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Piano Bar con Stefano Busà

Da Discoteche Versilia @discoversilia

Il piano bar della Versilia è alla Capannina di Forte dei Marmi.

Tutte le sere in cui la Capannina è aperta, eventi speciali la Domenica e i Martedì di Agosto.

Riserva adesso la tua cena spettacolo e il tuo tavolo “piano bar”:

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Luca, questo blog e i contatti appena presentati sono a tua disposizione per ogni sorta di informazione e prenotazione; affiancando e non sostituendo il sito ufficiale, la direzione, l’ufficio stampa e i profili La Capannina sui social network.

Piano bar in Capannina con Stefano Busà.

piano bar capannina

Stefano Busà

Stefano Busà ha iniziato gli studi classici di pianoforte all’età di dieci anni; a quattordici ha formato il suo primo gruppo musicale con il quale si esibiva nei locali di provincia con repertorio folk, pop, leggero, e proponendo le sue prime composizioni. Successivamente ha sciolto il gruppo per entrare nella giá affermata orchestra toscana “Linea Blu”.

Qualche anno dopo ha iniziato l’insegnamento del pianoforte classico e tastiere nella scuola privata “Il Pentagramma” di Pistoia. Sempre in questo periodo inizia una collaborazione con lo studio di registrazione “Synth Studio Tape” di Pieve a Nievole –PT-, in qualitá di tecnico, arrangiatore e compositore, e proprio da qui nascono i primi prodotti discografici: alcuni singoli di Dance e Leggera per cantanti locali e 3 LP di sonorizzazione per la RAI, (“CHARM” ed. Regno Unito, “NIGHTPIECE” ed. Fonit Cetra e “SYNTHESIS” ed. Allione). Da allora varie case editrici nazionali gli hanno stampato e distribuito oltre 150 brani di musica da ballo e pianobar.

Dopo essersi diplomato alle scuole superiori come Perito in Elettronica Industriale , si iscrive all’Ateneo di Bologna nel corso di laurea D.A.M.S. (Discipline di Arte, Musica e Spettacolo) e contemporaneamente inizia l’attivitá di pianista nei migliori hotel di Montecatini Terme (Grand Hotel BELLAVISTA, Hotel TAMERICI etc.) esibendosi in repertorio classico e anni ’30,’40,’50,’60.

Appena finito il servizio di leva riprende l’attivitá di pianista cantante (che tuttora svolge) sia per eventi, convention e party privati, e sia nei più noti locali nazionali ed esteri, tra cui: VILLA KASAR di Firenze, il CAFFE’ PASZKOWSKI di Firenze, il CIUCHEBA CLUB di Castiglioncello, la BUSSOLA di Focette, il CAFFE’ NEW YORK di Viareggio, il ROUGE ET NOIRE di Lazise sul Garda, il THAZAMORE di Padova, la CAPANNINA di Franceschi a Forte dei Marmi, il PALACE HOTEL di St Moritz, il DOLCE LONDON di Londra e molti altri ancora.

Oltre all’attivitá di pianobar e composizione ha partecipato a varie trasmissioni radiofoniche e televisive (Radio Veronica, Rete A, Italia 7, Toscana Tv, Canale 10), e nell’estate del ’94 è stato invitato come ospite musicale per 12 puntate a UNOMATTINA ESTATE, condotta da Maria Teresa Ruta e Amedeo Goria e trasmessa da RAI UNO.

Nel 1990 fonda lo studio di registrazione Geko Studios, dove produce vari cd per artisti locali, e dove realizza le sue composizioni musicali.

Tutte queste attivitá hanno portato Stefano Busà ad un alto livello di popolaritá che é stata sempre premiata con ottimi piazzamenti nel concorso dello spettacolo toscano indetto dal settimanale Tascabile Tv (Terzo posto nel ’93, settimo nel ’94, secondo nel ’95) fino a vincere per due volte consecutive (1996 e 1997) il Primo Posto Assoluto del “Premio PEGASO Artisti di Pianobar”.

Negli anni ’94, ’97, ’98 ha partecipato agli stage e alle finali nazionali dell’ Accademia della Canzone di Sanremo.

Saltuariamente collabora con il famoso compositore fiorentino BEPPE DATI (autore di Raf, Vallesi, Masini, Canino etc.) con il quale ho scritto la canzone “CRESCERAI” interpretata da Alessandro Canino al 44° FESTIVAL DI SANREMO.

Inoltre collabora con il giovane produttore Luigi Baiona alla progettazione del primo album europeo della già affermata artista malese Ning Baizura.

