinaio di queste piccole nubi, noi le chiamiamo “globulette” ha affermato Gosta Gahm, astronomo presso l’Università di Stoccolma, autore principale del progetto.

“Sono molto piccole, ciascuna con un diametro inferiore a 50 volte la distanza tra Sole e Nettuno. In precedenza siamo stati in grado di stimare che la maggior parte di queste nubi hanno una massa planetaria, 13 volte inferiore rispetto alla massa di Giove. Ora abbiamo misure molto più affidabili di massa e di densità per un gran numero di questi oggetto, e abbiamo anche misurato con precisione la velocità con cui si muovono rispetto al loro ambiente” ha affermato Gahm.

“Abbiamo trovato che queste “globulette” sono molto dense e compatte, molte di loro hanno un nucleo denso, il che ci dice che molte collasseranno sotto il loro peso per formare dei pianeti privi di stelle. La più massiccia di queste “globulette”

 può formare le nane brune” ha affermato un membro del team, Carina Persson, astronomo presso la Chalmers University of Tecnhology.

Le nane brune sono qualche volta definite stelle mancanti, in quanto sono corpi la massa si trova a metà tra la stella e il pianeta.

Lo studio mostra che queste nubi si stanno muovendo verso l’esterno attraverso la Nebulosa Rosetta ad una velocità di circa 80 000 chilometri all’ora.

“Pensiamo che queste piccole nubi sferiche si siano staccate da degli alti pilastri di gas ricchi di polvere che erano stati scolpiti dall’intensa radiazione di stelle giovani.  Sono stati accelerati al di fuori della regione centrale della nebulosa grazie alla pressione delle stelle calde nel suo centro” ha spiegato Minja Makela, astronomo presso l’Università di Helsinki.

Secondo Gosta Gahm e il suo team, le nubi oscure e di piccole dimensioni vengono  buttate fuori dalla Nebulosa Rosetta. Nel corso della storia della nostra Galassia, innumerevoli milioni di nebulose con la Nebulosa Rosetta si sono sviluppate e poi svanite. In tutte queste nebulose numerose “globulette” devono essersi formate.

“Se queste piccole nubi sferiche formano pianeti e nane brune, allora i pianeti e le nane brune devono venir sparate fuori come proiettile nelle profondità della Via Lattea” ha affermato Gosta Gahm.

“Molti di loro possono essere la fonte significativa di pianeti liberi e fluttuanti che sono stati scoperti negli ultimi anni”.

Articolo: G. F. Gahm, C. M. Persson, M. M. Mäkelä, L. K. Haikala. Mass and motion of globulettes in the Rosette Nebula. Astronomy & Astrophysics, 2013; 555: A57 DOI: 10.1051/0004-6361/201321547

Fonte Scinece Daily: http://www.sciencedaily.com/releases/2013/08/130820083649.htm


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