Quel murale, pieno di banalità da seconda liceo, brutto come una cambiale e realizzato senza chiedere alcun permesso, era lì dal 2014. Se le cose devono essere comuni e condivise perché realizzare un murale mascherati da palombari, da autentici conigli vigliacchi, nascosti nella notte, con l'odio di tutti i cittadini, i residenti, le persone oneste e per bene? Che razza di senso comune è questo?
Quel murale era lì, nel punto pubblicitariamente più appetibile di Roma, a Porta Maggiore, snodo da decine di migliaia di vetture al giorno, e nessuno era stato in grado di scalfirne la maestosa strafottenza illegale. Non Ama, chiamata grazie ai tanti soldi versati da tutti a mantenere il decoro pubblico, non il proprietario del muro, presumibilmente le Ferrovie dello Stato. Era rimasto lì per mesi col suo sapore bolivariano, come in una città del Sudamerica di alcuni decenni fa (ma infinitamente più poraccio), solamente però di fronte ad uno dei monumenti più significativi della città. A comunicare a tutti i cittadini (ma soprattutto ai loro figli, a guardare dagli specchietti dal sedile di dietro) un messaggio non verbale devastante: in questa città se hai qualcosa da dire puoi fottertene di cosa pensano gli altri, puoi fottertene delle leggi, puoi scriverlo sui muri come si faceva nelle caverne centomila anni fa. E' qualcosa che non si ripete da nessuna altra parte del mondo evoluto.
La scorsa settimana, marzo 2016, ci aveva finalmente pensato Retake Roma che nel quadro dell'evento WakeUpRoma aveva ripulito tante piazze inclusa quella di Porta Maggiore. Ieri notte i vigliacchi di cui sopra si sono presentati mascherati, facendosi tante foto ma mai apparendo con i loro connotati, come i camorristi o i trafficanti, e hanno completamente ri-imbrattato la parete scrivendo la solita scempiaggine tipica della borghesìa da centro sociale col padre notaio e la mamma grande avvocato. La feccia, della feccia, della feccia.
Vorremmo vedere oggi, quando magari passeranno per andare a scuola, il volto dei tanti bambini che quel muro finalmente lo avevano pulito divertendosi e credendoci. In una mattinata dove per un istante le prepotenze hanno lasciato spazio alla legalità, unico denominatore comune (comune!) capace di far reggere una società. Una violenza profonda, subdola, spietata. E' la violenza della criminalità organizzata, del racket. La violenza che sa perfettamente che non sarà punita. E dunque codarda alla potenza ennesima, la violenza senza rischi, facile, paraculata, protetta, raccomandata. Si sono presentati con un rullo all'ora di cena, l'incrocio pieno di macchine, il passaggio continuo delle forze dell'ordine, mascherati da carogne e da pagliacci. Carogne, meschini e pagliacci anche sotto le maschere. Anzi forse "infami", come usano dire loro a tutti coloro che la pensano diversa: utilizzando senza rendersene neppure conto il peggiore dei frasari della mafia. Nessuno ha detto loro nulla. Nell'anno del Giubileo, nell'incrocio più importante della città, con l'allerta terroristica ai massimi, puoi camuffarti, prendere dei rulli e fare una scritta larga un ettaro senza che nessuno ti possa dire nulla. E' una roba umiliante per la quale in un paese normale si dimette il Ministro degli Interni. E, sempre in un paese normale, il giorno dopo si pulisce prontamente la sciocca provocazione.
Ma come ogni para-terrorismo che si rispetti, rigorosamente anonima arriva subito la rivendicazione. Appare sul profilo Facebook di un gruppo di violenti, stupidi, facinorosi impuniti mafiosetti di cui abbiamo già parlato in passato qui. Una delle tante costellazioni anonime di quella che è una autentica organizzazione camorristica che prospera a occupazioni, intimidazioni, macchina del fango per chi come noi - unici a mettere in cattiva luce questa brutta gente - racconta una storia differente. Gente che nel giugno dell'anno scorso con un'azione criminale in piena regola fatta di affissioni dovunque, mistificazione del logo ufficiale del Comune e occupazioni di spazi privati, aveva fatto il suo debutto in città. Ma leggiamo la rivendicazione.