Nel 2009 è uscito il libro “Mille cuori e una Capannina” della scrittrice Loretta Grazzini, dove si parla della sua attività artistica al pianobar della Capannina di Franceschi dal 1995 ad oggi.

Foto Piano Bar Capannina.

Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà
Piano Bar con Stefano Busà

Piano Bar

Da wikipedia l’enciclopedia libera.

Il termine “piano bar” infatti non inquadra in maniera completa la categoria di musicisti e cantanti che svolgono questa attività. La locuzione “piano bar”, di origine americana, si è andata affermando in Italia negli ultimi 20-30 anni.

La figura del cantante-musicista che intrattiene con tastiera e microfono i frequentatori di locali pubblici o feste private viene considerata moderna; in realtà si tratta di un’attività tra le più antiche del mondo. L’intrattenimento musicale era già diffuso in Cina e in India (III millennio a.C.), nell’ Egitto dei Faraoni, nell’antica Grecia e nella Roma dei Cesari. Anzi, nell’antichità e fino a tempi più vicini ai nostri (XVI – XVII secolo) era molto più sviluppato e vario di adesso. Vittorie in guerre e battaglie, commemorazioni e trionfi, oblazioni sacrificali e offerte agli dei, cerimonie propiziatorie, votive o di ringraziamento, lutti, raccolti agricoli e vendemmie, nascite, matrimoni e incoronazioni di regnanti. Ogni occasione era buona per feste, libagioni, banchetti, che si protraevano per giorni e settimane, a volte mesi. Feste memorabili durante le quali si esibivano cantori e musici, danzatrici e poeti, aedi e saltimbanchi, prestigiatori e giullari, acrobati e lottatori. E più le feste erano importanti più i partecipanti erano numerosi – fino alle decine e alle centinaia di migliaia di persone delle leggendarie feste della Roma imperiale – con un coinvolgimento ad libidum e totale del popolo.

Il prototipo moderno del cantante musicista di piano bar può esser considerato a pieno titolo il famoso e tenero Sam del film Casablanca: “Suonala ancora, Sam” (As time goes by). Ma oggigiorno il solo pianoforte acustico, in genere un mezza coda, è piuttosto in disuso e rimane ormai relegato ai soli night club d’impostazione classica o a far bella mostra di sé nei saloni di locali più o meno pretenziosi. Come pure è praticamente scomparsa la figura della cantante-entreneuse. È stato il massiccio diffondersi delle tastiere elettroniche polifoniche (inizi anni ’80), a sancire il declino del classico pianista. Queste tastiere tuttofare appositamente studiate per gli intrattenitori musicali sono in grado di offrire al musicista stili arrangiativi già pronti e completi dei vari strumenti (batteria, basso, chitarre, percussioni, tappeti vari). Sono stili ben fatti, modificabili nella velocità e nella tonalità, con banchi di centinaia di suoni sintetici o campionati (compresi vari suoni di piano) richiamabili all’istante. È ovvio quindi che il sound offerto è decisamente più vario rispetto a quello che può venire da un solo pianoforte e relativo esecutore per quanto virtuoso. Ma i pianisti, pur non rinnegando il loro strumento, si sono prontamente aggiornati ponendo sul pianoforte una o più di queste tastiere.

Alla fine degli anni Ottanta, con l’ apparizione dei primi midi-files (basi musicali) dapprima gestibili da floppy disk e successivamente archiviabili e organizzabili a migliaia direttamente nell’hard disk dello strumento, si è assistito ad un fenomeno singolare presentatosi per la prima volta nella storia della musica dal vivo. Far suonare dispositivi sempre più sofisticati e complessi comportava per alcuni musicisti non indifferenti problemi. Cambiare al volo da uno stile all’altro, modificare la velocità di un brano, inserire un fill di batteria, sostituire un sax con un flauto, poteva indurre molti esecutori (specie se impegnati pure a cantare) ad inesattezze e incongruenze più o meno evidenti nel corso di un’esecuzione. Ed ecco allora giungere provvidenziali le basi ad alleggerire il lavoro del povero intrattenitore. Messo in “mute” il volume della tastiera relativo ai preset arrangiativi, il musicista fa partire la base e con pochi interventi di rifinitura può disimpegnarsi e concentrarsi meglio nel canto. Volendo è possibile silenziare completamente tutti i tasti lasciando volume solo sulla base. Le mani del musicista però per un “dovere d’immagine” devono continuare ad andare avanti e indietro sulla tastiera come se stessero davvero suonando. Questo escamotage purtroppo ha fatto sì che taluni personaggi si siano improvvisati cantanti di piano bar senza la minima cognizione musicale, né canora, togliendo buona parte del lavoro ai veri musicisti. Tra l’altro questi intraprendenti individui, in generale di mediocre levatura, propongono repertori striminziti e di discutibile qualità. Ovviamente questo non accade in locali specificamente concepiti per serie esibizioni artistiche come pub, circoli culturali, caffè chantant, bistrot, auditorium, ecc. dove la musica è protagonista e spesso a buoni-ottimi livelli qualitativi. Effettivamente in queste ultime situazioni più che di intrattenimento si può cominciare a parlare di vero e proprio concerto.

