![Piano paesaggistico. Si chiederà l’annullamento alla Corte di Giustizia Europea Piano_paesaggistico_provincia_Agrigento_Menfi](http://m2.paperblog.com/i/254/2545906/piano-paesaggistico-si-chiedera-lannullamento-L-2VnuJX.jpeg)
Lo hanno deciso gli ordini professionali, che da sempre lo contestano, nel corso di una riunione congiunta svoltasi sabato mattina.
«L’iter di approvazione è stato viziato da alcuni errori procedurali».
Piano paesaggistico, gli ordini professionali vogliono rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea per chiedere l’annullamento del documento urbanistico.
E’ questa la decisione presa sabato mattina durante una riunione congiunta dei rappresentanti degli Ordini e dei Collegi di agronomi, architetti, geologi, geometri, periti agrari e agrotecnici e ingegneri della provincia di Agrigento finalizzata ad organizzare la protesta contro il contestato testo, divenuto operativo nei mesi scorsi trovando fin da subito la contrarietà da parte dei professionisti e anche delle Amministrazioni pubbliche.
Se in un primo momento si era valutata la possibilità di misure di protesta più dirette (si era parlato ad esempio di occupare i locali dell’Assessorato ai Beni culturali), alla fine si è scelto di valutare un altrettanto clamorosa “strada”.
Nello specifico gli Ordini sono convinti da tempo che l’iter di approvazione del Piano Paesaggistico sia stato viziato da alcuni errori procedurali. In particolare, sostengono, il testo avrebbe dovuto ottenere da parte della stessa Regione la certificazione Vas, la Valutazione ambientale strategica che avrebbe consentito, secondo i professionisti, di riuscire a “calibrare” la tutela ambientale e paesaggistica con le necessità di sviluppo del territorio già in parte concretizzate. Non solo, fanno presente dagli Ordini, ma in quasi tutte le regioni d’Italia il rilascio della valutazione è preliminare all’applicazione del piano, tranne in Sicilia, dove nessuna Soprintendenza ha agito in tal senso.
Non solo, ma secondo gli Ordini in fase di realizzazione non sarebbe stato rispettato nemmeno lo stesso articolo 143 del cosiddetto decreto “Urbani”, il Codice dei beni culturali, che norma proprio il Piano Paesaggistico. Anche in questo caso la contestazione riguarderebbe la compatibilità tra la tutela paesaggistica e lo sviluppo. Contestazioni potrebbero essere mosse, sempre secondo gli Ordini, anche rispetto al mancato rispetto dell’articolo 144 e 145 dello stesso ddl, che riguardano il coordinamento del piano con altri strumenti di pianificazione e soprattutto la garanzia della “concertazione istituzionale, la partecipazione dei soggetti interessati e delle associazioni costituite per la tutela degli interessi diffusi” in fase di realizzazione dello strumento urbanistico. Il ricorso alle vie legali, comunque, non è un’iniziativa isolata: se il Comune di Menfi ha ottenuto la sospensiva del piano, il Municipio di Ribera ha nominato un legale per presentare un ricorso contro il decreto Arta sempre contestando violazioni all’articolo 143.
“Nei prossimi giorni – spiega il presidente dell’Ordine degli Architetti Massimo Trapani – incontreremo i tecnici, come il professor Giuseppe Trombino, per redigere un documento che poi affideremo ai legali. Di certo, qualora le nostre tesi fossero confermate, le eventuali conseguenze saranno diverse, perché non dobbiamo dimenticare che l’Unione Europea ha finanziato con un milione e trecentomila euro la realizzazione del Piano particolareggiato. Se il documento alla fine dovesse rivelarsi non applicabile – conclude Trapani – che succederebbe?”.
Il costituendo ricorso, va detto, è comunque solo la fine di un percorso abbastanza lungo nel corso del quale Amministrazioni pubbliche e Ordini professionali hanno tentato più volte di ottenere chiarimenti da parte della Regione rispetto alle procedure e soprattutto di ottenere lo “stop” dell’applicazione del Piano. Il dialogo, però, è sempre stato tra “sordi”, dato che ognuno dei due “fronti” è sempre rimasto radicalmente ancorato alle proprie posizioni.
“Stiamo ancora attendendo risposta alla lettera inviata al governatore Crocetta – aggiunge Trapani – nella quale contestavamo la scelta della Soprintendenza di Agrigento di non consentire la concertazione con noi, diversamente da quanto si faceva nel resto dell’Isola”.
Gioacchino Schicchi de La Sicilia