CIÒ CHE È COMUNE NON SI CANCELLAAzione di re-commoning a Porta MaggioreIn questi giorni è tutto un cancellare. Da nord a sud le città, i loro stessi muri, tornano ad essere terreno di contesa tra opposte visioni del mondo e dello stare assieme. Se a Bologna Blu distrugge le sue opere in protesta con i tentativi di appropriazione della loro natura comune, denunciando con una mano di grigio il grigiore di amministratori ed affaristi rapaci, a Roma sembra di assistere alla versione capovolta e tragicomica di quel gesto potente e visionario. Sabato mattina dei volontari in pettorina, armati di spugnetta e rastrelli, danno luogo alla fiera del decoro e del rancore urbano che porta il nome di Retake Roma. Sponsorizzati, tra gli altri, dalla LUISS (l'università di confindustria, da tempo attenta ai nuovi modi di sfruttare a fini privatistici le iniziative che nascono dalla società), se ne sono andati in giro con gli addetti di AMA a pulire e rassettare. Gratis, come impone il mantra del lavoro gratuito in tempi di tagli ai servizi, sorridenti, perché convinti così facendo di contribuire ad una nobile iniziativa di partecipazione e riqualificazione, ma soprattutto alla cieca: a subire la loro furia antidegrado non sono infatti solo le distese di cicche per terra e le merde di cane, ma ogni sussulto di vita che la città è stata in grado di produrre sul suo stesso corpo, ogni segno lasciato sulla sua superficie da chi la abita, la attraversa e la ama.Dal 13 dicembre del 2014 campeggiava a Porta Maggiore una grande scritta in vernice bianca, “Né pubblico / né privato / Comune”. Quella scritta era uno di quei segni, lasciata al termine di un corteo che rivendicava, nelle bufere appena sollevatesi dello scandalo di Mafia Capitale, il diritto alla città come diritto a viverla e a costruirla assieme. Era un segno che ci diceva che mentre il pubblico complottava assieme al privato per svendere tutto ciò che appartiene a tutti, per privatizzare i servizi e nutrire le filiere della sua corruzione, c'era sul territorio di questa città, dispiegata dai corpi che la praticavano, un'altra idea di Roma. Un'idea semplice e bellissima, che nessuna spugnetta può cancellare, e che parla e parlerà ancora a lungo di una città solidale e ribelle, aperta a tutti coloro che hanno a cuore il bene della comunità ed il suo diritto a governarsi da sé, in barba ai politicanti di turno ed ai manager dagli orologi d'oro. Oggi quella scritta abbiamo deciso di rifarla, perché di fronte all'azione di retakers intenzionati – come dice il loro nome - a prendersi ciò che è nostro, per confinarlo nei recinti della valorizzazione urbana dei “murales legali” o per ridurlo nuovamente a superficie bianca ed asettica, noi continuiamo e continueremo a produrre comunemente una città che invece di scacciarci ci somigli. È un'azione di re-commoning, perchè questo al contrario loro è quello che facciamo: rendere di tutti, e visibile a tutti, quello che altri vogliono recintare e saccheggiare, per poter vivere in una città più bella e più libera. E dove la decisione su come debba essere, fin nei suoi muri e nelle sue strade, sia per l'appunto né pubblica né privata, ma comune.
Deliri e contraddizioni senza appello (qui il link diretto, ma inutile mettere commenti: decine e decine di cittadini indignati sono stati prontamente censurati da questi alfieri del bene comune e della libera espressione): in relazione a testi come questo un'autogestione al liceo nei paciosi anni Novanta era una roba da Antonio Gramsci. Si parla di spazi comuni, ma il 90% del discorso parla di proprietà, parla di robbba, parla di "ciò che è nostro" che altri non possono prendersi e non possono toccare. Neppure hanno riletto cosa hanno scritto evidentemente avendo la testa altrove: a dove fare l'aperitivo o a dove organizzare il week end. Spaventoso davvero il vuoto pneumatico qui neppure riempito dalla cieca ideologia, semplicemente il nulla. Rileggete più volte questa rivendicazione perché ci intravedrete dentro tante cose, non solo un vuoto cosmico, ma anche paura, ignoranza, idiozia, prepotenza, impunità, conservatorismo, prevaricazione, fascismo, reazione, generone, medioborghesia romanoide della peggiore specie. Appare evidente però soprattutto quale sia il portato di violenza (esplicita e latente) di chi pensa che la città sia comune, sia di tutti, ma solo di tutti coloro che "somigliano". La città è di tutti, se sono amici miei. Una mentalità che fa più danni, lo abbiamo detto mille volte, di Mafia Capitale.I volontari che, esausti da anni di degrado e di mafia - mafia nella quale queste nullità sguazzano da sempre - inscenano in realtà a loro detta una fiera del "rancore urbano". Osano ripristinare la dignità della città, ma soprattutto la legalità che chiaramente indica che sui muri non si scrive. Non si scrive per il semplice fatto che altrimenti chiunque potrebbe scriverci qualcosa visto che, a dispetto di quanto credono i nostri eroi, non sono loro a poter decidere chi può comunicare strumentalizzando la città come un post-it e chi no. "Quello che è comune non si cancella" dicono spiegandoci che sono loro a decidere cosa si può cancellare e cosa no. Vigilano al di sopra di tutto come fa la Ndrangheta in certi paesi dell'entroterra calabrese: se ti muovi nei limiti puoi fare, se superi i paletti loro intervengono, anonimi e incappucciati tra insulti, provocazioni e violenze. E mettono tutto apposto. La giustificazione