Il boom degli ultimi venti/venticinque anni della musica dal vivo ha riguardato soprattutto ristoranti, balere, grandi bar e qualche sala da the. Nuove stigliature, ampliamento licenze, spostamenti, acquisto di locali adiacenti, allestimenti di giardini o terrazzi. Utilizzo (anche abusivo) di porzioni di marciapiedi o di spiagge, ripulitura di cantine. È stata una corsa, per molti ristoranti e bar, ad approntare spazi appositi per ospitare musica da offrire alla clientela. Nei casi più organizzati si è creato un palco con relativa pista da ballo. Per alcuni di questi locali si è presentato l’ulteriore non trascurabile problema del fastidio ai vicini. Con altra corsa all’isolamento acustico per altro costoso e quasi sempre mal realizzato.

Non esiste solo l’intrattenimento musicale consueto con la tastiera (o pianoforte). Ai livelli più raffinati o originali l’intrattenimento musicale viene offerto con strumenti acustici quali ad esempio l’arpa, l’oboe, il sitar, la chitarra flamenca, il bouzuki, in genere suonati da artisti solisti, qualche rara volta accompagnati dal canto. Naturalmente anche il genere è diverso e può spaziare dall’etno-folk più esotico, al medioevale, al classico cameristico.

Normalmente il musicista di piano bar è singolo. Sono comunque molto diffuse formazioni a due, di formula estremamente variabile: dal comunissimo tradizionale duo, tastierista uomo e cantante donna, ai due tastieristi, al chitarrista e tastierista, o tastierista e fisarmonicista, ecc. Meno frequenti i terzetti e quartetti, generalmente più richiesti e giustificati in situazioni ballerecce.

La serata musicale ordinaria sviluppa generalmente sempre allo stesso modo. Si parte con brani molto soft a un volume contenuto passando gradualmente a qualcosa di più vario e vivace fino – quando richiesti – ai brani ballabili più in voga in quel momento: balli di gruppo, liscio, musica latino americana, dance, salsa & merengue (anche se quest’ultimo genere va considerato a sé stante in quanto ballato dagli appassionati in specifiche balere). Con l’eccezione di cantanti chitarristi specializzati in repertori folk ad uso turistico (richiesti in genere in locali caratteristici), i musicisti cantanti di piano bar necessitano di un certo volume sonoro e quindi hanno bisogno di amplificare le loro performance. Vediamo qual è la strumentazione necessaria. Del tipo di tastiera abbiamo detto; in commercio ce ne sono davvero un’infinità di marche e modelli, per tutte le tasche ed esigenze. Si tratta di strumenti estremamente poliedrici e versatili, e assicurano ottime prestazioni fornendo buoni suoni e arrangiamenti ampliabili e personalizzabili dal musicista. La chitarra può essere acustica-amplificata o elettrica e quindi amplificabile direttamente con magneti o pick-up. Imicrofoni per la voce (anche se si è soli meglio sempre averne un altro di scorta o per eventuali ospiti-cantanti) devono essere del tipo dinamico cardioide, con o senza filo.

Per coprire tutte le situazioni possibili possono bastare un paio di casse eroganti complessivamente 500 watt effettivi (RMS) di potenza, rinforzate (nei casi in cui si balla in grandi locali) nelle basse frequenze da un sub-woofer di analoga potenza. Le casse acustiche possono essere attive (amplificatori incorporati) o passive (da pilotare con finali di potenza esterni). Ai fini di una buona resa musicale ma soprattutto canora è consigliabile anche un piccolo monitor-spia rivolto verso gli esecutori. Circa il livello sonoro a cui suonare non esiste un volume ottimale prefissabile: è determinato dal tipo di locale, dal tipo di festa e ovviamente dal tipo di clientela. Per due persone che suonano e cantano è sufficiente un mixer di 8 canali microfonici più 4-6 stereo. Sarebbe meglio se il mixer disponesse di un piccolo equalizzatore per poter adattare il suono prodotto alle mutevoli caratteristiche di risposta ambientale. I mixer hanno quasi sempre un multieffetto integrato, generalmente utilizzabile per la voce, ma è comunque possibile collegarne altri esterni.


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