è evidente: il murale era una reazione a Mafia Capitale. Ammettono così, dopo due anni, che questa è l'unica azione concreta fatta dalla ramificata pletora dei movimento contro la criminalità che strozza la città. La faccenda è scoppiata nel 2014, siamo nella primavera del 2016 e l'unica azione concreta di questa immondizia umana per reazione è una orripilante scritta su un muro. Basta. E lo ammettono loro stessi: se avessero imbastito qualche altra azione reale l'avrebbero rivendicata nel comunicato. In realtà il cancro di illegalità e idiozia che rappresentano, con le varie metastasi fatte di spazi occupati e aree sottratte alla legge è il brodo entro cui il plancton mafioso germina, cresce e si sviluppa. Senza il bubbone di caos rappresentato da questi signori molto più difficile sarebbe l'attecchimento di mafie e speculazioni. Ciò che 2000 volontari in una giornata di impegno civile avevano realizzato è stato mortificato e vanificato in pochi minuti da un gruppetto di 10 persone. Questa è davvero la avvilente metafora dell'Italia. Hanno provato a fermare la manifestazione sabato, come vi abbiamo raccontato, ma non essendoci riusciti sono tornati come rubbagalline, mascherati, di notte, come sorci di fogna, come cani rabbiosi alla ricerca di una piasciatina territoriale. Nella città che ha fatto penare per due anni William Kentridge, uno dei più giganteschi artisti del mondo che ora finalmente sta realizzando il suo murale al Lungotevere, puoi fare tutto questo senza conseguenze, senza interruzioni, senza rischiare nulla. Mascherato.In una città normale, specie in campagna elettorale, una azione come questa fa venire giù il mondo. Con la politica costretta a schierarsi nettamente, con le squadre dell'Ama pronte a ripulire laddove i prepotenti e i violenti hanno sporcato e con la Questura che dopo questo ennesimo atto di intimidazione e di violenza decide finalmente di non concedere più l'autorizzazione per la manifestazione del prossimo sabato. Questi individui sabato prossimo faranno il loro corteo in un'altra piazza ripulita da Retake sabato scorso: Piazza Vittorio. Abbiamo idea di cosa potranno combinare? Vogliamo intervenire solo a valle sul latte versato?Gli intenti squadristi sono chiarissimi da giorni: questa manifestazione si sta preparando all'insegna di atti provocatori, violenze, intimidazioni. La città si sta coprendo di abusi. Scuole, muri comuni (appunto!), mezzi pubblici sono imbrattati da scritte e manifesti illegali. Su web appaiono rivendicazioni vergate con lo stesso stile della criminalità organizzata. Squadracce di inquietanti fuorilegge girano per la città mascherate e fanno il loro comodo. Comprendiamo cosa significhi far intendere a questa nuova forma di nazifascismo che è padrone della città, che può fare tutto quel che vuole senza conseguenze? Dove è la Questura in tutto questo? Dove è il Prefetto? Tutti sono in attesa che questa forma di violenza si tramuti in qualcosa di più plateale come negli anni Settanta prima di intervenire con risolutezza? Non si capisce che lasciando un dito a questa melma umana si rischia di perdere il braccio? Sono andati in piazza a manifestare a volto coperto contro un gruppo di volontari e bambini che aveva ripulito un'area della città santo iddio, ma che altro di crudele, spietato e assurdo devono fare per essere fermati?
Davvero la strategia delle Forze dell'Ordine è un lasciar fare sperando che questo permetta ai facinorosi di sfogarsi sui muri evitando violenze maggiori sulle persone? E' una strategia fallimentare. Il risultato è una città meschina, dove le persone normali e per bene non riescono più a vivere e si mobilitano, vedi Retake, chiedendo rispetto. Questo fa montare la rabbia nei prepotenti e nei violenti (che nel frattempo sono sempre meno, ma sempre più cattivi) con situazioni già oggi al limite. Gente a volto coperto per strada, gente che interrompe manifestazioni altrui. Lo scontro fisico è dietro l'angolo e il crescendo di violenze è percepibile. Non si capisce perché non lo si voglia fermare.Dice: ma non avete in quella disgraziata città una stampa che si occupa di fare opinione su questa feccia? Ebbene sì che ce l'abbiamo, ma abbiamo una stampa che fa opinione a favore di questi farabutti. Questi individui si comportano da banditi, parlano come mafiosi, si atteggiano a fascisti e a prepotenti Banda della Magliana style, ma in realtà si tratta di borghesi, reazionari, figli di papà con la macchina nuova e di ritorno giusto domenica scorsa dalla settimana bianca. I giornali, specie il giornale che più di ogni altro fa opinione in città, Repubblica, è sotto sotto in piena sintonia culturale e intellettualecon loro. L'articolo che è uscito ieri sera dopo questa azione dimostrativa in stile camorristico, è emblematico. Ve lo riportiamo qui sopra. Ovviamente sullo scacchiere squallido degli opinion leader Repubblica è stata l'unica, ovviamente a favore dell'azione illegale. Per il resto il silenzio. Compreso quello, assordante, dei candidati sindaco. Troppo impegnati a proporre idiozie frutto di impreparazione e sciatteria: ieri abbiamo smontato pezzo pezzo alcuni "progetti" di Raggi e Giachetti, mentre lo facevamo - a riprova di una campagna elettorale di livello mortificante - Marchini prometteva che in caso di vittoria i Fori Imperiali sarebbero tornati l'autostrada di auto private e incidenti mortali che erano prima. Ma questo non merita neppure commento.